LA RETE E’ (QUASI) FEMMINA - DA MARISSA MAYER A SHERYL SANDBERG, LO STRAPOTERE DEI MASCHI NELLE MEGASOCIETÀ HI-TECH VACILLA

Mauro Munafò per "L'Espresso"

Cupertino, 10 settembre 2013. Le telecamere di tutto il mondo sono puntate sul palco da cui Apple sta presentando i suoi nuovi prodotti. E mai come in questo caso la notizia è in ciò che manca: una donna. Durante tutto l'evento si alternano sulla scena i leader dell'azienda fondata da Steve Jobs: Tim Cook, Philiph Schiller, Jony Ive, Craig Federighi. Un club solo maschile.

Poche immagini possono rendere meglio di questa l'attuale situazione del settore tecnologico e Web, identificato come uno dei più "progressisti", ma ancora saldamente in mano a una gerarchia maschile. Uno strapotere con solo qualche spiraglio lasciato alle donne, mosche bianche ai vertici dell'hi-tech. Spiraglio che però sembra iniziare ad allargarsi. Soprattutto grazie alle storie di successo di alcune "lady" del Web. Che lavorano anche per spianare la strada a chi vorrà emularle.

MARISSA MAYER, AMMINISTRATORE DELEGATO DI YAHOO!
Della sua femminilità ha fatto un marchio di fabbrica, tanto da essere celebrata su "Vogue". E ha un compito enorme: riportare la società ai fasti di un tempo, quando non c'erano Facebook o Google ad appannarne il lustro (e i guadagni).

Una missione già fallita da altri, ma che al momento sembra vederla vincente: valore delle azioni raddoppiato dal suo arrivo l'anno scorso, l'acquisto miliardario del sito di blogging Tumblr e l'aumento dei visitatori con storico sorpasso su Google negli Stati Uniti. Quasi una vendetta per Marissa, che di Google era stata la prima dipendente donna e uno dei vertici, fino a quando il suo ex fidanzato Larry Page ha deciso di tenerla fuori dal giro che conta.

Cacciata dal cerchio magico, Mayer, 38 anni e da poco madre, ha accettato la sfida della concorrenza e ha puntato tutto sul rendere di nuovo "cool" la sua società: non un vezzo stilistico, ma una necessità per attirare gli ingegneri migliori della Silicon Valley, pagati a peso d'oro dai giganti californiani. Con il suo arrivo è iniziata la rivoluzione: basta telelavoro che "peggiora il morale", nuovo logo, restyling e cambio dei vertici. E anche una nuova policy sulla maternità: otto settimane di congedo familiare per i neogenitori in azienda, con bonus aggiuntivo di 500 dollari.

SHERYL SANDBERG, DIRETTORE OPERATIVO DI FACEBOOK
È la donna più importante della Rete, al sesto posto nella graduatoria delle potenti del mondo stilata da "Forbes", appena dietro Hillary Clinton e Michelle Obama. Sheryl Sandberg, 44 anni e due figli, non è il numero uno di Facebook, ma senza di lei il social network inventato da Mark Zuckerberg probabilmente non sarebbe diventato il colosso che è oggi.

Ai piani alti aziendali dal 2008 dopo essere stata a Google, Sandberg ha portato un po' di razionalità nella spensierata società californiana: si è concentrata sulla pubblicità, indispensabile fonte di guadagno per il social network, e ha avviato un'aggressiva campagna di reclutamento tra i dipendenti delle concorrenti. Un'attività che l'ha resa abbastanza impopolare proprio dalle parti di Google, "scippata" di numerosi talenti.

Oggi seduta anche nei consigli di amministrazione di giganti come Starbucks e Disney, Sandberg è diventata un'icona femminista grazie a un ispirato discorso nella conferenza Ted (dal titolo "Perché abbiamo poche donne al potere") e al suo recente libro "Lean In", in cui spiega come le donne possono ottenere il giusto riconoscimento sul posto di lavoro e senza sacrificare la propria vita. Un caso editoriale, pubblicato in Italia col titolo "Facciamoci Avanti", che ha dato vita anche a una fondazione.

