PROFUMO DI ELUSIONE - L’EX CAPO DI UNICREDIT SI DICE “CERTO DELLA CORRETTEZZA DEL SUO OPERATO” DOPO IL RINVIO A GIUDIZIO CON L’ACCUSA DI AVER SOTTRATTO 245 MLN € AL FISCO - EPPURE LE ALTRE BANCHE CHE FECERO GLI STESSI TRUCCHI HANNO PATTEGGIATO CON L’ERARIO: INTESA DI AIRONE PASSERA PER 270 MLN, MPS DI MUSSARI PER 260, BPM DI PONZELLINI PER 200 - STOP AL COLPO DI SPUGNA IN PARLAMENTO CHE AVREBBE FATTO SALTARE TUTTI I PROCESSI PER ELUSIONE…

1 - PROFUMO RINVIATO A GIUDIZIO «CERTO DEL MIO OPERATO»
Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"

Supera lo scoglio della competenza territoriale e regge il vaglio dell'udienza preliminare l'innovativa lettura penale operata dal pm milanese Alfredo Robledo di alcuni prodotti fiscali offerti alle banche italiane da istituti internazionali: e il primo risultato ieri è che la giudice Laura Marchiondelli rinvia a giudizio l'ex amministratore delegato di Unicredit e neo presidente del Monte dei Paschi di Siena, Alessandro Profumo.

L'1 ottobre sarà processato, con altri 16 managers di Unicredit e 3 dell'inglese Barclays, per la frode fiscale da 245 milioni di euro che nel 2007 e 2008 Unicredit avrebbe attuato attraverso una complessa operazione propostale dalla seconda banca al mondo. «Capisco che il gup non è il giudice del merito e quindi aspetto fiducioso e impaziente il giudizio pubblico», commenta Profumo: «Sono certo della correttezza di ogni mio operato, che non potrà che essere riconosciuta. Così si porrà anche fine al danno di reputazione che di fatto sto, inevitabilmente pur ingiustamente, subendo».

Per l'accusa i due istituti conciliarono, a spese del fisco italiano, i rispettivi interessi: Barclays di raccogliere fondi a un tasso inferiore a quello di mercato, e Unicredit di investire risorse a un tasso superiore a quello di mercato. Come? Montando una operazione nella quale Unicredit sembrava investire in un contratto di «pronti contro termine» su sottostanti «strumenti partecipativi di capitale» in lire turche, quando invece tra Barclays e Unicredit tutto era in partenza concordato a tavolino affinché Unicredit facesse in realtà un investimento in un deposito interbancario presso Barclays.

L'operazione, avallata pur con qualche sottile prudenza dallo studio Vitali-Romagnoli-Piccardi (l'ex studio di Tremonti divenuto poi ministro del Tesoro), fa una bella differenza in tassazione: Unicredit, invece di pagare le tasse sul 100% degli interessi di un deposito interbancario, può pagare per legge solo il 5% sui dividendi del «pronti contro termine». Cioè 245 milioni di tasse in meno, sequestrati dal gip Luigi Varanelli e poi sbloccati dal Tribunale del Riesame ma solo perché formalmente Profumo, uscito da Unicredit, non ne avrebbe più potuto disporne.

Oltre che nel merito (per Unicredit i manager «hanno operato con trasparenza nel rispetto della legge in materia»), le difese puntavano molto sull'incompetenza territoriale milanese rispetto al domicilio fiscale romano della società Unicredit spa che aveva consolidato i bilanci delle altre protagoniste dell'operazione, e cioè Unicredit Corporate Banking con domicilio fiscale a Verona, Unicredit Banca spa a Bologna, e Unicredit Banca di Roma spa a Roma. Ma la gup Marchiondelli ha osservato che «il consolidato fiscale non ha una soggettività tributaria autonoma rispetto alle società che vi partecipano».

E poiché «la molteplicità dei domicili fiscali» delle 4 società è un caso non disciplinato dalla regola di legge, che considera consumato il reato nel luogo il cui il contribuente ha il domicilio fiscale, allora «deve applicarsi il criterio residuale del luogo di accertamento del reato», cioè delle prime indagini fatte dal pm Robledo a Milano.

Depone per la complessità della materia il fatto che negli ultimi due anni alcune banche, pur rivendicando correttezza, abbiano preferito transare con il fisco: Intesa Sanpaolo per 270 milioni, Mps per 260, Banco Popolare per 210, Bpm per 200, Unicredit per 191 su due anni, Credem per 54. E solo ieri - 7 mesi dopo che il gip Andrea Salemme respinse il 21 novembre 2011 la richiesta di archiviazione del responsabile degli affari fiscali di Deutsche Bank per frode fiscale e diede al pm Carlo Nocerino 10 giorni per formulare l'imputazione coatta per truffa aggravata allo Stato - il pm ha chiesto il rinvio a giudizio del manager circa la tassabilità di 51 milioni di dividendi.


2 - L'ELUSIONE E LO STOP AL COLPO DI SPUGNA...
Mario Sensini per il "Corriere della Sera"

Nessun colpo di spugna. Dopo le osservazioni del Quirinale, e un mese di discussioni interne, il governo ha riscritto le norme penali relative all'elusione contenute nella delega per la riforma fiscale approvata lo scorso aprile, ma non ancora trasmessa al Parlamento. E scongiurato il rischio che l'introduzione del nuovo reato di abuso del diritto comportasse una bella sanatoria sul passato. Ne avrebbero beneficiato, ovviamente, anche i vertici delle banche italiane, piccole e grandi, «pizzicate» dal fisco in questi ultimi anni ad eludere il pagamento delle imposte con una serie incredibile di artifizi.

Finite nel mirino del fisco non grazie ad una legge che prevedesse il reato penale legato ad alcune fattispecie di elusione (che non c'era e che si voleva introdurre con la delega), ma grazie alle sentenze della Cassazione che hanno creato giurisprudenza. Sulla base della quale le Entrate hanno contestato ai soli «grandi contribuenti» 5,5 miliardi di maggior reddito, incassandone quasi 2 tra imposte e sanzioni. Con il vecchio testo della delega, stante la non retroattività dei reati penali, l'effetto sanatoria era scontato. Non sarà così, perché nel nuovo testo, si dice, ci sarà solo una norma interpretativa che terrebbe conto della giurisprudenza. Attesa all'ultima verifica del Consiglio dei ministri venerdì prossimo.

 

 

alessandro-profumoBARCLAYSGIULIO TREMONTI GIUSEPPE MUSSARI CORRADO PASSERA jpegMASSIMO PONZELLINI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”