RIMPIANGERE EQUITALIA - LA TRUFFA DI “TRIBUTI ITALIA” E LA GIUNGLA DELLE RISCOSSIONI “FAI DA TE”: SONO OLTRE 80 LE SOCIETà ATTIVE NEL CAMPO FISCALE - DA GENNAIO 2013 I COMUNI DOVRANNO METTERE “A GARA” IL SERVIZIO RISCOSSIONE E SI TEME UN AUMENTO DELL’ “AGGIO” E UN SALASSO PER I CITTADINI - AVVISO AI NAVIGATI: E’ ANCHE L’OCCASIONE PER IMBOTTIRE LE “MINI EQUITALIA” DI AMICI E PARENTI DI POLITICI…

Luca Cifoni per Il Messaggero

«Ora basta, faremo da soli». Così si sono espressi nei mesi scorsi molti sindaci e amministratori locali mentre - complice la crisi - tra i loro cittadini cresceva il malumore nei confronti di Equitalia. In realtà è la legge a imporre dal prossimo anno di mettere a gara la riscossione degli enti locali, per quegli enti che finora si erano servite della società pubblica: il regime transitorio, previsto dalla legge del 2005, doveva terminare nel 2011 ed è già stato prolungato di due anni.

Ma a tre mesi dalla scadenza il passaggio al mercato procede lentamente, in mezzo a molte incognite. Tra cui il rischio concreto che il contribuente si trovi a pagare un aggio ben maggiore di quello, contestatissimo, di Equitalia. Intanto qualcuno degli enti che già negli anni scorsi si era rivolto a privati è incappato in qualche disavventura, che a volte, non solo nel caso di Tributi Italia, ha avuto strascichi penali.

Il settore della riscossione è stato rivoluzionato sette anni fa dalla decisione, presa da Giulio Tremonti e poi confermata dal governo di centro-sinistra, di riportare sotto il controllo pubblico un'attività fino ad allora sostanzialmente lasciata ad un arcipelago di società bancarie, che sono state progressivamente assorbite. Il guadagno in efficienza, almeno dal punto di vista del bilancio dello Stato, è testimoniato dall'incremento degli incassi da ruolo, passato dai 3,9 miliardi del 2005 agli 8,6 dello scorso anno.

Per gli enti locali la legge prevede comunque la concorrenza tra pubblico e privato, che sarà pienamente operativa con la fine del regime transitorio. Nel settore operano un'ottantina di società. Sono tutte iscritte ad un albo tenuto dal ministero dell'Economia e delle Finanze: possono farne parte soggetti privati o misti che abbiano i requisiti di onorabilità, di professionalità e finanziari (nel 1997 erano stati fissati a tre miliardi di lire per l'attività di riscossione nei Comuni con più di 10 mila abitanti).

Gli enti locali hanno naturalmente la possibilità di gestire in proprio la riscossione, volontaria o coattiva. In questo caso il problema, soprattutto per i piccoli, è disporre di strumenti e professionalità adeguati. Quelli che invece finora hanno fatto ricorso a Equitalia nelle sue varie articolazioni territoriali devono procedere con le gare; attualmente si servono della società pubblica, in tutto o in parte, 6.100 Comuni su poco più di 8.000.

In vista dell'anno prossimo tra i nodi da sciogliere c'è quello dell'aggio, la somma - che si aggiunge alla cartella - con cui viene remunerato il servizio di riscossione. Nel caso di Equitalia è fissato per legge ed è attualmente pari al 9 per cento dell'importo, diviso più o meno a metà tra cittadino ed ente locale se la cartella è pagata nei 60 giorni; oltre questa scadenza è interamente a carico del contribuente moroso.

La percentuale scenderà all'8 dal prossimo anno, e dovrebbe poi ulteriormente calare fino al 4 per cento, di pari passo con i recuperi di efficienza da parte di Equitalia. Il limite e le stesse modalità non valgono però per i privati, come recentemente stabilito dal Consiglio di Stato. Così nell'incertezza legislativa si è creata una situazione un po' paradossale in cui in alcuni Comuni sono stati prospettati aggi del 15-18 per cento, praticamente doppi rispetto a quello attuale, mentre l'applicazione letterale della sentenza dei magistrati di palazzo Spada potrebbe portare a porre le spese di riscossione a carico dell'intera collettività e non di chi è venuto meno ai propri doveri fiscali.

 

 

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