MARINA, MARINA, MARINA, TI VOGLIO AL PIÙ PRESTO VOTAR - SE FI SCENDE SOTTO IL 20%, IL CAV PENSA A UN PREDELLINO BIS PER LANCIARE LA CANDIDATURA DELLA FIGLIA - L’ACCELERAZIONE IN CASO DI ELEZIONI AD OTTOBRE..

Francesco Bei per ‘La Repubblica'

Un predellino-bis, stavolta per Marina. È il colpo di scena che Berlusconi sta immaginando in questi giorni, di fronte ai sondaggi che segnalano lo stallo del partito. «Se andiamo sotto il 20 per cento - ha confidato - potrei lasciare subito e lanciare la sua candidatura ». Chi gli sta vicino prevede già una conferenza stampa, all'indomani del voto, con padre e figlia fianco a fianco per annunciare il cambio al vertice di Forza Italia. Come Renzi per il Pd, anche Marina sarebbe l'ultima carta per ridare slancio a un partito che, al di là della propaganda, appare sempre più smarrito.

«Per la prima volta - riflette uno dei dirigenti impegnati in campagna elettorale - a Berlusconi non è riuscito lo schema di trasformare le elezioni in un referendum pro o contro di sé. La campagna è bipolarizzata tra Grillo e Renzi e noi, semplicemente, non ci siamo». Da qui il timore sul risultato, benché Denis Verdini continui a dirsi fiducioso su quota «venti per cento».

In verità i report segnalano un arretramento al Nord, dove prevale il voto di opinione. E soltanto grazie alla circoscrizione meridionale Forza Italia riuscirebbe a evitare un vero e proprio tracollo. Se fossero veri i sondaggi, la nottata del 25 maggio potrebbe essere una delle più lunghe per gli azzurri. Da qui l'ipotesi di un repentino cambio di cavallo, anticipando la «discesa in campo» della figlia, destinata in realtà alla successione solo dopo l'estate.

Un'accelerazione che l'ex Cavaliere sta valutando anche in base allo scenario post-elettorale. «Tutti sanno - osserva Daniela Santanché - che, se Grillo sfonda, salta il banco e Renzi se ne va casa». A quel punto il voto anticipato, magari già ad ottobre, sarebbe inevitabile. Da qui la necessità di "costruire" con un certo anticipo la candidatura di Marina Berlusconi. Sull'esito del voto il pessimismo tra gli azzurri è diffuso.

Anche perché il partito, di fatto, è stato smobilitato e i famosi Club, che ne avrebbero dovuto raccogliere il testimone, non hanno avuto il successo immaginato. Senza arrivare ai forzisti più drastici, che li stimano intorno a un migliaio, l'opinione prevalente dei dirigenti di San Lorenzo in Lucina è che quelli «veri» siano circa la metà dei 12 mila previsti. Raccontano di un Marcello Fiori «nel panico» per il rischio di finire come capro espiatorio del flop.

Soprattutto per la mancanza di scrutatori nelle 60 mila sezioni elettorali. E visto che il ruolo dei Club sarebbe dovuto essere soprattutto quello di formare un esercito di decine di migliaia di «sentinelle del voto», la loro eventuale assenza non passerà inosservata. Ma c'è dell'altro.

Berlusconi infatti in questi giorni sembra sia rimasto piuttosto sorpreso per non essere riuscito, come nelle altre occasioni, a «prosciugare» i partiti più piccoli
del centrodestra. Stavolta la dispersione è alta, il nuovo centrodestra di Alfano e Lega sono ben oltre la soglia del quattro per cento e anche Fratelli d'Italia ci si avvicina. Insomma, non c'è più quella situazione in cui Forza Italia era il sole e gli altri piccoli satelliti ruotavano intorno.

Nel centrodestra si sta verificando un big bang. Epitome di questa crisi di consensi - che è anche una crisi di identità di un partito che non è abbastanza opposizione come il M5S, ma nemmeno pienamente al governo come l'Ncd - è la vicenda personale
di Sandro Bondi. Amministratore e commissario unico di Forza Italia, Bondi da mesi è lontano dal partito e dal Senato. Non vuole vedere nessuno e non firma più alcun documento.

L'ex braccio destro del leader avrebbe anche scritto una lettera di dimissioni, una sorta di addio dal partito, ma Berlusconi lo avrebbe pregato di soprassedere fino a dopo le europee per non far scoppiare lo scandalo. È già convocato per il 28 maggio un ufficio di presidenza per sostituire Bondi, ma le cose non sembrano affatto facili. Perché sta iniziando a girare la voce che, al posto di Bondi, Berlusconi vorrebbe nominare Maria Rosaria Rossi, la sua onnipresente (e qualcuno dice anche onnipotente) assistente personale.

Se così fosse c'è da giurare che scoppierà un altro putiferio tra il cerchio magico e la vecchia guardia. Come se non bastasse ci sono anche rumors che parlano di una mini-scissione del gruppo al Senato all'indomani del voto. Un gruppo di "responsabili" pronto a uscire per dare una mano a Renzi sulle riforme e assicurare il proseguimento della legislatura.

 

confalonieri con marina e piersilvio berlusconi berlusconi marina fininvest cir esproprio crop display MARINA E BERLUSCONIRENZI E GRILLO a b a e db d dbecd f MATTEO RENZI E DENIS VERDINI SANDRO BONDI MARCELLO FIORI

Ultimi Dagoreport

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA