donald trump giorgia meloni dazi economia italiana export made in italy

PER IL MADE IN ITALY NON C’È MODO DI ELUDERE LA MAZZATA TRUMPIANA – L’IPOTESI DI SPOSTARE LA PRODUZIONE NEGLI USA PER AGGIRARE I DAZI, COME PRETENDE “THE DONALD”, È REALIZZABILE SOLO PER I GRANDI GRUPPI INDUSTRIALI, NON PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE. E COMUNQUE I TEMPI SONO LUNGHI: OCCORRONO DUE-TRE ANNI PER ORGANIZZARE LA FILIERA OLTREOCEANO – CI SONO SETTORI CHE NON POSSONO LASCIARE L’ITALIA, COME L’AGROALIMENTARE – L’OBIETTIVO È PUNTARE SU MERCATI ALTERNATIVI: L’ASIA, I PAESI DEL GOLFO E IL SUD AMERICA. MA NON SI POSSONO RIMPIAZZARE IN PIENO GLI STATI UNITI, DOVE ESPORTIAMO 65 MILIARDI DI EURO DI MERCI L'ANNO. PER LA FARMACEUTICA E LA MECCANICA SONO GUAI SERI…

1 - LO TSUNAMI SULLE IMPRESE "PER PRODURRE IN AMERICA CI SERVIRANNO ANNI"

Estartto dell’articolo di Anna Maria Angelone per “la Stampa”

 

donald trump - dazi

«È domenica ma sto andando a Roma per incontrare il mio distributore di Los Angeles, in vacanza in Italia. Bisogna capire come procedere». La voce di Roberta Datteri, vicepresidente di Cna e imprenditrice nel settore arredo, è battagliera.

 

La sua azienda, dal piccolo borgo umbro di Deruta, esporta in tutto il mondo "affreschi": carta da parati dipinta a mano, pezzi unici fatti su misura e realizzati una sola volta su progetto. Ma la preoccupazione è palpabile. «È chiaro che dovremo riposizionarci su altri mercati e questo richiede tempo e investimenti: io ho puntato su alcuni paesi africani. La risposta è ottima» […]

 

EMANUELE ORSINI – ASSEMBLEA DI CONFINDUSTRIA – FOTO LAPRESSE

Il giorno dopo la mazzata a sorpresa della lettera del presidente Donald Trump all'Europa, gli imprenditori italiani si sono svegliati con il mal di testa. Nessuno, in realtà, vuole credere che i dazi del 30% scatteranno sul serio il 1° agosto ma se la trattativa non neutralizzasse l'asticella della tariffa preannunciata sarebbe un grosso problema. […]

 

Stando a una stima del Centro Studi di Confindustria, tranne poche eccezioni, tutti i principali settori produttivi italiani godono di un surplus commerciale con gli Usa. Vale, soprattutto, per farmaceutica e prodotti chimici, macchinari e impianti, autoveicoli e altri mezzi di trasporto, alimentari e bevande, altri beni manifatturieri (insieme, generano quasi tre quarti del surplus commerciale italiano verso gli Stati Uniti).

 

Come parare il colpo? Una prima soluzione potrebbe essere aprire siti di produzione Oltreoceano per aggirare il dazio. Chi potrebbe farci un pensiero più facilmente è la grande industria.

 

Ettore Prandini Giorgia Meloni

Sia per la disponibilità dei capitali necessari, sia per la gestione più complessa richiesta. Può valere per il settore chimico-farmaceutico, macchinari e automotive. Ma sarebbe fattibile nel breve termine? «In linea generale, le multinazionali del farmaco potrebbero spostare la produzione farmaceutica negli Usa e questo vale anche per le imprese nazionali ed europee», spiega Stefania Di Marco, direttore scientifico di Advaxia società del gruppo IRBM di Pomezia […]

 

«Ma attenzione: costruire nuovi siti produttivi non è immediato e richiede anni, direi almeno due o tre. Inoltre, il personale specializzato nella realizzazione di farmaci non è numeroso e ci potrebbero essere carenze di lavoratori negli Usa». Oltre al rischio di depotenziare ulteriormente la nostra ricerca.

 

IL VALORE DELL EXPORT ITALIANO VERSO GLI STATI UNITI

Per l'agroalimentare delocalizzare è impensabile. L'export tricolore è fatto, per lo più, di cibi e vini tipici tutelati e dunque, legati al territorio. «L'ipotesi è fuori discussione», puntualizza Ettore Prandini, presidente Coldiretti.

 

«Ma l'Italia non può permettersi neppure il lusso di perdere un mercato strategico come quello americano che, con i suoi quasi 9 miliardi di valore annuo per il nostro export, rappresenta un volano di crescita per l'intero sistema agricolo nazionale».

 

Secondo i calcoli dell'associazione di categoria, i dazi aggiuntivi si tradurrebbero in un impatto record: formaggi al 45%, pomodoro trasformato al 42%, vino al 35%. […]

 

Anche negli altri comparti, nessuno vuole perdere il valore strategico dell'italianità. Senza contare che l'export del "made in Italy" è in mano alla manifattura di qualità, alla capacità creativa e di innovazione fatta soprattutto da una miriade di piccole imprese, senza una struttura o una capacità di investimenti per un simile "salto".

