IN GERMANIA SONO PIU' FURBI DI NOI - UNICREDIT E' COSTRETTA A INDENNIZZARE LA CONTROLLATA TEDESCA PER GLI EVENTUALI DANNI DI FARE PARTE DEL GRUPPO. CHE COSI’ E' COSTRETTO A PREVENTIVARE UNA SPESA DI 89 MILIONI

Carlotta Scozzari per Dagospia

Chi afferma che l'Europa sia economicamente e in parte anche politicamente a trazione tedesca senza dubbio non mente. Ma se la Germania è riuscita a mettersi alla guida del Vecchio continente, una cosa inimmaginabile solo negli anni Novanta, sicuramente è perché ha saputo giocarsi le carte giuste. A livello macroeconomico ma anche microeconomico, quando cioè si parla di singole imprese e non soltanto di sistema paese.

E' un po' come se il piglio di comando dei tedeschi venisse fuori anche dai conti dell'esercizio del 2013 di Unicredit. Tra le cui righe si scopre che la banca guidata dall'amministratore delegato Federico Ghizzoni è stata costretta a spesare nel proprio bilancio un esborso massimo di 89 milioni a fronte di alcune garanzie prestate nei confronti della controllata tedesca Ucb Ag, ossia l'ex Hvb.

Di che si tratta lo spiega il documento stesso: in base alla legge tedesca, e in particolare al "German stock corporation act", nel 2013 la capogruppo italiana Unicredit ha dovuto stipulare due distinti accordo con Ucb Ag per "salvaguardare l'adempimento di alcuni vincoli".

Si tratta, nel dettaglio, dell'obbligo di compensare la società controllata "per svantaggi derivanti da misure o operazioni richieste dalla società controllante e che non sarebbero state effettuate dalla società controllata se questa non fosse appartenuta al gruppo", a cui si aggiunge "l'obbligo della società controllata di chiederne il rimborso alla controllante e, in assenza di indennizzi, di redigere una relazione" su tutte le misure "pregiudizievoli e richieste di risarcimento non ancora compensate".

E così, proprio in virtù di questi vincoli imposti dalla legge, a marzo dell'anno scorso, Unicredit Spa ha sottoscritto con la controllata tedesca un accordo di compensazione ("compensation agreement") per "il risarcimento di servizi resi a Unicredit Bank Russia, Ukrsotsbank e Unicredit Bank Austria nonché per gli svantaggi derivanti dal venir meno dell'attività di finanziamento alle imprese russe e ucraine da parte di Ucb Ag". Nell'ambito di tale contratto, Unicredit ha agito come garante, anche se poi concretamente non ha dovuto sborsare denaro perché Ucb Ag e Unicredit Bank Austria hanno arrangiato la situazione tra di loro.

Nel dicembre del 2013, poi, Unicredit ha sottoscritto con l'ex Hvb un ulteriore accordo di compensazione per il risarcimento di svantaggi "identificati nel 2013 in relazione a talune specifiche attività svolte da Unicredit Bank Ag effettuate a favore di Unicredit Spa e di altre società del gruppo".

Il bilancio precisa che il contratto prevede inoltre la garanzia da parte della capogruppo italiana guidata da Ghizzoni "relativamente alle richieste di risarcimento rivolte ad altre società del gruppo qualora le parti non raggiungano un accordo di remunerazione/compensazione entro il 31 marzo del 2014 e gli importi richiesti non vengano pagati entro il 15 aprile 2014". A fronte dell'impegno, e calcolando il peggiore degli scenari, Unicredit ha messo da parte nel bilancio del 2013 89 milioni.

In sostanza, la capogruppo italiana è chiamata a fare da garante ed, eventualmente, ad aprire il portafogli per risarcire i danni legati agli eventuali svantaggi e problemi legati all'acquisizione dell'istituto tedesco risalente al 2005, quando ai vertici della banca di Piazza Gae Aulenti c'era ancora Alessandro Profumo. In barba all'Unione europea e alla liberalizzazione degli scambi e degli affari, l'Italia una legge simile, dal sapore decisamente protezionista, se la sogna. Ma forse, in vicende come l'acquisizione di Parmalat da parte dei francesi di Lactalis, sarebbe servita.

 

TORRE UNICREDITUNICREDITASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA FEDERICO GHIZZONI E LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO FOTO LA PRESSE Profumo Alessandro BANK AUSTRIA

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