ROMITI GODE E AZZANNA MARPIONNE: “LA CRISI DELLA FIAT E’ COLPA SUA. IL MALE DELL’AZIENDA E’ LA MANCANZA DI PROGETTI” - “DECIDE LUI, NON GLI AZIONISTI: VOLEVA ANDARE IN AMERICA E CI È RIUSCITO” - LA FIAT ROMITIANA TROPPO ITALOCENTRICA? “REALIZZAMMO LO STABILIMENTO BRASILIANO DI BELO HORIZONTE, LA FIAT E’ CAMPATA MOLTI ANNI SUGLI UTILI DI QUELLA FABBRICA” – ‘’UN RIMPIANTO? NON AVER LASCIATO CHE FORD ACQUISTASSE L’ALFA’’…
Paolo Griseri per Repubblica
La Fiat manca di progetti e la colpa principale è di Marchionne perché «chi decide è lui». Il giorno dopo la sua dichiarazione contro i vertici della casa di Torino, Cesare Romiti non è pentito. Rivendica le sue scelte con un solo ripensamento: «Se l'Alfa avesse comperato la Ford...».
Dottor Romiti, qual è, secondo lei, il male della Fiat?
«La mancanza di progetti e, in prospettiva, di prodotti».
Non crede che Marchionne abbia pochi soldi da investire?
«Credo che in questi anni gli azionisti abbiano dato abbastanza soldi all'amministratore delegato. E bisognerebbe anche calcolare il valore delle tecnologie trasferite da Fiat a Chrysler. Tecnologie e saperi accumulati in cento anni di storia della Fiat».
Dunque il principale responsabile di questa situazione è chi ricopre l'incarico che fu suo per molti anni?
«Credo di sì. Penso che oggi la strategia della Fiat la decida Marchionne, non gli azionisti. Lui voleva andare in America e ci è riuscito ».
Non crede che la responsabilità ricada anche sulle spalle di chi ha gestito l'azienda nei decenni passati?
«Io rivendico le scelte che compimmo allora».
Siete stati accusati di aver disperso gli investimenti in tante cose che con l'auto non c'entravano molto...
«Questo non è vero. Investivamo anche in treni, telecomunicazioni, è vero, ma si trattava comunque di settori collaterali e anticiclici rispetto all'auto. Fin dalle origini la Fiat è stata Terra, Mare, Cielo».
Ma anche yogurt, come quando avevate acquistato la Danone?
«Quella fu un'operazione di Ifil, io stavo alla Fiat».
Siete stati accusati di aver costruito una Fiat italocentrica, isolata dal mondo. E' falso anche questo?
«Certo. Ai miei tempi realizzammo lo stabilimento brasiliano di Belo Horizonte. Sugli utili di quella fabbrica la Fiat, compresa quella di Marchionne, è campata per molti anni».
Ma avete voluto l'Alfa pur di non darla alla Ford per non avere un concorrente in casa...
«Ci fu una gara e la nostra offerta era effettivamente più vantaggiosa ».
Non sarebbe stato meglio perdere qualche soldo e accettare l'arrivo della Ford? Non avrebbe giovato alla concorrenza, e anche alla Fiat?
«Ho pensato molte volte a questo scenario. Devo dire che forse, con il senno di poi, sarebbe stato meglio, più di stimolo, avere un concorrente che produce in Italia ».
Dica la verità : non c'è un po' di invidia per Marchionne nella sua polemica?
«Le rispondo con un aneddoto. Due anni fa, al termine di una puntata della trasmissione di Lucia Annunziata, fu chiesto a Raffaele Bonanni se preferiva me o Marchionne come amministratore delegato della Fiat. Bonanni rispose Marchionne».
E lei ci rimase male?
«No. Gli telefonai e gli dissi: riparliamone tra due anni».



