1. “SVEGLIA! FIAT NON HA COMPRATO CHRYSLER, È VERO IL CONTRARIO: ACQUISITA DA DETROIT!’’ 2. L'EX PRESIDENTE FIOM GIORGIO CREMASCHI A DAGOSPIA: "L'ITALIA DIVENTA COSI’ UNA OPEL DI SERIE B. CON TUTTE LE CONSEGUENZE NEGATIVE SU PRODUZIONE, RICERCA E OCCUPAZIONE” 3. SECONDO IL SINDACALISTA DELLA CGIL, DA NOI RIMARRANNO SOLTANTO LE PRODUZIONI DI MASERATI E FERRARI, MODELLI PERALTRO RIVOLTI A UN MERCATO DI NICCHIA 4." IN ITALIA RESTERANNO SOLO BRICIOLE: FERRARI E MASERATI. E NON MI STUPIREI SE ALLA PRIMA DIFFICOLTÀ DEL GRUPPO I DUE MARCHI VENISSERO USATI PER FARE CASSA’’ 5. “ESCLUDEREI CHE FIAT NON ABBIA FORNITO AL GOVERNO E AI SINDACATI USA GARANZIE CIRCA IL FATTO CHE LA PARTE PRODUTTIVA DEL GRUPPO RESTERÀ NEGLI STATI UNITI”

Carlotta Scozzari per Dagospia

All'apparenza può sembrare che, con l'accordo appena raggiunto col socio di minoranza Veba, Fiat stia comprando la Chrysler, di cui entro gennaio rileverà il 100 per cento. Ma in realtà non è così; è l'esatto opposto. E quindi è la società del Lingotto che viene acquisita da quella statunitense, con tutte le ripercussioni, negative, che ne derivano per il mercato italiano ed europeo, anche in termini di occupazione.

A vedere le cose così è Giorgio Cremaschi, ex presidente della Fiom (Federazione impiegati operai metallurgici) e ora esponente della minoranza congressuale della Cgil "Il sindacato è un'altra cosa".

Come mai, Cremaschi, sostiene che sia in realtà Fiat a essere rilevata da Chrysler?
Essenzialmente per due motivi. Il primo è che tra i due gruppi c'è una sproporzione produttiva a vantaggio di quello americano. E il secondo è che la Fiat ormai da anni ha rinunciato a investire in Italia. Basti pensare al progetto Fabbrica Italia, lanciato in pompa magna dall'amministratore delegato Sergio Marchionne nel 2010, che prevedeva 20 miliardi di investimenti, di cui è stato effettuato meno di un ventesimo.

Insomma, l'Italia conterà sempre meno nel gruppo...
E' così e per rendersene conto basta osservare quel che è successo con Fiat industrial, che ha trasferito all'estero (in Olanda, ndr) la propria sede legale.

Accadrà anche con la Fiat, e dunque con il cuore del business dell'auto?
L'operazione di spacchettamento del gruppo avviata da Marchionne, che va ricordato che paga le tasse in Svizzera (dove è residente, ndr), ha come risultato lo spostamento del baricentro a svantaggio del'Italia. E' successo con la divisione industriale e adesso, con l'operazione Chrysler, si sta discutendo del trasferimento della sede legale della Fiat dall'Italia agli Stati Uniti. Ai francesi di Renault non sarebbe mai venuto in mente, dopo l'acquisizione di Dacia, di spostare la sede in Romania.

Ma da noi, si sa, si ragiona in maniera diversa...
Ma in questo modo, con il centro finanziario e produttivo trasferito oltre oceano, l'Italia per la Fiat rischia di diventare quel che la Opel è per la General Motors: un'area del gruppo di serie B. Il nostro paese diventerà l'unico in Europa, a parte l'Inghilterra che comunque segue dinamiche proprie, senza una propria fabbrica di automobili.

Quindi, l'operazione che porta Fiat al 100% di Chrysler, oltre che il possibile trasferimento della sede legale, potrebbe implicare lo spostamento del baricentro produttivo del gruppo negli Stati Uniti?
Tenderei a escludere che la Fiat non abbia fornito al governo e ai sindacati americani garanzie circa il fatto che la parte del gruppo che conta in termini di produzione sarà negli Stati Uniti.

Che cosa comporterà questa possibilità in termini di occupazione nel nostro paese?
Prevedo inevitabili ripercussioni negative sulla forza lavoro in Italia. A Mirafiori (dove lavorano oltre 5mila dipendenti, ndr), ad esempio, ci sono troppi tecnici e impiegati. Non mi stupirei se entro un anno Marchionne annunciasse degli esuberi adducendo come motivazione lo spostamento della ricerca oltre oceano. Del resto, da noi la Fiat da tempo non studia più nuovi modelli. Per questo l'operazione Chrysler può essere considerata una dismissione sia dall'Italia, sia dall'Europa.

In che senso?
Per essere competitivi in Italia e in Europa bisogna mettere a punto modelli ad altissima tecnologia e ad altissimo risparmio energetico, perché così sarà l'auto del futuro nel vecchio continente. Ma su questo autobus la Fiat non è salita. Più che sulla qualità, ha preferito investire risorse in una operazione politico-finanziaria come quella su Chrysler.

Quindi prevede che se Fiat investirà in ricerca e sviluppo lo farà negli Stati Uniti, dove c'è un mercato dell'auto indubbiamente diverso dal nostro?
Ritengo che se ci sarà innovazione, sarà solo in Usa e per quel mercato.

E in Italia cosa resterà?
Solo briciole. Credo che rimarranno da noi le produzioni di Maserati e Ferrari, modelli peraltro rivolti a un mercato di nicchia. E in ogni caso non mi stupirei se alla prima difficoltà del gruppo Chrysler-Fiat i due marchi venissero usati per fare cassa. A quel punto, l'uscita dall'Italia sarebbe definitiva.

 

john elkann e sergio marchionne consegnano la lancia thema presidenziale a giorgio napolitano MONTI-MARCHIONNEFIAT CHRYSLER GIORGIO CREMASCHIMarchionne detroit

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…