libreria vuota

PER SALVARE LE LIBRERIE BISOGNA CAMBIARLE, NON DARE COLPE A CASO - CERTO, C'È AMAZON CHE PAGA POCHE TASSE, MA C'ENTRA ANCHE IL MODELLO DI BUSINESS: A PARTE FELTRINELLI CHE DÀ A CHI ENTRA UN SENSO DI APPARTENENZA, E QUALCHE PICCOLA INDIPENDENTE CON BRAVI LIBRAI, IL RESTO È DEPRIMENTE. IL PARALLELO CON LE EDICOLE NON REGGE: LE EDICOLE CHIUDONO PERCHÉ I GIORNALI NON VENDONO PIÙ. INVECE NEL 2019 LE VENDITE DI LIBRI SONO SALITE QUASI DEL 4%

1. IL TEMPO VIVO

Mattia Feltri per ''la Stampa''

 

LIBRERIA

Da qualche tempo, con sconsolazione intellettuale, si rendiconta la moria delle librerie: duemila e trecento negli ultimi cinque anni in Italia, duecentoventitré solamente a Roma dal 2007 al 2017. Il mercato librario tiene, ma una quota in costante crescita, ora attorno al 25 per cento, se l' è presa Amazon: sconto, click, consegna.

 

C' è anche un' altra ragione: la baraonda turistica, da cui è messo sottosopra il centro delle città, porta gli affitti a livelli irraggiungibili, se non da gelatai e pizzerie poiché i nostri stomaci di vacanzieri non conoscono tregua. Se lo Stato tenderà una mano alle librerie, con denari dentro, non dovrebbe esserci nulla da ridire, ma le librerie non chiudono per colpa del lupo cattivo, chiudono perché noi ci entriamo meno.

 

Io sono di quelli che ci entrano ancora, perché mi piace perdere i quarti d' ora fra gli scaffali, e se devo comprare un libro so che ne uscirò con tre, e tuttavia l' appagamento si è ridotto: le catene sono tutte uguali, come i McDonald' s, sequestrate da profluvi di novità per tre quarti irrilevanti, e anche dei grandi scrittori ci sono soltanto i titoli ovvi.

 

LIBRERIA AMAZON A NEW YORK 2

Per i titoli secondari, a rischio di un viaggio a vuoto, tocca rintracciare le sempre più rare librerie indipendenti, e dunque viva Amazon. Il parallelo con le edicole non regge: le edicole chiudono perché i giornali non vendono più. Invece nel 2019 le vendite di libri sono salite quasi del 4 per cento, e in un mondo che ha abolito il tempo morto, ricolmato da smartphone, PlayStation, Netflix, Facebook, WhatsApp, mi pare una notizia collocabile fra il commovente e il miracoloso.

 

 

2. PER SALVARE LE LIBRERIE BISOGNA CAMBIARLE, NON DARE COLPE A CASO

Nicolò Zuliani per www.termometropolitico.it

 

Di recente ha chiuso l’ennesima libreria, tendenza che va avanti fin dai tempi in cui scrivevo la cronaca bianca al Gazzettino. Amazon non esisteva nemmeno, e all’epoca il libraio incolpava la concorrenza delle grandi catene: la Feltrinelli del centro Le Barche, i Mondadori store e l’immancabile “la gente non legge più”. Sono passati undici anni da quando ha chiuso la libreria storica di Mestre, e oggi che è toccato a Torino la colpa viene scaricata sull’azienda di Jeff Bezos.

 

Trovare colpe è utile come una forchetta nel brodo; Amazon, Feltrinelli, Mondadori non chiuderanno mai. Si può provare a fare quello che ha permesso ai nostri antenati di scalare la catena alimentare: osservare, imparare, migliorare. Quindi: perché una persona dovrebbe comprare in libreria, invece che farselo recapitare a casa?

libreria

 

La Feltrinelli è molto più di una libreria: è uno status symbol. Si tratta di un’azienda con un’identità talmente forte da essere diventata una comunità, che seleziona autori ben definiti affinché scrivano per un pubblico altrettanto definito. I lettori si trovano e si conoscono lì, prendono il caffè, ci fanno colazione sapendo che possono liberamente parlare di Salveenee, viaggi in India, nuovi fascismi, trekking in Nepal, editoriali di Gramellini sorseggiando femministisane alla curcuma senza il rischio d’incontrare il tecnico della caldaia o la badante del nonno. Feltrinelli è un’azienda di enorme successo perché ha saputo crearsi (e creare) un’identità; non dici “vado in libreria”, dici “vado alla Feltrinelli”. Perché sai che ci troverai luci, arredi, piattini, pasticcini e autori che ti piacciono.

