1. I CONTRADAIOLI DI SIENA HANNO RILEVATO CHE IN TUTTA L’AUDIZIONE DEL PALLIDO GRILLI, CHE HA LETTO BENISSIMO IL TESTO DI DRAGHI, IL NOME DI MONTI È STATO QUASI DIMENTICATO E NESSUN CENNO È SALTATO FUORI SU UN PROFESSORE BOCCONIANO, PIERLUIGI FABRIZI, CHE AI TEMPI DELLA PORCATA SANTANDER ERA PRESIDENTE DI MONTEPASCHI 2. SI SCRIVE SAIPEM, SI LEGGE ‘’SAPERLO PRIMA’’: LA LUNGIMIRANZA DEL FONDO AMERICANO FIDELITY CHE VENDE TITOLI PER 300 MILIONI DI EURO POCHE ORE PRIMA DEL BOTTO 3. IL COMPAGNO-BANCHIERE CHIAMPARINO NON SOLO SI È MESSO IN CONTROTENDENZA RISPETTO A CHI VORREBBE LIQUIDARE LE FONDAZIONI, MA È SALITO AL PRIMO POSTO NELLA CLASSIFICA DEL CINISMO, LA QUALITÀ PREVALENTE TRA GLI GNOMI DELLA FINANZA 4. A BERNABÈ NON DISPIACEREBBE AFFATTO DIVENTARE IL FUTURO "MINISTRO PER IL DIGITALE

1- SI SCRIVE SAIPEM, SI LEGGE SAPERLO PRIMA
Questa mattina intorno alle 10 i vetri del palazzo di San Donato Milanese dove si trova il quartier generale della Saipem hanno tremato.
La scossa più forte è avvenuta intorno alle 10 quando il titolo della società dell'Eni (40%), costituita nel 1956 per realizzare impianti petroliferi in tutto il mondo, è stato sospeso per eccesso di ribasso dopo aver toccato un picco negativo di oltre il 35%.

Era dai tempi dello scandalo Enimont che un'azienda del Gruppo guidato da Paoletto Scaroni non subiva un terremoto di queste dimensioni. I segnali erano arrivati già ieri quando Bank of America aveva collocato sul mercato circa 10 milioni di azioni (per un valore di 300 milioni di euro, pari al 2,3% della società) in mano al fondo americano Fidelity. A stretto giro, e nel disinteresse della Consob, è arrivato ieri sera il comunicato in cui Saipem indicava previsioni per il 2013 inferiori di circa l'80% rispetto al risultato operativo dell'anno scorso.

Ad aggravare il crollo sono arrivati uno dietro l'altro i giudizi negativi di Merrill Lynch, Morgan Stanley, Deutsche Bank e di altre realtà come Mediobanca e Banca Akros.
Gli analisti e gli operatori sono rimasti spiazzati quando oltre a questo scenario deludente hanno letto tra le righe dello stesso comunicato che le previsioni hanno tratto origine da "un approccio più conservativo assunto dal nuovo management".
Dietro questa formula anche il più imberbe tra i trader con le bretelle che lavora dietro i monitor della Borsa, ha sentito puzza di bruciato.

Nessuno però si aspettava lo scossone di oggi che è arrivato fino ai piani alti del palazzo di vetro dell'Eni che affaccia sul laghetto dell'Eur. Fino a ieri Saipem è stata considerata un gioiello tecnologico, una vacca grassa con oltre 35mila dipendenti che ha sempre dato grandi soddisfazioni alla capogruppo di Paoletto Scaroni.

Poi come una bomba è scoppiato il caso Algeria con l'accusa di corruzione che la Procura di Milano dopo due anni ha inviato nei confronti dell'ex-amministratore delegato Pietro Franco Talì, un ingegnere sardo di 63 anni che dal '93 è entrato in Saipem scalando i gradini che lo hanno portato al vertice dell'Agip Petroli e di Saipem. Secondo i magistrati milanesi Saipem ,che si era aggiudicata nel 2009 un contratto da circa 600 milioni di dollari con l'algerina Sonatrach, avrebbe distribuito tangenti, ville e appartamenti ad Algeri pur di aggiudicarsi la gara.

