rating tria conte agenzia moody standard poor

IL (DEBITO) ITALIANO AGLI ITALIANI - LA NOVITÀ NEL SETTORE DEI TITOLI DI STATO SONO I ''CIR'', STRUMENTO PROGETTATO DAL GOVERNO PER RIPORTARE IL RISPARMIO DEGLI ITALIANI, IN MISURA MAGGIORE, SUI TITOLI GOVERNATIVI, E USARE GLI INCASSI PER RILANCIARE IL SETTORE DELLE INFRASTRUTTURE. IL ''SOLE'' ANTICIPA COME SARANNO CONGEGNATI: I RENDIMENTI NON SARANNO TASSATI E CI SARÀ UNA DEDUZIONE…

Maximilian Cellino per www.ilsole24ore.com

 

giovanni tria

È la novità nel settore dei titoli di Stato. I Cir sono lo strumento progettato dall’esecutivo per iniziare a riportare il risparmio degli italiani, in misura maggiore, sui titoli governativi e rilanciare il settore delle infrastrutture. Una bozza di progetto elaborata dai tecnici della Lega e consegnata nei giorni scorsi al Mef, che sta provvedendo alla stesura finale, svela il ruolo dei nuovi Conti individuali di risparmio. Nel documento, che il Sole 24 Ore ha consultato - sette pagine e otto articoli -, si delinea lo strumento chiamato a ripetere il successo dei fortunati Piani di risparmio (Pir) che dovrà rilanciare l’acquisto dei bond governativi.

 

In estrema sintesi, l’oggetto dell’investimento in Cir sono i «titoli di Stato e similari emessi, al fine del consolidamento, miglioramento e sviluppo delle infrastrutture» con «vincolo di acquisto all’emissione e possesso fino a scadenza». E le somme investibili in Cir, fino a 3mila euro annui» non possono eccedere i «90mila euro complessivi». A fronte di questo, il regime fiscale prevede la «non imponibilità dei rendimenti», la «deduzione del 23% sul massimo di 3mila euro annui che matura nell’anno dell’acquisto dei titoli» e l’«irrilevanza Irpef delle eventuali plusvalenze e minusvalenze» nonché «l’inapplicabilità dell’imposta di donazione e successione a condizione che le somme non vengano distratte per almeno 18 mesi».

 

Le incognite però non mancano, a partire dall’effettiva capacità di attirare l’attenzione dei risparmiatori italiani in un periodo turbolento per i BTp. Ma ci sono anche spazi di manovra: «Negli ultimi anni la quota di obbligazioni del Tesoro direttamente in mano alle famiglie italiane si è progressivamente ridotta fino a scendere al 5%», ricorda Enrico Vaccari, responsabile clientela istituzionale di Consultivest, notando anche come in questo campo l’Italia sia rimasta indietro non solo nei confronti di Paesi come Giappone e Stati Uniti, ma anche di gran parte dell’Europa.

il ministro dell economia giovanni tria (1)

 

L’incentivo fiscale che ha dimostrato di funzionare in modo egregio come leva nel caso dei Pir rischia però di essere meno potente con i BTp, già avvantaggiati da un’aliquota più favorevole sui proventi (12,5%). «Eliminarla del tutto non sarà forse sufficiente», sottolinea Daniele Trivi dello studio Belluzzo International Partners, che nutre inoltre dubbi riguardo la deduzione del 23% sulle somme investite. L’agevolazione «potrebbe infatti incorrere nell’opposizione dell’Unione europea».

 

Maggior interesse, secondo l’esperto, potrebbe suscitare il carattere dell’impignorabilità dei Cir perché «gli italiani potrebbero essere sensibili alla possibilità di mettere i risparmi al riparo dei creditori».

 

Altri elementi utili per attirare l’attenzione del grande pubblico, leggendo la bozza di documento che dovrebbe accompagnare il decreto fiscale collegato alla manovra, si possono rinvenire anche nella prevista possibilità di alimentare i Cir con i bonus erogati dal datore di lavoro (che potrebbe a sua volta dedurre l’intero ammontare maggiorato del 40%) e di conferirvi il Tfr (con lo stesso trattamento fiscale agevolato dei fondi pensione). Da non sottovalutare infine l’appeal derivante dall’inapplicabilità delle imposte di donazione o successione, così come la facoltà di intestare i Cir a un minore.

Mercato dei titoli di Stato (Mts)

 

Su quale ruolo possano avere i nuovi strumenti all’interno dei portafogli delle famiglie le indicazioni non sono univoche. E se Vaccari azzarda una quota fino al 20-25% che ripristinerebbe in qualche modo la situazione di venti anni fa, Giovanni Cuniberti, docente di Finanza, strategie e tecniche di negoziazione di Borsa all’Università di Torino appare invece più scettico. «Sono strumenti - spiega - adatti a chi ha una propensione al rischio medio-bassa, che potrebbe puntare al massimo su una quota fino al 10 per cento».

