milena gabanelli e le auto elettriche 1

L’AUTO ELETTRICA È IMMOBILE – MILENA GABANELLI SPIEGA IL GRANDE FLOP DELLE MACCHINE A BATTERIA, CHE NESSUNO VUOLE COMPRARE - PER FORZA: LA MENO CARA COSTA 30MILA EURO - LA FILIERA DELLE BATTERIE È IN MANO AI CINESI, CHE AVENDO COLONIZZATO IL CONGO POSSIEDONO IL 90% DEI GIACIMENTI DI COBALTO - LA COMMISSIONE EUROPEA INTANTO STA METTENDO TANTI SOLDI PER FINANZIARE LE FABBRICHE DI BATTERIE. MA NON C'È NEMMENO UN EURO PER L'ITALIA (ELKANN CHE DICE?)

 

MILENA GABANELLI E LE AUTO ELETTRICHE

 

 

Milena Gabanelli e Fabio Savelli per “Dataroom - Corriere della Sera”

 

il mercato auto

Lo sappiamo da anni che il futuro della mobilità è l'auto elettrica: zero emissioni, tre volte più efficiente, meno costi in manutenzione, abbattimento delle accise sul carburante. Ma non decolla. Nonostante i livelli di polveri sottili siano quasi sempre fuori controllo, nonostante gli investimenti ogni anno annunciati. Il primo ostacolo è il prezzo: dai 30 ai 37.000 euro per un'utilitaria su strada.

 

Troppi per il consumatore medio, che dai dati Federauto può permettersi di spendere 8.000 euro, ovvero auto inquinanti da euro 4 a euro zero. In Italia ce ne sono quindici milioni in circolazione. L'incentivo del governo per rottamare quella vecchia e acquistarne una ibrida o elettrica è minimo: 4 mila euro, mentre Francia e Germania ne hanno promessi 14 mila. È come dire che aiutiamo i benestanti.

 

milena gabanelli e le auto elettriche 3

I produttori intanto sono obbligati a incrementare la produzione di elettrico, per rispettare il limite di emissioni (95 grammi a km) imposto dalle norme europee ed evitare pesantissime sanzioni. Per metà delle case produttrici in Europa, prima del lockdown, si prospettavano sanzioni di circa 400 milioni di euro per il 2020, e di 3,3 miliardi nel 2021. Sta di fatto che su ottanta milioni di auto che ogni anno vengono vendute nel mondo, soltanto 2,1 milioni sono elettriche, e la metà circola in Cina.

 

batterie auto elettriche 2

Dunque per abbassare il prezzo bisogna venderne tante. Il problema è che per farle camminare ci vuole la batteria, e occorre fare i conti con il Paese che sta a monte della filiera delle materie prime necessarie a produrla: cobalto, nichel, litio. La Cina ha in concessione quasi il 90% dei giacimenti mondiali e controlla anche il know how del processo industriale.

 

chi estrae piu' cobalto

Pechino ha colonizzato il Congo, che è il più grande produttore di cobalto al mondo, e strappato contratti decennali di sfruttamento anche in Sud America. Si è portata avanti con l'elettrico perché non avendo grandi produttori di automobili e dovendo ridurre l'inquinamento nelle grandi megalopoli cresciute a dismisura per effetto delle transizioni demografiche dalle campagne, ha puntato da subito sullo sviluppo dell'elettrico.

 

xi jinping e la colonizzazione della cina

Inoltre la Cina da anni investe sulle batterie per la domanda di prodotti di elettronica di largo consumo - smartphone, tablet, pc - di cui è diventata la fabbrica del mondo. La Foxconn, con sede a Shenzhen e 330.000 dipendenti, è lo storico fornitore di Apple, Amazon, Hp, Microsoft, Sony, BlackBerry. Per recuperare il gap che ci lega mani e piedi alla Cina, la ricerca europea sta correndo, e negli Stati Uniti la Ibm sta sperimentando il modo di estrarre metalli rari dall'acqua di mare.

 

John Elkann

Ma poi, per trasformare in elettriche ottanta milioni di auto che ogni anno si vendono nel mondo, servirebbero 240 gigafactory per costruire le batterie, al costo di due miliardi di euro l'una. Oggi i maxi-stabilimenti sono tre: quello di Tesla in Nevada, il secondo è in Cina, il terzo in Svezia con la Northvolt, appena ricapitalizzata da Volkswagen e Bmw in un'operazione che gli esperti hanno qualificato come la prima mossa europea nella battaglia per il litio.

 

bambini in miniera per estrarre cobalto

Sarebbe già possibile lanciare sul mercato vetture a un prezzo più contenuto, ma la domanda schizzerebbe verso l'alto esaurendo in poco tempo lo stock attualmente a disposizione. Così i grandi produttori, pur annunciando maxi-investimenti, mettono sul mercato modelli costosi, proprio perché ampliando l'offerta la Cina finirebbe per avvantaggiarsene in una competizione geopolitica amplificata dai dazi commerciali.

 

La Commissione europea e le case produttrici stanno mettendo a disposizione tanti soldi: dai 3 miliardi del 2017 ai 60 miliardi del 2019 (la Cina ne investe 17).

l'invasione cinese in africa

 

Dentro ci sono anche finanziamenti alle fabbriche di batterie: in tutta Europa ce ne sono in cantiere sedici. Nessuna in Italia. Eppure la Fiat (ultima fra i grandi produttori), ha appena lanciato il suo primo modello elettrico con la nuova 500, e ha dovuto firmare un accordo con Tesla per non pagare centinaia di milioni di sanzioni.

