MONTE DEGLI SCAZZI DI SIENA! - ARROGANCE PROFUMO IGNORA LE RACCOMANDAZIONI DELLA FONDAZIONE MPS E VA AVANTI COME UN CARRARMATO VERSO L’AUMENTO DI CAPITALE: COINVOLTO IL SUO EX COMPARE ERMOTTI (UBS) - INTANTO IL GOTHA DELLA POLITICA SENESE DI RITO PIDDIN-DIESSINO SFILA IN PROCURA PER L’INCHIESTA ANTONVENETA: IN MANO AI MAGISTRATI UN MUCCHIO DI INTERCETTAZIONI (NON SOLO SENESI). MOODY’S DECLASSA IL TITOLO MPS A LIVELLO JUNK: CROLLO IN BORSA (-6%)…

1 - PROFUMO CHIAMA ERMOTTI, MPS ACCELERA SULL'AUMENTO DI CAPITALE...
Camilla Conti e Gianluca Paolucci per "La Stampa"


L'ex numero uno del Monte dei Paschi, Giuseppe Mussari, non ha ricevuto alcun avviso di garanzia relativamente all' inchiesta sull'acquisto di Antonveneta aperta dalla Procura di Siena. Lo ha dichiarato lui stesso ieri aprendo i lavori dell' esecutivo dell' Abi, di cui è presidente. Secondo indiscrezioni raccolte dall'agenzia MFDowjones da un banchiere presente all'incontro, Mussari ha infatti voluto precisare la sua posizione chiedendo se ci fossero domande o richieste di chiarimenti da parte dei presenti.

Nessuno è intervenuto e quindi il presidente dell' Abi ha proceduto alla trattazione dei temi all' ordine del giorno dell'esecutivo. A Siena, intanto, i nuovi vertici di Mps fanno i conti con il futuro. E' già partita la caccia ai nuovi potenziali investitori destinati a prendere il posto della Fondazione che non potrà partecipare all'aumento di capitale da 1 miliardo su cui lo scorso 9 ottobre il cda ha incassato la delega dall'assemblea dei soci.

Aumento ritenuto necessario dalle Autorità di vigilanza per mantenere nel tempo l'autonomia della banca senese oggi appesa al paracadute dei Monti bond. «Necessario ma non lo prevediamo a breve», aveva però sottolineato il presidente Alessandro Profumo davanti al parterre degli azionisti riuniti a Siena.

In realtà, secondo quanto riferiscono fonti finanziarie, il management avrebbe già cominciato dopo l'assemblea, a sondare la disponibilità di alcuni advisor cui affidare l'incarico di seguire il delicato dossier. In primis la svizzera Ubs oggi guidata da Sergio Ermotti che Profumo conosce bene perché lo aveva voluto a Unicredit tra i suoi quattro vice e con il quale si dice il presidente del Monte sia rimasto in ottimi rapporti.

Quanti agli attuali soci privati del Monte,partecipare pro quota alla ricapitalizzazione comporterebbe sacrifici non indifferenti. Come la new entry Menarini, società farmaceutica della famiglia Aleotti, alle prese con la spending review sui farmaci e con l'annuncio di 1000 esuberi. O come la Unicoop Firenze, il colosso delle cooperative toscane guidato da Turiddo Campaini che ha chiuso il 2011 in perdita per 44 milioni contro i 33 milioni di utile dell'anno precedente.

La partecipazione in Mps del 2,7% è tenuta a bilancio per 306 milioni che vogliono dire 96 centesimi per azione. Con il Monte in Borsa a poco più di 23 centesimi, la svalutazione implicita supera già i 200 milioni. Non solo. Anche il rapporto tra Mps e il suo partner assicurativo (e socio col 3,7%) Axa dovrà essere rivisto alla luce del piano di chiusure e cessioni di filiali che il Monte ha già in parte realizzato. I vecchi accordi prevedono che il prezzo dell'alleanza sia legato al numero di sportelli a cui la compagnia francese avrebbe avuto accesso per distribuire le polizze. Intanto in serata l'agenzia Moody's ha tagliato il rating di Mps di due gradini a Ba2 da Baa3, ovvero a livello spazzatura.