Adesso la poltrona di Talì è occupata da un altro ingegnere, Umberto Vergine, che si è laureato al Politecnico di Milano e ha iniziato la sua carriera all'Eni nel 1984.

Se non scoppieranno altri scandali, la fuga dei fondi esteri, che sono tra i principali azionisti di Saipem, potrebbe arrestarsi. Resta il fatto che al di là del crollo in Borsa un'altra delle pochissime eccellenze industriali ha subito un danno che oltre a pesare sui bilanci compromette l'immagine di un'azienda leader italiana all'estero.


2- PIERLUIGI FABRIZI CHI?

I contradaioli di Siena si sono molto divertiti quando ieri pomeriggio hanno ascoltato il lungo dibattito parlamentare sulle vicende di MontePaschi.
Attaccati alle radioline si sono incazzati parecchio quando Giulietto Tremonti con l'impudenza che lo distingue rispetto al resto dell'universo, ha preso di petto la Banca d'Italia. Per i contradaioli è il classico esempio di una vendetta postuma nei confronti di quel Draghi che lui considera l'obiettivo più eccellente da abbattere.

La polemica di Giulietto, che come ministro del Tesoro è stato anche lui "in sonno" rispetto a ciò che avveniva nella banca di Peppiniello Mussari, è apparsa troppo astiosa e personale per essere credibile.

Ai contradaioli non è invece dispiaciuta la difesa del pallido Vittorio Grilli che con la testimonianza di ieri ha riguadagnato qualche punto nella credibilità scossa dalle vicende personali e dalle incaute telefonate con quell'altro banchiere di relazione che si chiama Massimo Ponzellini.

Nei bar della piazza del Campo c'è chi giura che durante l'incontro di Milano, svelato da Dagospia, tra il presidente della BCE e il pallido ministro è stato stipulato una sorta di patto che potrebbe portare il ministro su una delle tante poltrone che appartengono al circuito finanziario di stampo anglosassone dove Draghi si muove con la destrezza di un grande protagonista.

I contradaioli si sono sganasciati dalle risate quando il pallido Grilli ha detto che il suo incontro milanese con il presidente della BCE faceva parte di una semplice routine. Questa è una versione per i bambini che frequentano gli asili di Siena e di Francoforte perché il blitz di Draghi a Milano ha tradito la reciproca preoccupazione di presentarsi davanti al Parlamento in disarmonia rispetto al tema caldo della Vigilanza sul "groviglio armonioso" orchestrato quando Draghi era a via Nazionale..

I contradaioli di Siena hanno anche rilevato che in tutta l'audizione del pallido Grilli il nome di Monti è stato quasi dimenticato e nessun cenno è saltato fuori su un professore bocconiano, Pierluigi Fabrizi, che ai tempi della porcata Santander era presidente di MontePaschi. Non a caso in una sala di Rocca Salimbeni, dove alle pareti si trovano i 44 stemmi dei 44 presidenti che hanno governato la banca, si trova anche quello del professore bocconiano disegnato - come ha rivelato il "Sole 24 Ore" nell'agosto dell'anno scorso - con un elmo a visiera chiusa e una cometa bianca in campo azzurro.

I contradaioli conoscono i 44 stemmi, ma mentre dubitano che alle pareti saranno attaccati anche gli scudi di Peppiniello Mussari e di Alessandro Profumo, si chiedono quale ruolo abbia avuto il professor Fabrizi che è rimasto in carica dal '98 al 2006. Finora nessuno si è preoccupato di lui e a Siena lo ricordano soprattutto per la sua passione sportiva che lo ha portato a diventare anche presidente della squadra di calcio locale.

Adesso il 65enne docente della Bocconi, la madre di tutti i sapientoni, si e' tuffato nell'insegnamento accademico, ma c'è chi pensa che prima o poi sarà chiamato a raccontare la sua versione sulla porcata Santander nella quale ha vissuto in prima persona i preliminari.


