SEAT PAGINE NERE DELLA FINANZA NOSTRANA - L'AZIONE DI RESPONSABILITA' AL VAGLIO DEI SOCI PARTE DAL 2003. COSI’ TAGLIA FUORI L'INIZIO DELL'INDEBITAMENTO E LA MAXI-CEDOLA DA 1 MILIARDO DELL'ERA PELLICIOLI...

Carlotta Scozzari per Dagospia

Indipendentemente da quello che sarà l'esito dell'assemblea di oggi di Seat pagine gialle, chiamata ad approvare sia l'azione di responsabilità verso gli ex vertici sia la ristrutturazione di un gruppo ormai sull'orlo del tracollo, c'è chi può già tirare un bel sospiro di sollievo. Si tratta di coloro che hanno gestito la società prima del 2003, anno dal quale parte l'azione di responsabilità, che comunque per legge prevede un termine di prescrizione di dieci anni.

Se è vero, infatti, che nel 2003, con l'acquisizione di Seat da parte di un gruppo di fondi di private equity (Bc Partners, Cvc, Permira e Investitori Associati), l'azienda fu definitivamente spolpata, è altrettanto vero che parte del peccato originale che avrebbe poi affondato la società si è consumato tra la fine degli anni Novanta e l'inizio degli anni Duemila.

Tutto cominciò nel 1997, quando il Tesoro privatizzò la Seat, vendendone la quota di controllo di oltre il 61% a una cordata di investitori capitanata dalla Comit (oggi Intesa) e dal gruppo De Agostini. La partecipazione passò di mano per poco più di 850 milioni di euro, il che significa che la società degli elenchi telefonici fu valutata circa 1,65 miliardi. Ma di lì al 2000, in poco più di due anni, quando la Telecom Italia appena finita sotto le grinfie di Roberto Colaninno decise di ricomprarsi Seat, il valore complessivo dell'azienda lievitò miracolosamente di 10 volte, raggiungendo i 16 miliardi.

Tutto merito del lavoro svolto dall'amministratore delegato di Seat, Lorenzo Pellicioli, che nel 1997, quando, quarantaseienne, era al timone di Costa crociere, fu scelto dalla cordata di investitori privati per la guida della società. Da allora, il manager ed ex giornalista bergamasco si concentra sul taglio dei costi e utilizza gli abbondanti flussi di cassa della società per lanciarsi nella vera gallina dalle uova d'oro di quei tempi: internet. Così, nel 1999, insieme con De Agostini, la Seat si aggiudica il controllo di Matrix, la società del portale Virgilio.

La nuova anima web di Seat piace al mercato, al punto che in Borsa le azioni - come spiega il libro "Borse 2001 investire informati" di Rolando Polli e Gianni Rossi - passano dal prezzo di 1 euro dell'ottobre del 1999 agli oltre 3 euro del gennaio del 2000 per poi arrivare a sfiorare i 7 euro a febbraio di quello stesso anno, proprio in coincidenza della fusione con Tin.it, operazione che sancisce il passaggio del controllo nelle mani della Telecom di Colaninno al prezzo stratosferico di oltre 8 miliardi di euro. Da lì in poi per l'azione comincerà un inesorabile declino di Borsa, che l'ha portata oggi a valere quasi zero.

Ma che importa il valore delle azioni oggi. Quel che è importante sottolineare è che, con l'acquisizione di Telecom del 2000, la cordata di investitori-venditori guidati da De Agostini e Comit guadagna qualcosa come 7 miliardi di euro circa. Si capisce poi perché la famiglia Boroli-Drago nel 2005 abbia chiamato Pellicioli a guidare il gruppo De Agostini. "Soldi pagati da Telecom, certamente non da Seat", si potrà obiettare. Verissimo, ma è proprio in quegli anni, sotto la gestione di Pellicioli, che la società della pagine gialle cambia completamente pelle e per molti aspetti pone le base di quella che è oggi. E muta non soltanto perché, con un salto nel vuoto che negli anni darà ben pochi frutti, si lancia nel settore internet.

Come spiegano nel libro "L'affare Telecom" i giornalisti Giuseppe Oddo e Giovanni Pons, nel 1999, Seat passò da un saldo positivo di 387 milioni di euro a un debito netto di 671 milioni. Si tratta del grosso del prezzo di acquisto della quota di controllo con la privatizzazione del 1997. In altri termini, la cordata di soci acquirenti si indebitò per compiere l'operazione e poi caricò il fardello sulla stessa azienda. Per carità, si tratta quasi di noccioline rispetto al debito di 2,2 miliardi caricato su Seat dai fondi che se la comprarono nel 2003, ma si può dire che tutto cominciò da lì.

Stessa storia per il dividendo: tra le operazioni alla base dell'azione di responsabilità decisa oggi dall'assemblea dei soci, c'è la maxi-cedola da 3,6 miliardi che a un certo punto i fondi di private equity pensarono bene di darsi come ricompensa nel 2004. In realtà, spiega sempre "L'affare Telecom", nel 1999, la Seat distribuì ai soci un dividendo, sia straordinario sia ordinario, da oltre 1 miliardo di euro, equivalente al 100% dell'utile realizzato dall'azienda, che perciò finì completamente nelle tasche dei soci, e quindi soprattutto della cordata guidata da De Agostini e Comit.

Ma, come detto, nessun problema per l'indebitamento e la maxi-cedola della fine degli anni Novanta, perché si tratta di operazioni risalenti a prima del 2003. E l'azione di responsabilità, probabilmente anche per via della prescrizione decennale, parte da quell'anno. E tutto quel che è accaduto prima è come se non fosse mai successo. O quasi.

 

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