TELECOM IN TUTTA SICUREZZA – LA BOCCIATURA DI GONZALO ASCARRUNZ A CAPO DELLA SECURITY SI INSERISCE NELLA NUOVA GUERRA (A BANDA LARGA) SUL COLOSSO DELLA TELEFONIA – SULLO SFONDO, L’INGRESSO DI CDP IN TELECOM

Giorgio Meletti per il “Fatto Quotidiano”

 

marco patuano ad telecom italiamarco patuano ad telecom italia

Nella nuova ondata di caos che si abbatte su Telecom Italia c’è un fatto solo apparentemente marginale. L’amministratore delegato Marco Patuano non è riuscito a nominare capo della security (la delicatissima poltrona che Marco Tronchetti Provera affidò a Giuliano Tavaroli) il fidato collaboratore Gonzalo Ascarrunz, boliviano con passaporto americano e una lunga carriera nelle controllate sudamericane del gruppo.

 

Stoppato da resistenze anche esterne, cioè un certo malumore dei servizi segreti, Patuano ha designato un altro ex uomo di Tavaroli, Daniele Gulinatti. Viene dalla Pirelli e anche lui ha alle spalle anni in America Latina, dove l’attuale numero uno di Telecom Italia ha occupato posizioni di vertice dal 2003 al 2008. Proprio gli anni in cui è esploso lo scandalo delle attività irregolari della security guidata da Tavaroli. Gulinatti prenderà il posto di Damiano Toselli, nominato all’inizio del 2007.

 

TELECOM ITALIA jpegTELECOM ITALIA jpeg

La storia di Ascarrunz è singolare. Durante il processo Tavaroli, il capo del Tiger Team Fabio Ghioni racconta una curiosa attività del boliviano: veniva in Italia a ritirare speciali telefonini da dare in uso ai dirigenti del Sud America per intercettarli. Era il 2006 e Ascarrunz lavorava in Argentina dopo aver lasciato tra le polemiche la Bolivia, dove era capo della sicurezza di Entel, controllata da Telecom Italia.

 

Era accusato di fare intercettazioni in favore della Dea, la struttura Usa che combatte il narcotraffico. Poco dopo il presidente Evo Morales ha nazionalizzato Entel, dando luogo a un lungo contenzioso con Telecom Italia. Nello stesso processo, l’ex responsabile della sicurezza Telecom in America Latina, Angelo Jannone, ha strappato l’assoluzione dall’accusa di associazione a delinquere sostenendo di essere stato non complice bensì vittima di mobbing da parte di Tavaroli: tra gli atti ostili, avergli preferito Gulinatti per una posizione in Brasile a cui ambiva.

 

tavaroli giulianotavaroli giuliano

Oggi Gulinatti è a Roma come capo del servizio antifrode, mentre Ascarrunz ha un ufficio accanto a quello di Patuano: ufficialmente Telecom Italia nega che sia stato in corsa per la promozione e che oggi è capo della sicurezza della controllata T.I. Sparkle, ma l’incarico non risulta dall’organigramma, e comunque non spiega la posizione del suo ufficio alla destra del capo supremo.

 

Osserviamo la bocciatura di Ascarrunz nel quadro di altri fatti accaduti intorno a Telecom nelle ultime settimane.

1) C’è un nuovo azionista di riferimento, la francese Vivendi, capitanata da Vincent Bollorè, che nei prossimi giorni ritirerà materialmente dalla spagnola Telefonica l’8,3 per cento delle azioni.

 

2) C’è da mesi un braccio di ferro tra Telecom Italia e il governo Renzi: l’azienda ex monopolista è accusata in sostanza di non investire abbastanza sulla rete.

