rete tim pietro labriola dario scannapieco henry kravis kkr

UNA RETE A STELLE STRISCE – C'È PIÙ DI UNA RAGIONE GEOPOLITICA CHE SPINGE IL FONDO KKR NELLA TRATTIVA PER LA RETE UNICA DI TIM - IL FONDO AMERICANO HA OTTIME RELAZIONI COL GOVERNO DI WASHINGTON, IL DIPARTIMENTO DI STATO E LE PROPAGGINI USA IN EUROPA – IN ITALIA KKR PUÒ CONTARE SUL “SUPPORTO” DEL CAPO DI GABINETTO CAPUTI A PALAZZO CHIGI E DELL’EX MINISTRO GRILLI, ARRUOLATO DA JP MORGAN – LA SCELTA DI LABRIOLA SUGLI AMERICANI CHE NEL BREVE PERIODO SI PRENDONO LE RETI AFFIANCATI DA UN’ENTITÀ PUBBLICA E POI LE CEDONO DOPO AVER GUADAGNATO, RIFLETTE I MUTATI EQUILIBRI DEL GOVERNO. IL GUAIO È CHE A DECIDERE, ALLA FINE, È VIVENDI...

Estratto dell'articolo di Carlo Tecce per “L'Espresso”

 

PIETRO LABRIOLA

Eccoci, coraggio, stavolta davvero: è pronta la rete unica nazionale con Tim che torna allo Stato o forse non esattamente, comunque una rete unica telefonica, rame e fibra, cavetti e spinotti, soprattutto per le connessioni ultraveloci. Già letto ai tempi del liceo? Non vi preoccupate. Questo annuncio non scade mai […]

 

Adesso cosa c’è di nuovo, però, al punto da parlarne con tale insistenza: niente di speciale, soltanto che la vecchia Tim (o Telecom, se preferite) deve fermare l’agonia. Ha bisogno di denaro. Ha bisogno di futuro. Oggi capitalizza 5,8 miliardi di euro in Borsa, sette anni fa erano quasi 16.

 

[…]

 

I SOCI DI TIM

La cosa che c’è di nuovo è una grossa, e non è italiana: il governo di Giorgia Meloni, un governo di centrodestra di volenterosi patrioti, al momento (chissà quanto duraturo) è convinto che la rete unica nazionale passi per il fondo americano Kkr. Per ragioni di sopravvivenza di Tim. E anche geopolitiche.

 

Per capirci è opportuno liofilizzare una decina delle ultime diecimila puntate. Oggi il primo azionista di Tim, 50.392 dipendenti (di cui 9.395 in Brasile) e 21 miliardi di euro di debiti, è il gruppo francese Vivendi col 23,75 per cento, il secondo è lo Stato col 9,81 di Cassa depositi e prestiti.

 

PIETRO LABRIOLA TIM

La stessa Tim controlla col 58 per cento FiberCop, l’azienda che posa la fibra ottica. Lo scorporo in miniatura fra rete primaria (quella che arriva alla cabina) e rete secondaria (quella che arriva in casa) fu realizzato dall’ex amministratore delegato Luigi Gubitosi col contribuito necessario di Kkr, il fondo che detiene il 37,5 per cento di FiberCop, il restante 5,5 è di Fastweb.

 

Il rivale diretto di FiberCop è OpenFiber, azienda di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp Equity) con la sostanziosa quota del 40 per cento in mano al fondo australiano Macquarie che è subentrato a Enel. La concorrenza fra due società che fanno riferimento allo Stato, in parte o in tutto, ha impedito allo Stato di portare le connessioni ultraveloci nelle zone di provincia più isolate (meno redditizie) - il divario digitale si colma quando pure il comune più piccino ha uguali condizioni - e di immaginare una rete unica che fosse totalmente unica.

henry kravis

 

Oggi la tenzone riguarda le due offerte per le reti in rame e fibra di Tim e non i servizi commerciali, aziendali e il Brasile: c’è Macquarie col supporto pubblico di Cdp, c’è il fondo americano Kkr in solitaria. Entrambi hanno oscillato dai 19 ai 21 miliardi di euro e non soddisfano le richieste/pretese di Vivendi che sono fissate a 31 e potrebbero scendere a 26 circa.

 

La multinazionale guidata da Vincent Bolloré, detto requin (lo squalo), in sette anni ha assistito al deteriorarsi del valore di Tim e dunque del suo investimento: la perdita iscritta a bilancio è di 3,15 miliardi di euro. Kkr ha cominciato claudicante la gara Tim dopo la mai lanciata operazione di acquisto (Opa) in Borsa che prevedeva, per l’intero gruppo, 0,50 euro per azione, mentre il titolo fluttuava attorno alla metà, per una cifra complessiva di 11 miliardi di euro. Vivendi aveva comprato a 1,07 euro.

 

PIETRO LABRIOLA

Rifiutata l’Opa “amichevole”, durante il governo di Mario Draghi che aveva incaricato l’ad Dario Scannapieco di Cdp di occuparsene, Kkr si è defilata, mimetizzata, per tornare nel duello per le reti. L’avvento di Fratelli d’Italia ha amplificato il patriottismo ed esasperato la ricerca di un modo per riassegnare Tim al patrio dominio. La missione ha coinvolto, a poteri incostanti, i sottosegretari Giovanbattista Fazzolari e per delega specifica Alessio Butti, il ministro Adolfo Urso (Industria), il capo di gabinetto Gaetano Caputi (Palazzo Chigi). E logicamente il ministro Giancarlo Giorgetti (Tesoro).

