FINANZA D'EVASIONE - NEI PARADISI FISCALI CUSTODITI 8 MILA MILIARDI DI DOLLARI: 4 VOLTE IL PIL ITALIANO - LE CASSAFORTI MONDIALI? CAYMAN, BERMUDA, PANAMA MA ANCHE SVIZZERA, OLANDA, LUSSEMBURGO CHE DETENEVA ANCHE I RISPARMI DEL NORD COREANO KIM JONG-UN - MORALE DELLA FAVA? SOLO I PORACCI PAGANO LE TASSE

Roberto Mania per “Affari & Finanza - la Repubblica

evasione-fiscaleevasione-fiscale

 

«Il sistema offshore è nella realtà che ci circonda. Più della metà del commercio mondiale passa, almeno sulla carta, attraverso i paradisi fiscali. Oltre la metà di tutti gli attivi bancari e un terzo dell'investimento diretto estero effettuato dalle imprese multinazionali vengono dirottati offshore. Circa l'85 per cento delle emissioni bancarie e obbligazionarie internazionali si svolgono nel cosiddetto "euromercato", una zona offshore extraterritoriale».

 

Nicholas Shaxson, giornalista britannico, comincia così il suo viaggio ne "Le isole del tesoro", raccontato in un libro uscito qualche anno fa. Da allora, nei fatti, è cambiato poco, nonostante gli sforzi di ridurre il numero dei paesi della black list. Gli scandali continuano a susseguirsi.

 

Abbiamo avuto - per ultimo la vicenda dei Panama Papers che ci ha di nuovo spiattellato, come mai però era stato fatto prima, che «il sistema offshore è nella realtà che ci circonda». Una ragnatela fitta e assai estesa, flessibile, solo apparentemente esterna ed estranea all' economia legale.

 

paradisi-fiscaliparadisi-fiscali

Frutto malato della globalizzazione finanziaria, del capitalismo virtuale, o del «capitalismo selvaggio », come dice Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze, che ai paradisi fiscali ha dedicato una corposa relazione all'ultimo Festival dell' economia di Trento.

Dietro i capitali nascosti ci sono evasione fiscale, elusione, corruzione, riciclaggio. C' è il grande buco nero dell' economia mondiale.

 

Un labirinto di prodotti finanziari con le grandi banche direttamente coinvolte: Ubs, Credit Suiss, Goldman Sachs, Bank of America, Deutsche Bank e via via tutti i principali istituti del pianeta. Ci sono imprenditori, professionisti, finanzieri, politici, artisti, top manager, dittatori. C'è una parte delle élite globali, dei potenti del mondo, dei super ricchi: a difesa di sé, contro i poveri.

IL MAR DEI CARAIBI E I PARADISI FISCALIIL MAR DEI CARAIBI E I PARADISI FISCALI

 

Una sorta di lotta di classe al contrario: l'accentuazione della diseguaglianza a causa della profondità della Grande Crisi è stata prodotta anche dalla finanza offshore (c' erano nei paradisi forti filiazioni della Enron, di Bernie Madoff, della Lehman Brothers, della Aig) che ha drenato risorse destinate altrimenti agli investimenti, al rafforzamento del welfare, all' occupazione, alla crescita dei paesi poveri, alla redistribuzione secondo un classico (vecchio?) modello keynesiano.

 

I paradisi fiscali sono un tassello importante del modello di sviluppo che ha dominato negli ultimi tre decenni. Nei paesi offshore sono direttamente finite anche quote degli aiuti destinati ai paesi cosiddetti in via di sviluppo. «La moralità capovolta», di cui scrive Shaxson. Il neoliberismo ha spadroneggiato pure così nei lunghi decenni che abbiamo alle spalle.

 

Anche per questo i tentativi di combattere l' economia offshore hanno conseguito risultati modesti, come confermano i Panama Papers. «È illusorio pensare di sconfiggerli, non hanno regole né parametri finanziari minimamente comparabili con quelli legali», osserva Visco.

paradisi fiscaliparadisi fiscali

 

Dietro la forza attrattiva dei paradisi fiscali, coordinati tra loro in perenne evoluzione e adattamento, c' è la debolezza dei governi nazionali ma anche quella degli organismi internazionali, Ocse, Fondo monetario, G20.

 

Nessuno è in grado di alzare argini davvero efficaci e definitivi. C' è forse l' inconsapevolezza della pervasività del fenomeno da parte dei governi, oppure la complicità silenziosa degli stessi, a seconda dei punti di vista.

 

Nei forzieri offshore ci sono - secondo i calcoli dell' economista Gabriel Zucman, giovane professore dell' Università di Berkeley, allievo di Thomas Piketty - 7.600 miliardi di dollari, quattro volte il Pil italiano. Ma probabilmente anche di più perché in quella stima - aggiunge Visco - non sono considerati l' elusione fiscale delle multinazionali (solo Apple ha accumulato oltre 100 miliardi di dollari esentasse nei paradisi fiscali), i cespiti non finanziari, l' oro, i preziosi, le opere d' arte, le barche, le navi, le auto d' epoca, ecc.

 

C' è chi è arrivato a calcolare una ricchezza offshore pari a oltre 30 mila miliardi di dollari, più del Pil degli Stati Uniti.

