TORNELLI D’ORO – LO STRANO CASO DELLA SOCIETÀ CHE GESTISCE L’AFFARE DEI BIGLIETTI ATAC – IN 18 MESI LE QUOTE COMPRATE A 6 MILA EURO PASSANO DI MANO A 375 MILA EURO, MA IL SERVIZIO NON CAMBIA

Sergio Rizzo per il “Corriere della Sera

 

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Alla fine Mauro Bevilacqua si è dovuto rassegnare al concordato preventivo. Non riusciva a tirare avanti. Colpa della difficile situazione del mercato, certo. Ma anche dei pagamenti sempre più tardivi dell’Atac. Perché dal 2007 era uno dei fornitori della municipalizzata romana: 10 milioni di euro valeva il contratto per l’installazione dei tornelli alla metropolitana di Roma. Al Campidoglio governava Walter Veltroni, che di lì a poco avrebbe lasciato la poltrona di sindaco a Gianni Alemanno. 
 

Ed è proprio all’inizio di quella stagione che la strada della Expotel, questo il nome della società di Bevilacqua, incrocia sul medesimo scenario dell’Atac quella di una grande multinazionale. Si tratta del gruppo australiano Erg, che qualche tempo prima ha vinto l’appalto per i sistemi informatici della bigliettazione elettronica dell’azienda di trasporto. 
L’esperienza dell’ingegner Bevilacqua è fuori discussione. È stato revisore di Telecom, Italcable e Telespazio, nonché componente del consiglio superiore delle Poste e Telecomunicazioni.

 

ROMA - CAOS PER IL BLOCCO DELLA METROPOLITANA ROMA - CAOS PER IL BLOCCO DELLA METROPOLITANA

Anche questo spinge Alleanza nazionale, nel 1998, a proporlo come componente del primo collegio dell’Autorità delle Comunicazioni. Del resto la vicinanza al partito di Gianfranco Fini è ben testimoniata dalla presenza del suo nome nella compagine azionaria della società che edita il quotidiano Il Roma , insieme ai colonnelli di An: da Ignazio La Russa a Italo Bocchino, Ugo Martinat, Domenico Nania, Altero Matteoli… 
 

Ma Bevilacqua regge soltanto sei mesi. Poi si dimette per ragioni di salute e viene sostituito all’Agcom da Alessandro Luciano. Dieci anni dopo lo ritroviamo fornitore dell’Atac per i tornelli della metropolitana. E da lì parte una nuova e ben più singolare avventura. Tutto comincia il 17 luglio del 2008, quando la multinazionale australiana che si è aggiudicata la gara del software per i biglietti elettronici decide di costituire una consociata italiana.

 

Si chiama Erg transit system Italy, capitale sociale di 10 mila euro. Oggetto sociale: bigliettazione elettronica. Il 3 aprile del 2009 ecco spuntare la Expotel di Bevilacqua, che acquista il 60 per cento della nuova società creata dagli australiani per un prezzo di 6 mila euro. Un affare mica da ridere, considerando che la Erg Italy, della quale l’ex commissario Agcom è ora azionista di maggioranza, rappresenta il perno di un accordo «finalizzato alla creazione di una joint venture operativa nel mercato dei sistemi di bigliettazione elettronica».

ROMA - CAOS PER IL BLOCCO DELLA METROPOLITANA ROMA - CAOS PER IL BLOCCO DELLA METROPOLITANA

 

Per capirci, è il soggetto destinato a rilevare il contratto con l’Atac. E così accade. L’accordo viene firmato il 17 giugno. Il 18 giugno la Erg Italy cambia nome in Claves srl e lo stesso giorno la multinazionale australiana cede alla Claves il ramo d’azienda che si occupa della bigliettazione e dunque gestisce l’appalto dell’Atac. 
 

La cessione viene condizionata all’approvazione «anche tacita», c’è scritto negli atti societari, della stessa Atac. Dove però non si limitano al silenzio-assenso, ma a stretto giro di posta, il 16 luglio 2009, danno via libera al «subentro della Claves nella titolarità dei contratti in corso» con la multinazionale australiana in una riunione del consiglio di amministrazione allora presieduto da Massimo Tabacchiera con Gioacchino Gabbuti amministratore delegato. Subentro piuttosto originale, considerando che nella società subentrante l’aggiudicatario dell’appalto è l’azionista di minoranza con il 40 per cento. 
 

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Il sodalizio fra gli australiani e il nuovo partner italiano non è tuttavia destinato a durare. La «joint venture nel mercato dei sistemi di bigliettazione elettronica» si scioglie come neve al sole appena 11 mesi più tardi. Il 15 giugno 2010 la quota del 60 per cento della Claves in mano alla Expotel passa infatti a una fiduciaria, la Finnat della famiglia Nattino, alla quale già fa capo il 50 per cento della società di Bevilacqua. Prezzo di vendita: sempre 6 mila euro. 
Ancora 18 mesi e il 28 febbraio 2012 l’intero pacchetto azionario della Claves ritorna agli australiani. Ma stavolta per un prezzo ben diverso: 375 mila euro. Mentre il 20 agosto 2013 Bevilacqua chiede al Tribunale l’ammissione al concordato preventivo a causa «di una grave crisi aziendale dovuta anche ai ritardi dei pagamenti della società Atac…». 

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