RIPARTONO LE SVENDITE RENZIANE! - FERROVIE, ENEL, POSTE, ENAV: ENTRO IL 2015 IL GOVERNO SVENDERÀ UN BEL PO’ DI PATRIMONIO PUBBLICO E SPERA DI INCASSARE 15 MILIARDI PER UNA MICRO-RIDUZIONE DEL DEBITO - ENI PER ORA RESTA COM’È

1. PRIVATIZZAZIONI DI NUOVO AL VIA: ARRIVA UNA TASK FORCE PER LE FS MA IL PD CHIEDE CHIAREZZA A LUPI

RENZI E PADOANRENZI E PADOAN

Lucio Cillis per “la Repubblica

 

Il 2015 sarà l’anno della nuova ondata di liberalizzazioni che potrebbe portare in cassa fino a 15 miliardi di euro.

 

Enel, Poste Italiane, Ferrovie dello Stato, Sace, Enav, al netto di Ansaldo Breda e Ansaldo Sts in dirittura d’arrivo e del positivo esordio in Borsa di Rai Way (titolo in rialzo del 4,68%), sono in cima all’agenda del ministero dell’Economia e dei Trasporti.

Ieri Pier Carlo Padoan e Maurizio Lupi hanno chiamato a rapporto i vertici di Fs per una riunione decisiva che ha avviato il percorso verso la quotazione dei treni pubblici.

 

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

L’ipotesi sul tavolo è quella di mettere sul mercato una fetta pari al 40% dell’intera holding, per un incasso tra i 3 e i 6 miliardi. Per procedere rapidamente sulla strada che entro il prossimo anno porterà le “Frecce” (e non solo) in Borsa, ieri è stato costituita una task force, che il ministero dell’Economia chiama «gruppo di lavoro congiunto», con l’obiettivo «di predisporre tutte le misure necessarie all’apertura del capitale della società e alla sua quotazione».

 

Il ministro Padoan punta a chiudere in fretta il dossier Ferrovie (almeno nella sua prima fase), anche perché negli uffici di Piazzale della Croce Rossa oggi è palpabile la resistenza alla cessione ai privati di tecnologie e knowhow con 110 anni di vita alle spalle.

 

E dal Pd partono i primi segnali di nervosismo verso la privatizzazione: «Da Fs ad Ansaldo — dice Michele Meta presidente della commissione Trasporti alla Camera — è stato avviato un percorso di riforma del trasporto pubblico locale. Si tratta di temi che richiedono con molta urgenza che il ministro Lupi venga a riferire in commissione».

RENZI E LETTA ALL ASSEMBLEA NAZIONALE PDRENZI E LETTA ALL ASSEMBLEA NAZIONALE PD

 

Non sarà però facile ottenere dalle privatizzazioni quanto previsto. Il momento non è certo dei migliori e la strategia del ministero dell’Economia, in questo momento, mira — soprattutto nel caso di Enel — a dare luce verde al collocamento in un periodo meno turbolento per Piazza Affari. Per il 5% del gruppo elettrico, ad esempio, è previsto un incasso non inferiore ai 2 miliardi di euro.

 

Cifra oggi lontana dalla realtà del titolo Enel. Per arrivare ai 15 miliardi preventivati da qui alla fine del prossimo anno, occorrerà piazzare il colpo al momento giusto anche nel caso di Poste Italiane. Il gruppo guidato da Francesco Caio non sarà pronto a scendere in Borsa prima della metà del prossimo anno e il corrispettivo atteso per il collocamento del 49% è inferiore ai 4 miliardi. Altri 3 miliardi potrebbero entrare con la privatizzazione del pacchetto di maggioranza del gruppo assicurativo e finanziario Sace mentre sull’Enav, ente per l’assistenza al volo, le aspettative non vanno oltre i 300 milioni.

 

 

2. IL GOVERNO ACCELERA: SUBITO IL 5% DI ENEL POI SUL MERCATO ANDRÀ IL 40% DI FERROVIE

Claudio Tito per “la Repubblica

 

MICHELE 
ELIA
MICHELE ELIA

Sulla scrivania del ministro dell’Economia il dossier si è improvvisamente riaperto. Con alcune correzioni rispetto al passato, ma con una tempistica fatta di appuntamenti piuttosto scadenzati.

 

Il fascicolo è quello delle privatizzazioni, messo in naftalina nella prima fase del governo Renzi e ora rispolverato e rivisto rispetto al programma studiato dall’esecutivo Letta. E con un paniere di aziende controllate dallo Stato decisamente ricco: dall’Enel alle Fs, dalle Poste all’Enav fino alla Sace. Ma il primo passo sarà proprio quello della società elettrica. La nuova tranche del 5% di azioni è a un passo dalla cessione.