 

Invece, le librerie di oggi come sono?

libreria

Sono depositi anonimi, asettici, con accatastate montagne di libri ordinati per genere, in cui se va bene il libraio è competente, ti conosce e/o sa farsi un’idea di chi ha davanti e consiglia; se va male prende un libro a caso e tanti saluti. Una persona normale entra e già si sente a disagio perché vede una mole di carta e copertine accatastate, magari c’ha sulle spalle quella voce stronza col monocolo che gli dice “non leggi abbastanza”, c’è un’atmosfera da discount, si vergogna e se ne va senza comprare niente.

 

nicola zingaretti e paolo gentiloni festeggiano i risultati del pd alle europee

Col mio lavoro – e la mia passione – di librerie ne avrò girate a centinaia, finché ho realizzato che le biblioteche sono quasi sempre più accoglienti. Invogliano a stare lì, a comprare i libri che consulti, a trovare una scusa per restare.

 

Perché?

Bè, perché i libri nelle biblioteche ti sembrano importanti, per esempio. O perché non sei circondato da un’atmosfera ansiogena di copertine e autori che non conosci – non leggi abbastanza! – e come al solito troppe opzioni sono uguali a zero. Perché non ci si aspetta che tu compri, l’atmosfera è quieta e piacevole, ci sono i giornali e la macchinetta del caffè, scaffali vecchi e nel complesso ti senti protetto e coccolato, non un ripetente che passa tra ali di stronzi snob. Detto in breve: in una libreria, leggere è un dovere. Alla Feltrinelli, leggere è un atto politico.

 

In biblioteca, leggere è un diritto.

 

Ed è tutto dovuto all’estetica.

negozi di lusso

A Milano, vicino a dove abitavo, c’era un negozio d’arredamento. Cambia allestimenti in funzione delle stagioni, e a Natale fuori c’era una fila di dodici metri. Incredulo, mi sono accodato. All’interno c’era una ressa tale da sembrare la metro, e in ogni stanza c’era gente che si faceva i selfie. Una madre e un padre hanno chiesto ai due figli di mettersi davanti a un albero di Natale per fotografarli, come se fossero in qualche località turistica.

 

 

Era strano, dato che i prezzi sono fantasmagorici e i clienti non sembravano affatto benestanti. Così ho fatto qualche domanda in giro, e ben quattro mi hanno risposto che no, non si potevano certo permettere quella roba, ma entravano per “l’esperienza”. Alla fine compravano un bicchiere da whisky da 20 euro e se ne andavano. Ecco, forse invece di incolpare la Feltrinelli o Amazon, potremmo fare in modo che andare in una libreria sia un’esperienza, invece di un dovere.

 

Dove preferiremmo andare, se dovessimo uscire di casa?

Magari fa freddo. Magari piove. Dove vorremmo andare?

 

libreria

 

Qui?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

O qui?

 

 

 

 

 

 

 

 

biblioteca

 

 

 

 

 

 

 

“Ma i libri così passano in secondo piano”.

I libri non sono qualcosa di sacro: sono un prodotto. Anche se io ne leggo due al mese non sono nessuno per dire alla gente che “legge poco” o “dovrebbe leggere di più”. Le persone hanno vite complicate, diverse dalle nostre, con tempi e orari e famiglie diverse; quest’atteggiamento stronzo del “la gente legge poco” serve solo a dire “io leggo tanto”.

 

A noi interessa salvare le librerie, portarci la gente dentro e farglieli comprare; che poi li leggano o meno non ci riguarda. Dobbiamo rendere una libreria più attraente che stare in ciabatte sul divano; insultare i clienti e tirare colpe a caso è comodo e facile, ma non porta risultati e le librerie chiudono.

portolos angelesbuenos airesalnwick gran bretagnabook barge tamigimessico cafebreria

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO