1- SCALFARI PONE UNA PIETRA TOMBALE SULLA DIALETTICA CHE AVEVA ATTRAVERSATO LE PAGINE DI “REPUBBLICA” QUANDO MASSIMO GIANNINI, VICEDIRETTORE DI CARLO DE BENEDETTI, SI ERA PERMESSO IL LUSSO DI ESPRIMERE RISERVE SULLA MANOVRA DI MONTI: “IL PREMIER “NON È UN TECNICO E NON È UN ECONOMISTA. È UN FINISSIMO UOMO POLITICO” 2- LA VIOLENZA VERBALE DI BARBARA SPINELLI VOLA ALITALIA E ATTERRA SU CORRADINO “PARRESSIASTA” PASSERA, LAPIDATO CON QUESTE PAROLE: “NON BASTA ESSERE TECNICI PER LIBERARCI DALLA MALA POLITICA CHE CI HA PORTATO NELLA FOSSA” 3- UNI-DEBIT: LO SCONTO “SPROPOSITATO” DEL 43% VOLUTO DA GHIZZONI PER CONSENTIRE ALLE FONDAZIONI AZIONISTE (ORMAI ESANGUI) DI SOTTOSCRIVERE L’AUMENTO DI CAPITALE. E INSIEME A LORO SI È CERCATO DI ALLETTARE L’INGRESSO IN UNICREDIT DI NUOVI SOCI STRANIERI CHE A QUESTI PREZZI POTREBBERO PORTARSI A CASA UNA BELLA FETTA DI PIAZZA CORDUSIO SENZA SPENDERE TROPPI QUATTRINI (PALENZONA ALLE PORTE) 4- MALAGÒ-MEGALÒ LASCIA IL CIRCOLO ANIENE A TRIPI PER DIVENTARE MANAGER DELLA ROMA?

1- PERCHE' GHIZZONI HA FATTO LO SCONTO - PALENZONA ALLE PORTE
Ai piani alti di Unicredit la Befana è arrivata con due giorni d'anticipo e con i carboni accesi. Nessuno tra i top manager di piazza Cordusio si aspettava che l'aumento di capitale da 7,5 miliardi fosse bocciato in maniera così clamorosa dal mercato che tra ieri e oggi ha visto due sospensioni del titolo per eccesso di ribasso e una perdita del valore superiore al 30%.

Eppure il piacentino Ghizzoni e i due alani Nicastro e Fiorentino erano convinti che gli investitori istituzionali e il parco buoi dei piccoli azionisti, che alla vigilia si sono affrettati a comprare il titolo, dimostrassero concretamente la loro fiducia nella banca che con Alessandro Profumo è entrata nella top ten degli istituti europei.

Oggi in un'intervista al "Sole 24 Ore" il buon Ghizzoni dal volto sempre roseo si dimostra fiducioso che l'operazione si concluderà bene e definisce "una reazione tecnica" il crollo della Borsa. Dopo aver distribuito complimenti a Draghi, Monti, Nagel e Passera ("ha le idee chiare e conosce bene progetti e dinamiche finanziarie"), l'amministratore delegato è convinto che l'aumento di capitale sarà "sostanzialmente tutto sottoscritto dal mercato".

La sua certezza non nasce dalla risposta dei piccoli risparmiatori e nemmeno dai soci che detengono il 24% delle azioni, ma dal fatto che il consorzio di garanzia del quale fanno parte più di 30 banche italiane e straniere, riuscirà a portare a termine con successo la risposta di Unicredit alle autorità europee.

Le banche, le merchant bank e gli studi legali che hanno lavorato intorno a questa operazione usciranno comunque indenni dai capitomboli della Borsa e si porteranno a casa 250 milioni di euro, una cifra da brividi che comprende - come spiegava ieri sera intorno alle 20 l'agenzia Radiocor - "le spese per consulenze, le spese vive e le commissioni di garanzia".

I giornali di oggi sono molto prudenti nella valutazione sui tempi e le modalità che Ghizzoni e i suoi alani hanno scelto per rendere piazza Cordusio più competitiva e nessuno si chiede per quale ragione l'aumento di capitale sia stato lanciato con un'offerta di azioni a sconto del 43% rispetto al prezzo ufficiale di Borsa di martedì scorso. La domanda non è peregrina perché si tratta di uno scontro enorme anche se l'ufficio stampa di Unicredit ieri sera spiegava ai giornalisti con grande zelo che il parametro era identico a quello applicato da altre banche europee (Hsbc, Santander, Rbs) dove lo sconto si è attestato intorno al 40%.