 

I dubbi principali, secondo Cuniberti, riguardano due aspetti: «la capacità di questi strumenti di mettere al riparo il patrimonio dall’inflazione e il rischio non immediato, ma sempre latente, di divenire oggetto di una potenziale patrimoniale». Non sembrano invece esistere particolari motivi per ritenere che i Cir distraggano risorse da quei Pir che a livello di raccolta hanno superato ogni più rosea previsione.

 

L’idea è che siano in fondo strumenti nati con funzioni diverse ma «entrambi caratterizzati da una comune logica di incentivare il risparmio a medio-lungo termine attraverso il vantaggio fiscale» sottolinea ancora Vaccari, ricordando a questo proposito «l’importanza della funzione formativa nei confronti di un risparmiatore, come quello italiano, che continua a essere a corto di cultura finanziaria».

 

BTP

In tutto questo, le banche sembrano per il momento restare alla finestra in attesa di sviluppi. Un atteggiamento in parte giustificato dalla mancanza di certezze, ma anche dalla sensazione che dietro ai Cir non vi siano opportunità così redditizie come avvenuto invece per i «cugini». «Stavolta per gli istituti di credito si tratterebbe semplicemente di gestire l’attività di custodia dei titoli, che almeno sulla carta non è un elemento in grado di migliorare più di tanto il conto economico», avverte Trivi.

 

 

 

Ultimi Dagoreport

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…

giorgia meloni giampaolo rossi antonino monteleone laura tecce antonio preziosi monica giandotti pierluigi diaco

PRIMA O POI, AFFONDE-RAI! - MENTRE IN CDA SI TRASTULLANO SUGLI ASCOLTI DECLINANTI DI “TG2 POST”, SI CHIUDONO GLI OCCHI SULLO STATO ALLA DERIVA DI RAI2 E DI RAI3 - UN DISASTRO CHE NON VIENE DAL CIELO. LA TRASFORMAZIONE DELLA PRODUZIONE DEI PROGRAMMI DALLE TRE RETI A DIECI DIREZIONI IN BASE AL "GENERE" (INTRATTENIMENTO, INFORMAZIONE, FICTION, ECC.), AVVIATA DA FUORTES NEL 2021 MA IMPLEMENTATA DALL’AD GIAMPAOLO ROSSI (CON LA NOMINA DELLA DIREZIONE DEL "COORDINAMENTO GENERI" AFFIDATA A STEFANO COLETTA), HA PORTATO ALLA PERDITA DI IDENTITÀ DI RAI2 E DI RAI3 MA ANCHE AL TRACOLLO DEGLI ASCOLTI (E DELLE PUBBLICITÀ) - LO SCIAGURATO SPACCHETTAMENTO HA PORTATO A UNA CENTRALIZZAZIONE DECISIONALE NELLE MANI DI ROSSI E A UN DOVIZIOSO AUMENTO DI POLTRONE E DI VICE-POLTRONE, CHE HA FATTO LA GIOIA DEI NUOVI ARRIVATI AL POTERE DI PALAZZO CHIGI - PURTROPPO IL SERVILISMO DI UNA RAI SOTTO IL TALLONE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI NON PAGA. LE TRASMISSIONI CHE DOPO UNA MANCIATA DI PUNTATE FINISCONO NEL CESTINO ORMAI NON SI CONTANO PIÙ. TANTO CHE I DUE CANALI SONO STATI RIBATTEZZATI ‘’RAI2%’’ E ‘’RAI3%’’...

fabio pinelli soldi csm

DAGOREPORT – ALTRO CHE SPENDING REVIEW AL CSM TARGATO FABIO PINELLI – IL VICEPRESIDENTE DI NOMINA LEGHISTA SEMBRA MOLTO MENO ATTENTO DEL PREDECESSORE NELLA GESTIONE DELLE SUE SPESE DI RAPPRESENTANZA – SE NEL 2022, QUANDO ERA IN CARICA DAVID ERMINI, ERANO STATE SBORSATI APPENA 4.182 EURO SU UN BUDGET TOTALE DI 30 MILA, CON L’ARRIVO DI PINELLI NEL 2023 LE SPESE DI RAPPRESENTANZA PER TRASFERTE E CONVIVI SONO LIEVITATE A 19.972 EURO. E NEL 2024 IL PLAFOND DISPONIBILE È STATO INNALZATO A 50 MILA EURO. E PER LEGGE IL VICEPRESIDENTE DEL CSM NON DEVE DETTAGLIARE LE PROPRIE NOTE SPESE DI RAPPRESENTANZA...