3- IL CINISMO DEL COMPAGNO BANCHIERE CHIAMPARINO
Le vicende di MontePaschi hanno fatto riesplodere il dibattito sulle Fondazioni bancarie.
A sparare contro questi enti politicizzati sono in prima linea economisti come Tito Boeri, Alessandro Penati e per ultimo, sul "Corriere della Sera" di oggi, Salvatore Bragantini, l'ex-commissario della Consob che sulla materia si rivela meno timido di quanto sia apparso nel dibattito televisivo da Gad Lerner sul libro di Geronzi-Mucchetti "Profitterol".

In assoluta controtendenza rispetto a questo fuoco incrociato, si è schierato domenica scorsa l'ex-sindaco di Torino e amico di Marpionne, Sergio Chiamparino. Durante una cerimonia al Teatro Regio in cui si celebravano i 450 anni della Fondazione San Paolo, l'ex-politico del Pd ha spezzato una lancia nei confronti delle Fondazioni che non solo devono essere sostenute, ma devono cercare di allargare "il bacino delle risorse utilizzabili attraverso il fundraising".

Per la massa degli analfabeti che ogni giorno smanetta su questo sito disgraziato, il "fundraising" è la ricerca di fondi al di fuori dei canali tradizionali che finora ha alimentato i bilanci delle Fondazioni. Con una disinvoltura stupefacente, il Chiamparino diventato ormai banchiere, ha detto che bisogna attivare il "fundraising" raccattando quattrini attraverso le donazioni dei cittadini.

Secondo i dati ripresi dal quotidiano "La Stampa" in Italia esiste un istituto delle donazioni che ha calcolato in 105 miliardi il valore dei patrimoni disponibili da oggi al 2020 per lasciti appartenenti a 340mila famiglie italiane. Nessuno riesce a spiegare come sia stato fatto questo calcolo, ma il disinvolto Chiamparino è partito da questo tesoro potenziale per invitare i cittadini e le famiglie a lasciare i loro beni alle Fondazioni.

L'ex-sindaco non ha avuto il coraggio di citare la Fondazione più discussa d'Italia che a Siena si è dissanguata per sostenere le manovre di Peppiniello Mussari e dei politici locali. Il bon ton torinese è però venuto meno quando Chiamparino ha detto che in tante famiglie dove magari ci sono figli disabili non si sa dove allocare i piccoli patrimoni e le nude proprietà.

Con un'affermazione di questo genere il buon Chiamparino non solo si è messo in controtendenza rispetto a chi vorrebbe liquidare le Fondazioni, ma è salito al primo posto nella classifica del cinismo, la qualità prevalente tra gli gnomi della finanza.


4- A BERNABÈ NON DISPIACEREBBE AFFATTO DIVENTARE "MINISTRO PER IL DIGITALE
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Franchino Bernabè è tornato da un summit sulle telecomunicazioni che si è svolto a Santiago del Cile con l'aria piuttosto dimessa.

Anche lui come tanti altri manager pubblici non riesce a capire quale sarà il suo destino. Con piccoli movimenti al vertice di Telecom sta preparando l'azienda ad affrontare il tema dello scorporo della Rete. In questo senso vanno interpretate le nomine di due manager Pietro Labriola e Stefano Ciurli che avranno il compito di attrezzarsi qualora il prossimo governo decida finalmente di avviare lo scorporo con i soldi della Cassa Depositi e Prestiti.

In questa attesa Franchino si è convinto della necessità che comunque la materia delle telecomunicazioni e la tanto sbandierata Agenda Digitale (alla quale Monti ha dedicato nel suo "manifesto" soltanto 11 righe) abbiano bisogno di essere cavalcate da un governo che scelga un ministro ad hoc.

È la stessa tesi sostenuta la settimana scorsa da Franchino durante la presentazione di un Libro Bianco su internet, e dai partecipanti al convegno "Alleanza per internet" organizzato dall'ex-Garante della privacy Franco Pizzetti e dall'imprenditore romano Alberto Tripi.
Se poi questo "ministro per il digitale" fosse un manager di Vipiteno a Franchino non dispiacerebbe affatto".

 

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