SEA, GAMBERALE A GAMBE ALL’ARIA - LA SOCIETÀ AEROPORTUALE È PRONTA PER L’ESORDIO IN BORSA - LE BANCHE HANNO STIMATO UN VALORE INIZIALE DI CIRCA UN MLD € - TIRANDO LE SOMME, GAMBERALE, CHE AVEVA VALORIZZATO SEA A 1,3 MLD € 11 MESI FA, RIMANE FREGATO DA PISAPIA: IL COMUNE E LA PROVINCIA DI MILANO IN TOTALE HANNO INCASSATO 650 MLN €…

Sara Monaci e Fabio Pavesi per "Il Sole 24 Ore"

Per Sea la partita entra nel vivo. Ieri Borsa Italiana ha dato il via libera alla quotazione. E tra due giorni il Cda della società aeroportuale definirà la forchetta di prezzo per lo sbarco a Piazza Affari e lunedì 19 novembre inizierà il road show. Poi, dai primi giorni di dicembre, si apre la finestra per la quotazione.

A decidere sulla congruità del valore, tra due giorni, sarà anche il cda di Asam, la holding della Provincia di Milano che detiene il 14,56% del capitale e che verrà venduto interamente sul mercato. Palazzo Isimbardi metterà così l'ultima parola sulla quotazione, visto che si tratta dell'unico azionista in qualità di venditore, mentre gli altri due azionisti, il Comune di Milano, che controlla Sea col 54,8%, e il fondo F2i, che possiede il 29,75%, si diluiranno semplicemente (rispettivamente al 48,1 e al 26,1%). Per la Provincia sembra che l'asticella non debba scendere al di sotto gli 800 milioni di valore, ma che dai 900 milioni in su dovrebbe dare il via libero definitivo.

Per ora le banche che si occupano del collocamento (Mediobanca, Unicredit, Banca Imi, Morgan Stanley, Deutsche Bank e Bnp-Paribas) hanno stabilito nella fase di premarketing un valore medio attorno al miliardo. Andrà confermato dopo l'incontro con gli investitori. Intanto la società di gestione di Linate e Malpensa guarda in avanti e fa i conti con il piccolo incasso derivante dall'aumento di capitale. «Per il piano industriale abbiamo sufficienti risorse, possiamo sfruttare le nuove entrate per valutare altre possibilità di mercato, come le aggregazioni sul Nord Est», dice il presidente di Sea Giuseppe Bonomi. L'obiettivo è procedere con un sistema industriale che dovrebbe unire Sea, Sacbo (Bergamo) e Aeroporto di Verona.

Punti di forza e di debolezza
I vertici di Sea sottolineano i punti forti che accompagnano la quotazione: il contratto di programma sottoscritto da Sea e dal governo, che prevede un incremento dei ricavi del 30% per passeggero (e che tuttavia trova qualche ostacolo amministrativo nei ricorsi al Tar fatti da Ibar e Assaereo qualche giorno fa); l'apertura a gennaio del terzo satellite a Malpensa, il che significa una forte spinta soprattutto del settore "non aviation", ovvero il segmento commerciale che offre un margine del 50% e che rappresenta il 25% del fatturato della società.

Grazie soprattutto ai nuovi incrementi tariffari e all'aumento della superficie per attività commerciali a Malpensa, Bonomi può contare su prospettive di crescita dei margini a doppia cifra per il prossimo futuro. Il margine operativo lordo veleggia da due anni sui 150 milioni (il 23-24% del fatturato), ma potrebbe traguardare i 180 milioni nel 2013 come stimano alcuni analisti. Il tutto in un contesto come afferma lo stesso Bonomi di «fase recessiva sul traffico intra-europeo che perdura».

Sea è però un cattivo incassatore. Su crediti commerciali a giugno del 2012 per 270 milioni, ben 128 milioni sono scaduti da oltre 180 giorni e di questi 73 milioni sono verso controparti sottoposte a procedure concorsuali. Il vantaggio è che Sea ha già approntato un fondo svalutazione per 110 milioni. Insomma le perdite sono già in buona parte spesate, ma il problema dei lunghi tempi di incasso rimane. In più c'è il nodo dell'estrema dipendenza sui ricavi da traffico di soli due vettori: Alitalia ed Easyjet coprono da soli il 51% dei volumi di traffico. E Alitalia non corre certo una fase di buona salute. Anche qui il vertice di Sea rassicura, spiegando che c'è «la fila dei vettori per occupare eventuali caselle che dovessero svuotarsi».

Chi incassa e chi no
Comunque andrà nella fissazione del prezzo, c'è già chi conta incassi sostanziosi. Sono il Comune e la Provincia di Milano. La Provincia ha incassato una quota del dividendo straordinario più i ricavi dalla vendita del suo 14% e il Comune di Milano all'atto stesso dello sbarco in Borsa incasserà 125 milioni di dividendi straordinari, senza contare l'incasso di 385 milioni per la vendita del 29,7% nel dicembre 2011 al fondo F2i.

In totale i due enti pubblici hanno fatto cassa per oltre 650 milioni. Come? Il Comune di Milano scendendo dall'84% al 48,1% di Sea tra vendita a F2i e diluizione post aumento di capitale e la Provincia vendendo il suo 14,56%. È il fondo di Gamberale che valorizzando Sea 1,3 miliardi non più tardi di 11 mesi fa si troverà delle minusvalenze in bilancio. Ed è questo certamente un motivo di pesante frizione tra i due maggiori azionisti di Sea.
Quanto ai futuri piccoli e grandi sottoscrittori (avranno il 25% del capitale) il destino del loro investimento dipenderà certo dal prezzo, ma anche da quel margine che dovrà crescere a doppia cifra nel prossimo futuro.

 

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