 

EXPORT MADE IN ITALY

[…] Fra i settori nevralgici, quello della moda. «Sarà più facile chiudere uno showroom a New York che aprire una fabbrica in Tennessee», rimarca Marco Landi, titolare della storica azienda empolese di abbigliamento presente a Pitti.

 

«Sarebbe troppo complesso per il nostro "made in Italy" produrre negli Usa, sia per manifattura sia per manodopera». Importare più materia prima a "stelle e strisce"? «Forse, alcuni tipi di cotone ma l'intera moda italiana è legata a conceria e tessiture locali. Piuttosto, serve una politica monetaria: oggi, l'euro forte è un dazio da solo. A queste condizioni, il nostro export non può essere competitivo». […]

 

2 - IMPRESE, PER SPINGERE IL MADE IN ITALY ROTTA SU ASIA, GOLFO E SUD AMERICA

Estratto dell’articolo di Mario Sensini per il “Corriere della Sera”

 

donald trump - dazi

India, Messico, Brasile, Serbia, Giappone, Cina, Turchia, Arabia Saudita. La «diplomazia economica» del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha creato da poche settimane alla Farnesina un’apposita Unità per l’Export, macina eventi.

 

Negli ultimi mesi sono già una decina quelli organizzati in giro per il mondo, incontri governativi, tavole rotonde, forum imprenditoriali, fiere e manifestazioni. Quasi sempre con il supporto della Sace, dell’Ice, della Simest, della Cdp, che forniscono il sostegno finanziario e assicurativo pubblico all’export.

 

meloni trump g7 canada

[…]  Un primo gruppo di Paesi su cui concentrare le attenzioni è già stato individuato: sono quelli già toccati dalle iniziative italiane, insieme agli Emirati Arabi Uniti, l’Algeria, Marocco ed Egitto, dove si legano ai progetti del Piano Mattei, il Vietnam e Singapore.

 

Qui le esportazioni italiane nel 2023 sono ammontate a 80 miliardi di euro, ma secondo la Sace, l’istituto che assicura i crediti all’esportazione, c’è una concreta possibilità di raggiungere i 95 miliardi da qui al 2027. Sono i Paesi più «promettenti», capaci potenzialmente di assorbire, almeno in parte, la produzione italiana che potrebbe essere tagliata fuori dal mercato Usa.

 

EXPORT MADE IN ITALY

Per il ministero i margini ci sono, e lo stesso Tajani non fa mistero del suo obiettivo: spingere l’export italiano dai 625 miliardi dove si è bloccato negli ultimi due anni, a 700 entro fine legislatura.

 

Quest’anno le cose stanno andando bene nonostante la tempesta delle tariffe commerciali, anche se difficilmente le esportazioni potranno crescere a 680 miliardi, come si ipotizzava qualche mese fa.

 

Le vendite verso la Germania, primo nostro mercato, salgono del 4%, verso la Spagna del 10,8%, la Svizzera sale del 13%, gli Usa dell’8,4%, mentre segnano crescita a doppia cifra le esportazioni verso i Paesi Opec, quelli latino-americani, quelli dell’Asean.

 

giorgia meloni con mohammed bin salman al ula arabia saudita 4

Crollano del 18%, invece, le vendite in Turchia che l’anno scorso erano state spinte a livelli record da una quantità enorme di acquisti di oro (quasi tutti nel distretto di Arezzo, peraltro). E si riducono le esportazioni verso la Cina, mentre le importazioni continuano a volare (+38%).

 

Se dovessero scattare i super dazi di Trump rimpiazzare il mercato americano, dove esportiamo 65 miliardi di euro di merci, il secondo per importanza, sarà difficilissimo per moltissime imprese italiane e probabilmente impossibile per tante altre.

 

Per la farmaceutica e la meccanica, che esportano negli Usa una quota molto alta della produzione, rispettivamente 10 e 13 miliardi l’anno, si profilano problemi piuttosto seri. Come per l’automotive, anche perché gli scambi con gli Usa riguardano anche prodotti intermedi, per i quali non ci sono altri mercati di sbocco.

 

prodotti italiani esportati negli usa

Per i prodotti farmaceutici finiti i mercati alternativi possono essere Svizzera, Belgio e Olanda, per i macchinari Spagna e Polonia, oltre alla Germania, che già ne acquista dall’Italia per 10 miliardi l’anno.