 

PANAMA MOSSACK FONSECA 1PANAMA MOSSACK FONSECA 1

Dire che nei paradisi fiscali non si pagano le tasse è, dunque, troppo restrittivo e anche semplicistico di fronte a un'architettura finanziaria imponente, a una gigantesca economia parallela messa in piedi dai più ricchi per violare le leggi che gli altri rispettano. Visco: «I paradisi fiscali forniscono condizioni di segretezza e la possibilità di eludere la regolamentazione finanziaria relativa alle società per azioni, alle banche, alla borsa, alle assicurazioni, e aggirare la normativa di altre giurisdizioni, per esempio in materia di riciclaggio, eredità, divorzio».

 

CAYMANCAYMAN

Ci sono tre caratteristiche comuni a tutti i paradisi fiscali: la separazione tra l' economia interna e i servizi che vengono offerti; un' industria finanziaria debordante rispetto all' economia reale locale, sì che oggi il Regno Unito ha tutte le caratteristiche per essere considerato un paese offshore; una stabilità politica di fondo perché i potenti non amano l' incertezza politica e forse nemmeno la democrazia.

 

Shaxson sostiene che «la caratteristica più importante di una giurisdizione segreta è l' assoggettamento della politica locale agli interessi dei servizi finanziari (o della criminalità o di entrambi) e l' eliminazione di qualsiasi opposizione degna di questo nome al modello operativo dell' offshore».

 

cayman isolecayman isole

Ci sono poi le specializzazioni nei paradisi fiscali. Non fanno tutti le stesse cose, si distribuiscono le funzioni in maniera coordinata con un ruolo di regista più o meno trasparente dei grandi istituti di credito, presenti infatti dovunque.

 

Lussemburgo e Olanda - spiega Vincenzo Visco - sono la sede preferita dei fondi di investimento e delle società finanziarie di comodo che facilitano il passaggio di capitali verso le altre giurisdizioni offshore (conduits), e sono anche specializzate nell' offrire rulings fiscali favorevoli alle multinazionali.

banca lussemburgobanca lussemburgo

 

Le Isole Cayman sono la sede preferita degli hedge funds. Le Bermude sono specialiste nel settore delle assicurazioni e riassicurazioni al fine di permettere l' elusione delle legislazioni nazionali. Nei paradisi vengono costituite società di comodo per fare ciò che quasi tutte le legislazioni proibiscono. I prestanome diventano gli amministratori di queste società. Centinaia di imprese, spesso domiciliate ad un stesso indirizzo, amministrate da un unico soggetto.

 

lussemburgolussemburgo

Ci sono le reti dei paradisi fiscali, almeno tre: europea, britannica e statunitense. E' la Svizzera il perno in Europa, seguono il Lussemburgo (che sembra abbia custodito anche i capitali del dittatore nord coreano Kim Jong-u), l' Olanda sulle cui società finanziarie offshore transitano importi annuali pari a ben 20 volte il Pil del paese.

 

E ancora: il Liechtstein, l' Austria e il Belgio per il segreto bancario, Monaco, San Marino, Andorra, Madeira, Cipro e anche lo Ior del Vaticano. Il secondo gruppo è quello di influenza britannica, dalla City alle Cayman, da Singapore alle Bahamas. Infine il gruppo americano, con Stati come il Deleware che garantiscono l' elusione delle normative fiscali di altri paesi, e con i "satelliti" delle isole Vergini e delle Marshall che agiscono come registro navale. Per arrivare a Panama il più grande paradiso sotto l' influenza degli Usa.

 

CREDIT SUISSE SEDE ZURIGOCREDIT SUISSE SEDE ZURIGO

Qualcosa tuttavia si muove. Dal prossimo anno, gradualmente, cominceranno gli scambi automatici di informazioni fiscali tra circa 80 paesi, compresi anche alcuni ex offshore come San Marino e il Liechtenstein. Un approccio nuovo che dovrebbe andare a regime nel 2018, suggerito dall' Ocse a recepito dai paesi del G20 sulla scia di una norma varata negli Stati Uniti.

 

«L' accordo - dice Visco - rappresenta un passo avanti importante, ma non sembra risolutivo. Innanzitutto non sono previste sanzioni per chi non adempie e quindi non c' è certezza sull' efficacia dell' accordo: è molto probabile che assisteremo a molte resistenze in nome della privacy violata; inoltre sarà sufficiente schermare i propri fondi dietro una serie di trusts, fondazioni, società di comodo collocate in diversi paesi, per continuare ad assicurarsi l' anonimato. La misura, quindi, risulta solo parzialmente valida. I più ricchi e meglio consigliati hanno ottime possibilità di eludere le nuove norme».

 

jet privati all aeroporto di zurigojet privati all aeroporto di zurigo

Ci sarebbe una soluzione drastica, quella suggerita da Zucman: la creazione di un registro finanziario obbligatorio mondiale in cui dovrebbero affluire i dati individuali di tutti i contribuenti del mondo e relativi a tutte le ricchezze possedute direttamente o indirettamente, e la comunicazione automatica alle autorità fiscali di ciascun paese, con la previsioni di sanzioni assai severe, decise dalla comunità internazionale, per chi dovesse violare l' accordo. Ma questa è davvero fanta-finanza o anche fanta-politica. La realtà che ci circonda è quella dell' offshore. «Solo il popolino - disse tempo fa la miliardaria newyorkese Leona Helmsley - paga le tasse».

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…