 

La presidenza del Consiglio ha pensato addirittura di utilizzare direttamente il ministero dell’Economia e non uno strumento pubblico e autonomo come Cdp o un fondo di risparmio. La proposta di Cassa Depositi e Prestiti con gli australiani di Macquarie era giudicata migliore di quella di Kkr nonostante fosse inferiore, ma ha insito il difetto di essere subordinata al vaglio dell’Antitrust per la sovrapposizione OpenFiber/FiberCop.

 

vincent bollore

Il lungo mediare e riunirsi, oltre a far lievitare le parcelle dei consulenti, non ha condotto a nulla, se non all’ipotesi di rimozione dell’amministratore delegato Pietro Labriola, richiamato da Tim Brasile per risolvere, e in fretta, la traversia rete unica.

 

Per spingere il suo addio più in là, con dubbie possibilità di riuscita, Labriola ha concesso altre cinque settimane al fondo Kkr per ritoccare la sua offerta entro il nove giugno. In questo modo si scioglie la coppia Macquarie e Cdp. Vuol dire che gli americani potrebbero procurarsi un vantaggio determinante. Kkr vuole aggiungere 200 o 300 milioni di euro ai suoi 21 miliardi e lo fa consapevole non di persuadere Vivendi, ma di ottenere - con quasi due anni di ritardo - una trattativa in esclusiva.

 

BOLLORE' VIVENDI

Per comprendere il senso dei 21 miliardi, il disegno di Kkr va sminuzzato: 8 miliardi vanno a ridurre il debito, 2 scattano se si verificano precise situazioni, 1 abbondante è il prezzo di Sparkle con i suoi preziosi 600.000 km di cavi sottomarini che attraversano l’oceano Atlantico, il mare Mediterraneo e sui quali scorre l’80 per cento del traffico internet di Israele. L’aspetto più eclatante è che Kkr valuta FiberCop 12 miliardi di euro inclusi 3 di investimenti, quasi il doppio di Cdp-Macquarie, così da valorizzare il suo 37,5 per cento pagato 1,8 miliardi di euro neanche due anni fa.

 

CAVI FIBRA TIM

L’altra piaga sono i posti di lavoro: la società rete unica dovrebbe prendersi in carico 15.000 dipendenti su 50.000 abbondanti, 7.000 o al massimo 8.000 sono destinati al segmento commerciale, 4/5.000 a regime a quello pubblica amministrazione/aziendale. La società commerciale, che deve rivaleggiare con soggetti snelli come Iliad, Vodafone, Wind/Tre, si terrà una porzione del debito e non potrà partire imbrigliata. Già utilizzati in maniera massiccia i pensionamenti anticipati e già previste 2.000 uscite volontarie quest’anno, ci sono 20.000 esuberi. Un’enormità.

GAETANO CAPUTI

 

La scelta di Labriola sugli americani, che nel breve periodo si prendono le reti affiancati da un’entità pubblica e poi nel medio/lungo la cedono dopo aver guadagnato, riflette i mutati equilibri del governo.

 

Eclissati per svariati motivi Butti, Urso e Fazzolari, oggi su Tim incide parecchio Caputi, capo di gabinetto alla presidenza del Consiglio, lo scorso governo al Turismo, ex direttore generale di Consob e, particolare fondamentale, proveniente dalla covata di Vincenzo Fortunato al Tesoro, il capo di gabinetto più longevo della storia della Repubblica da Giulio Tremonti a Mario Monti sino a Vittorio Grilli.

 

VITTORIO GRILLI

Dopo una dozzina di anni, ex colleghi al Tesoro, Caputi e Grilli si ritrovano su Tim da posizioni diverse, ma non distanti. Jp Morgan è il consulente più importante del fondo Kkr per Tim e presso il governo la rappresenta Grilli assieme, per gli americani, ad Alberto Signori (base a Londra, vive in Svezia) e al vice James Gordon. Da lontano vigila un gran capo che conosce l’Italia, Johannes Huth.

 

La convergenza di intenzioni sul fondo americano tra presidenza del Consiglio (Caputi) e ministero del Tesoro (Giorgetti) è palese. Kkr è ricca e forte. Ricca perché gestisce aziende con un patrimonio cumulativo di 500 miliardi di euro, per esempio in Italia ha Cmc, Fedrigoni, Generalife, Magneti Marelli. Forte perché ha ottime relazioni col governo di Washington, il dipartimento di Stato e le propaggini Usa in Europa e in Italia.

 

pietro labriola

Per citarne una: il generale David Petraeus, ex direttore del controspionaggio Cia con Barack Obama, è «partner e chairman of the Kkr Global Institute». Non ci si deve far impressionare. Le reti di Tim sono una roba gigante per il gigante Kkr. Gli americani vogliono utilizzare il fondo dedicato alle infrastrutture.

 

Nel settore telefonico-internet ha quote in undici società, dalla Colombia alla Norvegia e poi Spagna, Olanda, Gran Bretagna, ma l’impegno finanziario complessivo è di 6,5 miliardi di euro. Perché fare la rete unica nazionale e affidarla agli stranieri è, per l’appunto, circostanza unica. Gli americani, però, non sono tanto stranieri. Un esecutivo fedele a Washington ha sempre voglia di mettere alla prova la sua fedeltà. Il guaio è che decidono i francesi di Vivendi. E sappiamo che i francesi fanno spesso dispetti al governo Meloni.

GAETANO CAPUTI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...