 

Per l’agroalimentare i mercati alternativi sono pochi e lontani, mentre Arabia Saudita, Emirati, Turchia potranno divenire buoni clienti per i prodotti di lusso, legno e arredamento, Spazio e difesa. […]

EXPORT - I NUMERI DEL VINO ITALIANO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI, BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…

donald trump vladimir putin benjamin netanyahu volodymyr zelensky

DAGOREPORT – TRUMP HA FINALMENTE CAPITO CHE NON POTEVA PERMETTERSI, COME È SUCCESSO A FERRAGOSTO IN ALASKA, DI FARSI PRENDERE DI NUOVO PER CULO IN MONDOVISIONE DA PUTIN - L’INCONTRO DI BUDAPEST NON POTEVA ASSOLUTAMENTE FINIRE CON UN NUOVO FALLIMENTO, MA DI FRONTE AL NIET DI MOSCA A OGNI COMPROMESSO, HA DOVUTO RINUNCIARE – ORA CI SONO DUE STRATEGIE: O RIEMPIE KIEV DI TOMAHAWK, MISSILI IN GRADO DI COLPIRE IN PROFONDITÀ LA RUSSIA, OPPURE SCEGLIE LA STRADA MORBIDA CHE VERRÀ LANCIATA DOMANI DAL CONSIGLIO EUROPEO (L’INVIO A KIEV DI 25 BATTERIE DI MISSILI PATRIOT) – L’INNER CIRCLE “MAGA” LO PRESSA: “L’UCRAINA? LASCIA CHE SE NE OCCUPI L’UE” –  IN USA MONTA L’ONDATA DI SDEGNO PER LA SALA DA BALLO ALLA CASA BIANCA - LA STRIGLIATA A NETANYAHU DEL TRIO VANCE-WITKOFF-KUSHNER… - VIDEO

niaf francesco rocca daniela santanche arianna meloni claudia conte zampolli peronaci

DAGOREPORT: METTI UNA SERA A CENA…I FRATELLI D’AMERICA! -SEMBRAVA DI ESSERE IN UN FILM DEI VANZINA AL GRAN GALA DEL NIAF, 2180 INVITATI, 218 TAVOLI DA 150MILA DOLLARI OGNUNO, OCCUPATI DAI BOSS DELLE PARTECIPATE DI "PA-FAZZO CHIGI" (DONNARUMMA, CATTANEO, FOLGIERO, ETC.), JOHN ELKANN CHE HA TRASFORMATO IL GIARDINO DELL'AMBASCIATA IN UN AUTOSALONE (TRA MASERATI E FERRARI, TRONEGGIAVA UN TRATTORE!), FINANZIERI VARI E DE LAURENTIIS, IL GOVERNATORE ROCCA E SANTANCHÉ - CAUSA SHUTDOWN DEL GOVERNO USA, NON C'ERA ALCUN TIRAPIEDI DI TRUMP: DELUSI COLORO CHE SOGNAVANO, ATTRAVERSANDO L'ATLANTICO, DI BANCHETTARE CON SUA MAESTÀ "THE DONALD" E LA SUA "RAGAZZA PONPON" GIORGIA MELONI - QUELLI DEL NIAF HANNO "COPERTO" IL BUCO DELLE AUGUSTE PRESENZE INVITANDO ARIANNA MELONI, UNICO SEGRETARIO POLITICO PRESENTE, CHE HA COSÌ RICEVUTO IL SUO BATTESIMO NELL'AGONE INTERNAZIONALE - NON POTEVA MANCARE L’ONNIPRESENTE CLAUDIA CONTE CHE SI È FATTA RITRARRE INSIEME ALL’AMBASCIATORE PERONACI, GIA’ CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI PIANTEDOSI, E A QUEL MARPIONE DI PAOLO ZAMPOLLI, INVIATO SPECIALE DI TRUMP - LA PASTA SCOTTA E L’ESIBIZIONE DEL PREZZEMOLONE BOCELLI - VIDEO

matteo salvini alberto stefani luca zaia

DAGOREPORT - LUCA ZAIA MINACCIAVA DI DIVENTARE UN SERIO “PROBLEMA” PER MATTEO SALVINI E FORSE LO SARÀ: NON POTENDO IL “DOGE”, PER ORDINE DI SALVINI IN COMBUTTA CON MELONI, GUIDARE UNA LISTA A SUO NOME, UNA VOLTA SBATTUTO A CAPOLISTA IL SUO ENTUSIASMO POTREBBE SCEMARE E LA LEGA IN VENETO CORRE IL RISCHIO DI UN SORPASSO DI FRATELLI D'ITALIA - EVENTUALITA' CHE METTEREBBE DI NUOVO IN DISCUSSIONE LA LEADERSHIP DEL "CAPITONE" - I RAS LOCALI HANNO CRITICATO PER ANNI SALVINI, SENZA MAI AVERE IL CORAGGIO DI SFIDUCIARLO. QUESTA VOLTA, TRA UN VANNACCI CHE SI PRENDE I PIENI POTERI NEL PARTITO E I MALUMORI PER LA "CESSIONE" DELLA LOMBARDIA A FDI, UN FLOP IN VENETO POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO - SE SALVINI NON RIDE IN VENETO, ELLY SCHLEIN POTREBBE PIANGERE IN CAMPANIA: IL GRILLONZO ROBERTO FICO NON ENTUSIASMA E FA INCAZZARE DE LUCA CON LE SUE LEZIONCINE ETICHE SUI CANDIDATI. TANT'E' CHE TRA I FEDELISSIMI DI DON VICIENZO È PARTITO IL FUGGI FUGGI VERSO LE SIRENE DELLA DESTRA DI POTERE...