 

Ha anche chiesto ad Intesa Sanpaolo 6,3 miliardi di euro garantiti dallo Stato per sostenere la filiera dell'auto, ma tra le condizioni richieste dal ministero del Tesoro per dare il via libera non risulta esserci la realizzazione di un impianto per le batterie. Potrebbe imporre a Fca di ampliare il suo polo dell'elettrico appena creato a Torino.

 

chi estrae piu' cobalto

Secondo gli analisti di Transport&Environment la parità di costo con le vetture a benzina e diesel dovrebbe verificarsi quando le piattaforme più usate sulle linee di montaggio degli stabilimenti non saranno più quelle tradizionali, ma quelle apposite. A quel punto i costi scenderanno del 20%. Non è un caso che Fca abbia scelto la francese Psa (che ne ha due in dotazione), per un'integrazione finita ora sotto la lente dell'Antitrust europea.

 

john elkann da giovane

Sta di fatto che a trainare restano i tedeschi di Volkswagen: 75 modelli entro il 2029. Le prospettive di produzione nel 2021 di veicoli elettrici piazzano la Germania al primo posto con 870mila unità, a seguire la Francia con 295mila veicoli. Ma si tratta di stime stravolte dalla pandemia. A fine gennaio in tutta Europa le vendite di auto elettriche erano in aumento dell'80%, crollate al 6,4% nei mesi di marzo, aprile e maggio.

 

Gli enormi sforzi in ricerca sono incompatibili con la contrazione dei profitti e la crisi di liquidità delle imprese innescata dal Covid, che ha azzerato i flussi di cassa lasciando milioni di auto invendute (non certo elettriche) nei parcheggi dei concessionari. Un crollo della domanda di 20 milioni di vetture. È la prima domanda che si pone chi vuole acquistare un'auto elettrica, e in Italia le colonnine pubbliche installate sono circa 8.500, a fronte di 11.000 veicoli in circolazione. Sono distribuite nelle strade, piazze, parcheggi, e più della metà nelle regioni del Nord.

 

batterie auto elettriche

Poche nelle strade extraurbane e lungo le autostrade. Ci vogliono dodici ore per una ricarica completa e il luogo più comodo è a casa. È previsto l'ecobonus del 110% per installare i punti di ricarica nelle parti comuni condominiali. Ma il 95% degli stabili non ha una rete elettrica in grado di reggere un pesante assorbimento di potenza, e in più ci sono una serie di procedure burocratiche da espletare, comprese la comunicazione al Catasto.

produzione veicoli elettrici

 

Sulle costruzioni nuove, tramite un opportuno sistema di incentivi, è possibile spingere le imprese edili a investire sull'ultimo miglio, ma la complessità dell'operazione sta tutta nella riqualificazione dei vecchi condomini che coinvolge anche la formazione degli amministratori. Infine c'è il tema dello smaltimento: 97 mila tonnellate di batterie nel 2018. La durata di una batteria è in media 8-10 anni, ma dopo ha ancora una capacità residua che può essere riutilizzata per applicazioni di immagazzinamento.

 

auto elettrica

Ad essere cruciale però è il riciclo, perché consente di recuperare i materiali rari fino al 90%, e quindi di non dipendere completamente dal monopolio cinese. Oggi l'Europa le manda proprio in Cina, leader indiscusso anche qui, per il quadro normativo che ha creato. Intanto in Norvegia è appena partita la prima joint venture Hydro Volt per la realizzazione di una fabbrica per il riciclo.

 

milena gabanelli e le auto elettriche

Insomma, stiamo cercando di recuperare terreno, ma manca sempre un pezzo: il cobalto, che sta a valle del processo, si può recuperare solo per il 5%. L'altro 95% andrà trovato. Dove? In Cina. In sostanza non si decolla senza passare da Pechino. Ma fra dieci anni alcune concessioni scadranno, e a quel punto potrà avvenire la svolta, a condizione di non perdere più tempo. Il momento è propizio.

 

cobalto domanda e offertadaimler auto elettrica mercedes 1e mobility chi investe e dovejohn elkannbambini in miniera per estrarre cobalto 1principali operatori mondiali nel settore batterieproduzione di batterie elettriche opel 1milena gabanelli e le auto elettriche 1batterie come funziona il riciclolapo e john elkann camera ardente gianni agnellicobalto domanda e offertaminiera di cobalto in congoOLIVIER FRANCOIS FIAT 500 ELETTRICAdaimler auto elettrica mercedesminiera di cobalto 1miniera di cobaltola colonizzazione cinese in africaxi jinpingstabilimenti in cantiere per la produzione di batteriemilena gabanelli e le auto elettriche 6milena gabanelli e le auto elettriche 5

 

colonizzazione cinese in africabambini in miniera per estrarre cobalto 3bambini in miniera per estrarre cobalto 2fiat 500 elettricamilena gabanelli e le auto elettriche 4milena gabanelli e le auto elettriche 2produzione di batterie elettriche opelsaftauto elettrica

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)