JULIE LARSON-GREEN VICEPRESIDENTE ESECUTIVO DI MICROSOFT
Per ora è conosciuta solo tra gli addetti ai lavori, essendo una tra i dodici vicepresidenti esecutivi di Microsoft. Ma nel futuro di Julie Larson-Green, 51 anni, potrebbe esserci la poltrona un tempo di Bill Gates, su cui oggi è seduto Steve Ballmer, in procinto di andare in pensione.

Nominata da poco al vertice del ramo "devices", che include anche la console Xbox, Julie è oggi la donna più importante nell'industria dei videogame: un settore che, per quanto riguarda il maschilismo, ha poco da invidiare al Web. Larson- Green si è fatta strada a Redmond supervisionando il design di Office 2007 e Windows 7 e arrivando per un breve periodo a dirigere proprio l'area Windows, gioiello (un po' sbiadito) della corona Microsoft. Forse proprio la conoscenza profonda delle bizantine dinamiche interne permetterà a Julie di arrivare al vertice dell'azienda di Seattle.

MEG WHITMAN AMMINISTRATORE DELEGATO HEWLETT-PACKARD
Parti da una piccola società con 30 dipendenti e trasformala in un gigante con 15 mila lavoratori, otto miliardi di ricavi e trenta filiali nel mondo. È quello che ha fatto Meg Whitman con un sito sconosciuto a partire dal 1998, facendolo diventare il leader mondiale delle aste on line: eBay.

Dieci anni al vertice della compagnia costellati da una crescita vertiginosa l'hanno resa una delle donne più ricche del pianeta, con quasi due miliardi di dollari di ricchezza stimata. Un susseguirsi di trionfi interrotto nel 2008, quando Whitman abbandona eBay per dedicarsi alla carriera politica e tentare la scalata alla poltrona di governatore della California.

Scalata che supera l'ostacolo delle primarie repubblicane ma che si interrompe con la sconfitta per mano del democratico Jerry Brown. Finita la parentesi politica Whitman, 57 anni e due figli, è tornata nel suo campo, prendendo le redini del produttore di computer Hp, in crisi. La scommessa di Meg è un piano di rilancio in cinque anni per portare la compagnia fuori dal guado. Una sfida contro il tempo, in un mondo dove le stampanti e i computer che hanno fatto la ricchezza di Hp lasciano il passo ai tablet e al cloud, su cui la società è assai più debole.

URSULA BURNS AMMINISTRATORE DELEGATO XEROX
Per capire l'eccezionalità di Ursula Burns basta guardarla: in un mondo in cui trovare una donna ai vertici dell'hi-tech è una rarità, avere una donna di origine afroamericana al posto di comando è un fatto unico. Cresciuta in una famiglia povera e senza il padre, ha iniziato alla Xerox come stagista e in vent'anni ne ha scalato le gerarchie, arrivando nel 2009 al posto di amministratore delegato appena lasciato da un'altra donna: Anne Mulcahy.

Proprio al binomio Mulcahy- Burns, per quasi dieci anni al lavoro fianco a fianco, si deve il salvataggio della Xerox e la sua trasformazione: da società di stampanti e fotocopiatrici a multinazionale di servizi per le aziende. Un cambiamento epocale per la multinazionale di Rochester, 140 mila dipendenti in 160 paesi, che conta nei prossimi anni di ricavare appena un terzo dei profitti da toner e stampanti per lasciare il posto ai nuovi business. Non male per una signora, 53 anni e due figli, a cui alla fine delle scuole superiori suggerirono di andare a fare l'infermiera o la suora: «Ed è stato in quel momento che ho capito che avrei dovuto fare da sola».

 

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