2 - MPS: POLITICI SENESI SENTITI DAI PM...
Luca Gualtieri per "Milano Finanza"

Si allarga il raggio delle indagini condotte dalla Procura di Siena sull'operazione Monte dei Paschi Antonveneta. Come anticipato da MF-Milano Finanza, nei giorni scorsi i magistrati hanno sentito alcuni esponenti di punta della politica locale come persone informate dei fatti. In particolare, i pm hanno convocato gli ex sindaci di Siena Maurizio Cenni e Franco Ceccuzzi (che all'epoca dell'acquisizione di Antonveneta era segretario del Pd senese) e l'ex presidente della Provincia Fabio Ceccherini.

In base alle ricostruzioni, si sarebbe trattato di colloqui molto approfonditi, anche se per il momento i contenuti restano top secret. L'obiettivo dei titolari dell'inchiesta (Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Nicola Marini) è fare luce sull'operazione che portò nel 2007 il Monte a mettere sul piatto ben 9 miliardi per comprare la banca padovana dal Santander. Le ipotesi di reato al vaglio dei magistrati sono manipolazione del mercato e ostacolo alle funzioni delle autorità di vigilanza e nel registro degli indagati sarebbero finiti almeno quattro dirigenti o ex dirigenti dell'istituto.

Proprio negli ultimi giorni a Siena si è assistito a una sensibile accelerazione dell'inchiesta. Giovedì 11 gli uomini della Guardia di Finanza avrebbero compiuto nuove acquisizioni di documenti nella sede della Fondazione Mps, che detiene la maggioranza relativa del capitale della banca, nell'ambito della stessa inchiesta. Non solo. Secondo organi di stampa, i pm avrebbero iscritto nel registro degli indagati l'ex presidente Giuseppe Mussari, anche se per il momento la notizia non ha ancora trovato conferire ufficiali.

Ieri peraltro, durante i lavori dell'esecutivo Abi che si è tenuto a Roma, Mussari ha spiegato di non aver ricevuto nessun avviso di garanzia. Secondo quanto riportato dall'agenzia MF-Dowjones, al termine dell'intervento Mussari ha chiesto se ci fossero domande o richieste di chiarimenti da parte dei presenti, ma nessuno ha avanzato obiezioni. In ogni caso la voce sull'iscrizione di Mussari nel registro degli indagati ha creato scompiglio a Siena, dove da tempo il mondo politico ed economico si divide sul passato e sul destino del Monte.

E chiaro a molti che l'indagine in corso potrebbe avere effetti decisivi sul complesso gioco di poteri e contropoteri che reggono il sistema-Siena, anche se per il momento è arduo, se non impossibile, prevedere questi delicati sviluppi. Intanto in Mps resta alta la tensione sulla vertenza sindacale per il nuovo piano industriale. Ieri il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha comunque precisato che per il momento la banca non ha chiesto nessun intervento al governo sulla vicenda. «Il ministero segue da vicino la vicenda», ha comunque fatto sapere Fornero.

3 - MPS: SOFFRE IN BORSA (-6%) TRA FORTI SCAMBI...
(ANSA) - Si rafforza in Borsa la corrente di vendite sul Monte dei Paschi di Siena con Moody's che ha tagliato il rating da 'Ba2' da 'Baa3': dopo il passaggio in asta di volatilita' il titolo cede il 6,2% a 0,23 euro. Forti gli scambi: sono passate di mano 130 milioni di azioni, oltre l'1% del capitale e la meta' della media dell'ultimo mese. (ANSA).

 

alessandro profumo ALESSANDRO PROFUMO montepaschi siena sedeSergio Ermotti ALBERTO GIOVANNI ALEOTTI CECCUZZI giuseppe mussari alessandro profumo GIUSEPPE MUSSARI Gabriello Mancini

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?