L'unica risposta veritiera è arrivata ieri pomeriggio intorno alle 18 da un professore della Bocconi di 43 anni che si chiama Stefano Caselli e siede come consigliere indipendente in MontePaschi. Durante una trasmissione sul canale televisivo Class CNBC, il docente ha spiegato che lo sconto "spropositato" del 43% è stato voluto da Ghizzoni per consentire alle fondazioni azioniste (ormai esangui) di sottoscrivere l'aumento di capitale.

E insieme a loro si è cercato di allettare l'ingresso in Unicredit di nuovi soci stranieri che a questi prezzi potrebbero portarsi a casa una bella fetta di piazza Cordusio senza spendere troppi quattrini. La spiegazione appare plausibile se si tiene conto dei fermenti e delle perplessità delle Fondazioni azioniste che non hanno più cartucce da sparare e non vedono all'orizzonte il ritorno dei dividendi.

Resta il fatto che una volta conclusa l'operazione si assisterà probabilmente a un riassetto della governance e dell'organigramma di piazza Cordusio. In primavera si dovrà ricomporre il consiglio di amministrazione e finalmente si capirà se oltre alla sostituzione dei due consiglieri Cucchiani e Gnudi ci saranno poltrone da distribuire a nuovi personaggi.

Tra quelli che hanno le carte più in regola c'è sicuramente Fabrizio Pallenzona, l'ex-camionista di Novi Ligure e vicepresidente della banca che ha spinto la Fondazione piemontese Crt a versare 350 milioni per l'aumento di capitale. Sarà quello il momento della verità anche per il vertice della banca dove l'unica posizione forte continua ad essere quella di Dieter Rampl, il presidente tedesco dai dentoni sporgenti.

Per gli altri, Ghizzoni, Nicastro e soprattutto Paolo Fiorentino, il futuro è appeso a un filo sottile.

2 - SCALFARI CELEBRA MONTI, SPINELLI SI FUMA PASSERA
Ogni domenica i cattolici ascoltano la benedizione del Papa, i laici leggono l'omelia di Eugenio Scalfari.

È successo anche l'ultimo giorno dell'anno quando l'87enne fondatore di "Repubblica" ha scritto un editoriale su sei colonne dal titolo "Finalmente un leader di livello europeo". Questa volta l'omelia ha assunto toni apologetici in onore di Mario Monti che secondo il giornalista "non è un tecnico e non è un economista. È un finissimo uomo politico dotato di competenza, padronanza degli argomenti, ironia e autoironia, furbizia tattica e sapiente strategia".

L'ammirazione di Barbapapà è scattata dopo la conferenza stampa di oltre due ore in cui SuperMario ha risposto a 31 domande "pepate" dei giornalisti. Dopo quell'evento, che a onor del vero ha lasciato molto più freddi gli artigiani dell'informazione, Scalfari ritiene che personaggi di questa taglia se ne vedano pochi in giro in Italia e anche in Europa, e aggiunge: "a me che ne ho conosciuti parecchi sono venuti in mente Vanoni e Andreatta, La Malfa e Visentini, Schmidt e Jean Monnet".

Nello spartito domenicale del Grande Vecchio di "Repubblica" le note diventano altissime e sfiorano la lirica fino al punto di definire "baggianate" le affermazioni che Giulietto Tremonti ha fatto a proposito della crescita a costo zero.

Con questa omelia il giornalista mette una pietra tombale sulla dialettica che aveva attraversato le pagine di "Repubblica" quando il vicedirettore Massimo Giannini si era permesso il lusso di esprimere riserve sulla manovra del Premier che ai suoi occhi appariva strabica e poco improntata ai criteri di giustizia e solidarietà. Le due anime del giornale di De Benedetti si ricompongono in un inno al Professore di Varese ed è probabile che tanto entusiasmo abbia rovesciato le budella di quel personaggio, inguardabile politicamente ed esteticamente, che si chiama Roberto Calderoli.

Ma ciò che più ha colpito i lettori "laici" della domenica è stata l'assenza di qualsiasi riferimento a Corradino Passera, il cosiddetto superministro sul quale Scalfari aveva scritto circa tre anni fa un affettuoso articolo pieno di ricordi e di nostalgia. Erano i tempi dell'operazione Alitalia ed è proprio da questa vicenda che ieri è arrivato sempre su "Repubblica" un missile terra-aria di rara potenza nei confronti dell'ex-banchiere comasco.

Questa volta a prendere la penna è stata Barbara Spinelli, la giornalista e scrittrice nota per la sua profonda cultura che l'ha portata a dialoghi sentimentali (e non solo) con personaggi del calibro di Milan Kundera, Padoa Schioppa e Mario Pirani (un altro tra i fondatori di "Repubblica").