 

TRONCHETTI PROVERATRONCHETTI PROVERA

3) Per un largo spettro di ipotesi, dalla statalizzazione della rete Telecom a un supporto pubblico per gli investimenti, è individuato come strumento la Cassa Depositi e Prestiti, per la quale Renzi sembra deciso a sostituire il presidente Franco Bassanini con Claudio Costamagna, per un ventennio banchiere di spicco alla Goldman Sachs. Bassanini si è messo di traverso sulle ipotesi di ingresso di Cdp nel capitale di Telecom. Se uniamo i puntini risulta uno nitido déjà vu.

 

Nel settembre 2006 Tronchetti Provera si dimise dalla presidenza di Telecom Italia dopo la pubblicazione del “piano Rovati”, firmato dal consigliere economico del premier Romano Prodi, Angelo Rovati appunto, che, dopo essersi consultato tra gli altri con Costamagna, suo amico e testimone di nozze, aveva pensato a una sorta di nazionalizzazione della rete telefonica che lo Stato avrebbe rilevato attraverso la Cassa Depositi e Prestiti. Tronchetti considerava il piano Rovati un tentativo di scippo e riuscì a sventarlo, ma alla fine si ritenne costretto a mollare il controllo di Telecom Italia.

 

TELECOM SPARKLETELECOM SPARKLE

Quello scontro violentissimo esplose in coincidenza con le indagini sui dossieraggi illegali della security di Telecom. Una settimana dopo la pubblicazione del piano Rovati, Tavaroli fu arrestato. Oggetto del contendere era con tutta evidenza l’affidabilità del sistema Tronchetti nella difesa della rete telefonica. Oggi il tema è tornato di attualità. Telecom Italia non è solo una partita economica, ma anche un grande nodo strategico. L’ex monopolista telefonico effettua materialmente le intercettazioni richieste da magistratura e servizi segreti.

 

Ma il vero tabernacolo si chiama T.I. Sparkle: salita agli onori delle cronache per lo scandalo della truffa Iva che ha portato a una raffica di arresti cinque anni fa, in realtà detiene la quinta rete mondiale di telecomunicazioni. Tutte le comunicazioni telefoniche o Internet, anche quelle mobili, viaggiano per il mondo su cavi sotterranei o sottomarini. Pochi sanno che, tanto per fare un esempio non casuale, Israele è collegato all’Europa e all’America dal cavo sottomarino MedNautilus di Sparkle: si immerge a Tel Aviv e sbarca in Sicilia, poi raggiunge Milano e l’America.

 

CAVI INTERNETCAVI INTERNET

I nodi italiani di MedNautilus sono presidiati direttamente dalla Nato. Se qualcuno riuscisse a tranciare il cavo MedNautilus, Israele rimarrebbe isolato. Ma la security Telecom deve anche impedire che un servizio segreto ostile intercetti telefonate e mail tra Israele, Europa e America. C’è poi l’anello mediterraneo, che collega i Paesi nordafricani, e ci sono i cavi in fibra che arrivano dall’Oriente e dal Medio Oriente.

 

Per tutte queste ragioni, sullo sfondo delle ipotesi di intervento statale sulla rete Telecom, si intravede nuovamente la questione dell’affidabilità. Dopo la stagione di Tronchetti Provera la rete Telecom è stata affidata per sei anni a un azionariato “sicuro” (Intesa, Generali e Mediobanca) e a un manager altrettanto “sicuro” come Franco Bernabè. Dopo l’uscita di Bernabè (fine 2013) è iniziata una turbolenza ai vertici di Telecom, con l’azionariato in fuga e un top management senza punti di riferimento.

CAVI TRANSOCEANICICAVI TRANSOCEANICI

 

L’arrivo di Bollorè - francese ma anche abbastanza italiano da essere il principale azionista di Mediobanca, ben collegato a Silvio Berlusconi con il quale ha discusso l’ingresso in Telecom fin dall’inizio dell’estate scorsa – sembra rimettere le cose a posto anche dal punto di vista dell’affidabilità internazionale. Con viva soddisfazione del governo.

 

 

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