mark zuckerberg facebook

LA FUGA DEI CERVELLONI - PRIMA L'ADDIO DEI FONDATORI DI WHATSAPP, POI DEI RESPONSABILI DI COMUNICAZIONE E SICUREZZA, ORA L'USCITA PICCATA DEI CREATORI DI INSTAGRAM: FACEBOOK AFFRONTA UN MOMENTO DI CRISI, SOPRATTUTTO NELLE APP CHE UN TEMPO ERANO INDIPENDENTI E ORA SUBISCONO LA PRESSIONE DI ZUCKERBERG, CHE DEVE MONETIZZARE PER MANTENERE ALTO IL TITOLO. ORA SU INSTAGRAM APPARIRÀ…

 

Manuela Gatti per il Giornale

 

LA FRASE DI SYSTROM CON FRECCIATINA A ZUCKERBERG

Dalle parti di Menlo Park l' aria che si respira è quella di un fuggi-fuggi. L' anno scorso hanno lasciato i due co-fondatori di WhatsApp, di proprietà di Facebook dal 2014: troppa differenza di vedute sulla (poca) tutela della privacy degli utenti. Quest' estate hanno fatto gli scatoloni il vice presidente della comunicazione di Facebook, Elliot Schrage, e il responsabile della sicurezza, Alex Stamos, entrambi sulla scia del caso Cambridge Analytica.

 

Ieri hanno ufficializzato l' addio i due fondatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger, rispettivamente amministratore delegato e direttore tecnico, «acquistati» da Facebook nel 2012 per 715 milioni di dollari. Dietro le dimissioni ci sarebbe una crescente insofferenza nei confronti di Mark Zuckerberg e delle sue sempre più frequenti intromissioni nella gestione dell' app di photo sharing, nel tentativo di erodere l' indipendenza lasciatale finora.

Mike Kriege e Kevin Systrom

 

L' uscita di scena dei due, anticipata dal New York Times, è stata motivata dai diretti interessati con la necessità di prendersi «un po' di tempo libero per stimolare la nostra curiosità e creatività» per poi «iniziare un nuovo capitolo». Stringata la nota di saluto di Zuckerberg: «Ho imparato molto lavorando con loro e mi sono davvero divertito». Nonostante le tensioni preesistenti, la decisione di Krieger e Systrom sembra sia stata improvvisa, dato che avevano confermato la propria presenza a due conferenze rispettivamente a metà ottobre e metà novembre.

 

ZUCKERBERG

Resta il fatto che il passo indietro arriva in un momento molto difficile per Facebook, tra lo scandalo sulla mala gestione dei dati personali degli iscritti, il proliferare di fake news e le accuse di influenzare la politica. Una crisi che, a luglio, ha portato il fondatore ad avvertire gli investitori del rallentamento nei ricavi della pubblicità e nella crescita degli utenti. Proprio per sostenersi la piattaforma sta ospitando sempre più spazi commerciali, anche di imprese medio-piccole come nota Bloomberg, abbassando quindi la qualità dei contenuti.

ELLIOT SCHRAGE

 

Ne deriva un circolo vizioso: più i «naviganti» vedono post e banner scadenti più si infastidiscono e abbandonano Facebook; ma più questo avviene più la società deve ricorrere alla pubblicità per finanziarsi. Da «annuario digitale» nato per conoscere i propri compagni di college a strumento utile per condividerei propri interessi e ricongiungersi con amici e parenti lontani, ora Facebook non è più niente di tutto ciò.

 

Pochi i post - gli album delle vacanze, purtroppo o per fortuna, non vanno più di moda - e molti di più gli articoli e i contenuti editoriali, che però il social network sta tentando di limitare con il nuovo algoritmo per non doversi assumere la responsabilità di bufale e hate speech. Se Instagram finora si è salvato da tutto questo - gli utenti hanno appena superato il miliardo e vi trascorrono in media 53 minuti al giorno, solo 5 in meno che su Facebook - e se riesce a piacere anche ai giovanissimi, che invece snobbano «Zuck», è anche grazie all' autonomia finora conservata.

 

malgioglio instagram

Bloomberg scrive che fino a questo momento i due fondatori hanno «amichevolmente resistito» alle iniziative contrarie alla propria visione e a tutti quei cambiamenti che avrebbero snaturato Instagram.

 

E che dopo il loro addio sembrano più vicini. Alcuni stanno già trapelando: oltre all' introduzione di più pubblicità, sarebbero allo studio un' app collegata dedicata all' e-commerce, per monetizzare, e un tasto di repost, simile al «condividi» di Facebook, per favorire il dibattito (ma anche le fake news e gli scontri).

 

Il timore, ora, è che dopo aver «vampirizzato» Facebook, Zuckerberg prosegua con Instagram e poi ancora con WhatsApp. A meno che l' ex studente ribelle non metta a punto una strategia per far sopravvivere tutte le «sue» piattaforme senza stravolgerle e svuotarle. Anche perché, nel frattempo, ieri all' apertura di Wall Street il titolo di Facebook perdeva il 2,2%, mentre Snapchat - rivale di Instagram che vede nel caso una possibile rinascita - guadagnava il 3%.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…