1- L’EX BANCHIERE SILURATO DA UNICREDIT CON LA MOSTRUOSA LIQUIDAZIONE DI 40 MILIONI DI EURO CHE IL PD DI BERSANI & LETTA VOLEVA CANDIDARE AL MINISTERO DELL’ECONOMIA, HA DA RISOLVERE PRIMA DI DEDICARSI ALLA POLITICA UNA PICCOLA GRANA DEL VALORE DI 245 MILIONI DI EURO, AFFRONTANDO ANCHE UN’ACCUSA GIUDIZIARIA PESANTUCCIA, PERCHÉ È INDAGATO DALLA PROCURA DI MILANO INSIEME AD ALTRE 16 PERSONE (EX SUOI COLLABORATORI E BANCHIERI INGLESI DEL GRUPPO BARCLAYS) PER IL REATO DI “DICHIARAZIONE FISCALE FRAUDOLENTA MEDIANTE ALTRI ARTIFICI” 2- NON SOLO UNICREDIT. TRA POCO, SECONDO FONTI LEGALI, SI UNIRANNO ALL’EVASIONE FISCALE INTESA E MPS E BPM. MANCA ALL´APPELLO MEDIOBANCA, POTREBBE NON TARDARE 3- PARTICOLARE DESTINATO A FAR RUMORE: IL CONSULENTE FISCALE DELL’OPERAZIONE “BARCLAYS-BRONTOS” È LO STUDIO VITALI ROMAGNOLI PICCARDI, QUELLO FONDATO DA TREMONTI E DA CUI IL MINISTRO DEL TESORO È USCITO PER LA SUA LUNGA ATTIVITÀ DI GOVERNO

1- PROFUMO DI FRODE
Franco Bechis per "Libero"

Alessandro Profumo, l'ex banchiere che il Pd voleva candidare a palazzo Chigi o quanto meno al ministero dell'Economia, ha da risolvere prima di dedicarsi alla politica una piccola grana del valore di 245 milioni di euro, affrontando anche un'accusa giudiziaria pesantuccia, perché è indagato dalla procura di Milano insieme ad altre 16 persone (ex suoi collaboratori e banchieri inglesi) per il reato di "dichiarazione fiscale fraudolenta mediante altri artifici".

Profumo è insomma accusato di avere evaso il fisco fra il 2007 e il 2008 per una cifra gigantesca, perché in qualità di amministratore delegato di Unicredit aveva firmato una serie di operazioni finanziarie molto complicate che solo apparentemente erano apparse un acquisto di pronti contro termine effettuato con la filiale milanese della Barclays bank, colosso del credito britannico.

Secondo l'Agenzia delle Entrate, che aveva sequestrato da tempo in una serie di ispezioni tutta la documentazione esistente in banca, Profumo avrebbe fatto travestire un'operazione finanziaria da acquisto di pronti contro termine al solo fine di non pagare le tasse dovute, visto che il 95% di quell'acquisto fittizio per legge poteva essere dedotto dal reddito della banca.

Per questo il pm milanese Alfredo Robledo che dal 2009 stava conducendo un'inchiesta sull'operazione, ha sequestrato ieri 245 milioni di euro a Unicredit, somma che è stata ritenuta pari all'indebito vantaggio fiscale ottenuto con quella operazione. L'inchiesta giudiziaria - ed è una delle rarissime volte che accade - è nata in realtà da una inchiesta giornalistica sulla evasione fiscale del gruppo Barclays pubblicata dal Guardian il 16 marzo 2009.

Secondo David Leigh e Felicity Lawrence, i due giornalisti che avevano lavorato su un documento messo on line per dispetto da un dipendente della stessa Barclays (che era stato costretto ad andare via), la banca inglese aveva evaso in patria e all'estero grazie alla complicità di alcuni banchieri qualcosa come 4 miliardi di sterline.

Fra i paesi c'era anche l'Italia e si ipotizzava una operazione finanziaria messa in campo con Banca Intesa, Unicredit Banca spa, Unicredit corporate banking spa e Unicredit Banca di Roma spa. In realtà Corrado Passera rifiutò quella operazione, tenendo al riparo la sua Banca Intesa dai guai. Profumo invece ha trascinato in quella disavventura l'istituto che poco tempo dopo gli avrebbe pagato una delle liquidazioni più alte che si siano mai registrate in Italia: 40 milioni di euro, più due da versare in beneficenza.

L'inchiesta giornalistica inglese è stata ripresa e corredata di nuovi particolari in Italia da Francesco Bonazzi sull'Espresso, e a quel punto si è mossa l'Agenzia delle Entrate. Dopo le prime ispezioni ha trasmesso il materiale con le proprie osservazioni alla procura di Milano per l'individuazione dei reati compiuti e i provvedimenti di competenza. Profumo per altro non ha fatto cenno del guaio nell'ultimo bilancio Unicredit da lui firmato, quello relativo al 2009 quando già si erano mosse Agenzia delle Entrate e procura di Milano.

Il suo successore, Federico Ghizzoni, ha invece subito avviato l'operazione trasparenza collaborando con le autorità. Nel bilancio 2010 dell'istituto si segnalava l'operazione «Barclays Brontos» spiegando che "nel corso degli esercizi 2007, 2008 e 2009 per importi diversi e a diverse condizioni economiche, Unicredit Banca spa, Unicredit Corporate Banking spa e Unicredit Banca di Roma spa hanno posto in essere una tipologia di operazione finanziaria strutturata con la Filiale di Milano della banca inglese Barclays Plc, denominata Bronots da quest'ultima.