 

francesco staracefrancesco starace

La procedura è ormai completata: basta un “clic” e si può avviare. A via XX Settembre aspettano solo il momento «buono». Ossia che il mercato sia in grado di raccogliere un’offerta di questo tipo. Che nelle aspettative dell’esecutivo dovrebbe portare nelle casse pubbliche circa due miliardi. Ad eccezione della prossima settimana, quando negli Stati uniti si festeggia il Thanksgiving (il giorno del ringraziamento) e generalmente l’attività borsistica si riduce sensibilmente, ogni giorno può essere allora quello giusto.

 

Ovviamente le precauzioni riguardano l’obiettivo finale: che il valore delle azioni Enel non scenda ulteriormente (da metà giugno è passato da 4,46 euro a 3,69 anche se negli ultimi giorni è stato in costante risalita rispetto al picco negativo di 3,55 a metà ottobre) per assicurarsi un incasso di quasi due miliardi. Soldi necessari per rimpinguare l’”anemico” Fondo di ammortamento del debito pubblico.

 

Il secondo shot è quello delle Poste. E cadrà in una fase in cui le risorse potrebbero essere decisive per affrontare un nuovo giudizio dell’Unione europea sullo stato di salute dei nostri conti. A partire proprio dal debito.

 

logo enavlogo enav

Le difficoltà non mancano ma il dossier sull’azienda guidata da Caio, infatti, prevede una cessione di circa il 40% tra la primavera e l’estate del prossimo anno. Il presidente del consiglio Renzi ne aveva bloccato lo scorso inverno la privatizzazione: a suo giudizio era stata condotta con troppa fretta. E soprattutto senza tenere conto dei cambiamenti necessari. Bisognava attendere il rapporto dell’Agcom (l’Authority delle comunicazioni) sui fondi (350 milioni) indirizzati a Poste per il “Servizio postale universale” fornito in base all’accordo con il ministero dello Sviluppo economico.

 

Francesco Caio Francesco Caio

Per i prossimi anni quegli stanziamenti si ridurranno a 260 milioni e Caio sta predisponendo un piano che sarà presentato nelle prossime settimane per illustrare proprio come il servizio postale “classico”, in poche parole le lettere, si trasformerà in conseguenza del taglio ai suoi trasferimen- ti. Una delle misure consisterà nella riduzione della frequenza nella consegna delle missive in alcune zone periferiche del Paese. In un 10-15% del territorio nazionale la distribuzione potrebbe avvenire a giorni alterni e non quotidianamente. Un passaggio obbligato questo per poi rendere operativa la cessione del 40% con un introito stimato di 4 miliardi.

 

L’ultima e più consistente novità riguarda poi le Ferrovie dello Stato. Il plico che contiene la privatizzazione di Fs sta correndo velocemente tra il Tesoro e il dicastero delle Infrastrutture. Il gruppo di lavoro che è stato istituito ieri ha una finalità ben precisa: rendere possibile la vendita alla fine del 2015. E provare a smentire quel che diceva anni fa Giulio Andreotti: «Ci sono due tipi di matti: quelli che credono di essere Napoleone e quelli che pensano di risanare le Ferrovie dello Stato». Ma una prima e concreta simulazione è già stata compiuta: l’intenzione è quella di mettere sul mercato il 40% della holding delle Ferrovie.

descalzidescalzi

 

Senza, quindi, procedere con uno “spezzatino” di beni e rete che pure era stato preso in considerazione. Un quota di questo tipo, negli auspici del governo, garantirebbe un incasso di quasi 5 miliardi, sempre che il mercato risponda positivamente. Nel 2015 poi torneranno nella raod map delle privatizzazioni anche l’Enav, la società che gestisce il controllo del traffico aereo, e la Sace che assicura il commercio con l’Estero. Per quanto riguarda quest’ultima, però, bisognerà procedere ad una preliminare modifica regolatoria.

 

Un’altra novità infine riguarda l’Eni. Sull’azienda guidata da Descalzi, infatti, c’è stato l’altolà di palazzo Chigi. «È giusto andare avanti rapidamente con l’Enel — ripete da giorni il premier Renzi — ma con l’Eni no. Si tratta di un’azienda di una importanza delicata per noi e soprattutto che sta macinando utili su utili». Quindi questo dossier è stato già archiviato. Su tutto il resto, però, l’Economia ha deciso di spingere sull’acceleratore.

FRECCIAROSSAFRECCIAROSSA

 

Sapendo che Palazzo Chigi non vuole vendere a tutti i costi, soprattutto non intende svendere e chiede garanzie sugli incassi e soprattutto sul controllo pubblico delle società considerate strategiche. Nella sostanza boccia ogni ipotesi in cui società strategiche siano sottratte al “bene comune”. «Ad esempio — commentava ieri il capo del governo — avercene di privatizzazioni come Raiway. Era stata stimata per 150 milioni e ne abbiamo incassati 250. E c’è qualcuno che protesta pure. Ma questo deve essere il metodo».

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....