In nome delle sue qualità intellettuali la Barbara dedica la prima parte del suo articolo a vestire su Monti la casacca del politico "che ha tutte le doti dello statista". Anche lei prende spunto dalle parole dette con franchezza da Monti nelle conferenze stampa, un coraggio della verità e di dire-tutto che negli Atti degli Apostoli veniva definita "parressia".

Ricordando le colte conversazioni avute durante la sua relazione con Padoa Schioppa nel bistrot parigino "Les Deux Magots", la Spinelli ricorda ai laici ignoranti che con il vocabolo "parressiasta" anche il filosofo francese Foucault bollava chi si sottomette alla follia e all'idiozia dei padroni. A questo punto Dagospia nella sua infinita miseria potrebbe ricordare che il filosofo francese pronunciò il vocabolo nel 1983 all'università di Berkeley, un anno prima del suicidio, ma ciò che importa in questa "lezione" della giornalista di Repubblica è la parte finale dove Corradino Passera viene fatto letteralmente a pezzi.

Scrive infatti la Spinelli: "ci vuole coraggio per firmare le proprie parole, parlando-vero. Chi lo possiede non ha la vita facile, deve essere cauto se non vuole ricadere nel parlar-falso", e puntando il mirino dentro il governo aggiunge: "alcuni barcollano, tra chi sta accanto a Monti. Per esempio il potente ministro Passera che nei giorni scorsi è inciampato malamente su un caso rievocato dalla stampa: segno che la parressia latita nei partiti, ma anche un po' nel governo".

Dovremmo abituarci al nuovo linguaggio della politica, perché se fino a ieri si navigava nel delirio berlusconiano dei "comunisti" adesso la nostra bocca deve diventare più forbita e chiamare alcuni ministri come Passera "parressiasti". Ci abitueremo con il tempo perché anche noi, a differenza della Spinelli che nel 2008 ha preso una laurea honoris causa, siamo profondamente ignoranti ma non smemorandi.

E non dimentichiamo la vicenda Alitalia che la Spinelli ricostruisce in maniera dettagliata evocando il ruolo dell'ex-banchiere di IntesaSanPaolo nel salvataggio della Compagnia. È probabile che a risvegliare la memoria della collaboratrice di "Repubblica" sia a distanza di anni il dolore che provò il suo compagno Padoa Schioppa quando come ministro del governo Prodi si vide bocciare l'accordo con l'AirFrance.

Al di là comunque di questi sentimenti resta la violenza verbale di un attacco al Corradino "parressiasta" che nelle ultime due righe dell'articolo viene lapidato con queste parole: "non basta essere tecnici per liberarci dalla mala politica che ci ha portato nella fossa".

3 - MALAGÃ’-MEGALÃ’ LASCIA IL CIRCOLO ANIENE A TRIPI PER DIVENTARE MANAGER DELLA ROMA?
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Giovannino Malagò, detto "Megalò", non sta più nella pelle.

Sembra infatti che il vertice di Unicredit (dove il 51enne "ragazzone romano" è consigliere) stia cercando insieme agli americani che hanno rilevato la squadra As Roma, un manager italiano che curi i rapporti politici.

La notizia, confermata dal "Corriere della Sera", parte dalla decisione del finanziere James Pallotta di trovare un personaggio in grado di tenere i contatti con le istituzioni per portare avanti il progetto del nuovo stadio. Malagò-Megalò, che ha sempre rifiutato di mettere i quattrini dentro la società del Pupone, pensa che il suo profilo risponda perfettamente alle attese degli azionisti. Pur di arrivare a questo incarico è pronto a lasciare la guida del circolo Canottieri Aniene nelle mani di un altro presidente. A questo proposito il nome che gira tra i soci del Club è quello di Alberto Tripi, un vivace imprenditore romano che ogni giorno dedica almeno un paio d'ore a regatare sul Tevere".

4- CORTINA 2013
Cortina 2013 : "In localita' Malga Lareto e' stato avvistato oggi Attilio Befera,l'ex-direttore delle Agenzie delle Entrate.L'alto funzionario appariva prostrato nell'intento di contare un pascolo di pecore particolarmente villose.Ad aiutarlo e' sopraggiunto per sua fortuna l'ex-direttore dell'Istat, Enrico Giovannini che sulla base di un modello econometrico ha calcolato in 133 gli opulenti ovini.Dopo il laborioso conteggio i due pensionati hanno tentato invano di tosare il bestiame.

 

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