L'operazione consiste in una operazione di pronti contro termine effettuato fra la filiale di Milano di Barclays Plc e le banche del gruppo Unicredit citate avente come sottostante strumenti finanziari emessi da una società lussemburghese detenuta integralmente dal gruppo Barclays e denominati in lire turche. Nella prima metà del 2009 la procura di Milano ha avviato una indagine.

Nella semestrale al 30 giugno 2011 Ghizzoni ha fatto aggiungere qualche particolare in più, spiegando che il 21 giugno scorso la Guardia di Finanza aveva notificato a Unicredit i processi verbali di contestazione di alcune operazioni secondo cui era stato scoperto un debito di imposta da 444,6 milioni di euro. Di questi «269 erano relativi all'operazione Brontos e 175 milioni concernenti le altre operazioni di finanza strutturata effettuate dal 2006 al 2008».

In consiglio, Profumo parlò del caso Brontos solo alla vigilia del Natale 2009, fra le contestazioni degli altri consiglieri. E citò un particolare che rischia ora di fare parecchio rumore: a considerare lecita l'operazione era stato nel 2007 un parere dello studio Vitali, Romagnoli e Picardi. In quello studio era tornato socio quell'anno l'attuale ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che si sarebbe dimesso solo l'anno successivo, una volta tornato al governo.

2- TUTTI I TRUCCHI DEGLI ISTITUTI PER PAGARE MENO TASSE E SEMPRE CON I CONSIGLI DELL´EX STUDIO TREMONTI
Andrea Greco per "la Repubblica"

Così fa(ceva)n tutti. I più grandi istituti italiani, navigando tra le norme - specie una sugli interessi su titoli statali di paesi emergenti - tra 2004 e 2009 hanno postato all´estero profitti realizzati in Italia. Con l´ausilio di banche terze - Barclays per Unicredit, ma molte altre straniere sono state clienti del resto del plotone - montavano operazioni strutturate per tenere un po´ di entrate fuori dal paese che vanta il tax rate alle imprese più alto d´Europa. E risparmiare qualche miliardo di euro in tasse.

L´Agenzia delle entrate non ha gradito e ha bussato ai loro sportelli con notifiche, accertamenti, istruttorie. Un anno fa le transazioni "minori": Bpm per 200 milioni, Banco popolare per 210 milioni, poi Credem per 54 milioni. Ora stanno arrivando i pesci grossi: prima Unicredit, che, a parte il sequestro legato a "Brontos" resta intenzionata a transare entro l´anno, per un centinaio di milioni.

Tra poco, secondo fonti legali, si uniranno Intesa Sanpaolo e Mps. Manca all´appello Mediobanca, potrebbe non tardare. Secondo stime degli analisti bancari, il Fisco ha chiesto al sistema tasse aggirate per 2-3 miliardi, e se tutte le banche sceglieranno i miti consigli potrebbe accontentarsi di un terzo del richiesto. Fino a un miliardo dunque.

Particolare degno di nota: il consulente fiscale che ha sbaragliato la concorrenza su questi dossier (se ne sono avvalsi Credem, Banca popolare di Milano, Unicredit, Intesa Sanpaolo, probabilmente altri) è lo studio Vitali Romagnoli Piccardi, quello fondato da Giulio Tremonti e da cui il ministro del Tesoro è uscito per la sua lunga attività di governo, nel dicastero che guida tra l´altro il Fisco.

Tra i banchieri ce n´è qualcuno scocciato perché, si dice, anni fa lo stesso studio avrebbe fornito dei nulla osta a procedere, che nel tempo hanno lasciato il posto a esortazioni a transare «perché il Fisco era arrabbiato, stavano pagando tutti, era più prudente», racconta uno di loro, che opera al Nord. Due pareri antitetici, due parcelle che si accumulano.

La banca di Piazza Cordusio, curiosamente, si stava accingendo a transare in sede civile, per 100 milioni si dice, quando è stata raggiunta dal fulmine della procura milanese sul penale. La rivale Intesa Sanpaolo, cui sono stati contestate operazioni effettuate nel 2005 per totali 588 milioni, aveva fatto ricorso in commissione tributaria. Ma negli ultimi mesi si stava accingendo a negoziare. Così dovrebbe fare Mps che - malgrado i ricorsi e malgrado in semestrale giudicasse «remota» l´ipotesi - starebbe allineando le aspettative del mercato su un forfait da 2-300 milioni.

A far capitolare le banche, dice un banchiere, è la strategia scientifica dell´Agenzia, che con un cambio di passo ha iniziato a contestare a tappeto 3-4 tipi di operazioni, a suo dire colpevoli di «abuso di diritto»: significa usare le norme al solo fine di aggirare o ridurre le aliquote. Due le tipologie più critiche: l´investimento in bond esteri che subivano la ritenuta fuori patria, poi detratta in Italia, e che hanno dato vita a fenomeni di "doppio impiego" (in cui detraeva anche lo straniero); e compravendite estero-Italia di azioni italiane prima dello stacco dividendi, per pagarci meno tasse sopra.

 

ALESSANDRO PROFUMO ALESSANDRO PROFUMO E MOGLIE SABINA RATTI ALESSANDRO PROFUMO E SABINA RATTI ALESSANDRO PROFUMO Corrado Passera Alfredo Robledo Federico Ghizzoni UNICREDIT GIULIO TREMONTI enrico_vitaliMEDIOBANCABARCLAYSlogo BPM

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