TELCO, ALLA FINE DEI GIOCHI, CHI SE LA COMPRERA'? - TELECOM ITALIA POTREBBERO PAPPARSELA IL MESSICANO SLIM O L'AMERICANA AT&T - ZITTO ZITTO, LETTA FA IL TIFO PER GLI SPAGNOLI DI TELEFONICA

Fabio Tamburini per "il Corriere Economia"

«Tanto rumore per nulla». Così uno dei protagonisti commenta dal fronte Telecom i risultati deludenti che per il momento ha ottenuto Marco Fossati, a cui fa capo il 5 per cento della società, e che in vista dell'assemblea convocata pochi giorni prima di Natale sta cercando di aggregare alleati con l'obiettivo di mettere spalle al muro i soci di Telco, cassaforte della quota di maggioranza relativa.

Ma il tentativo di Fossati è tutt'altro che velleitario e ha creato qualche preoccupazione a Telefonica, Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Generali. Sulla carta c'era la possibilità dell'intesa con il fondo americano BlackRock, che controlla un altro 5 per cento, e con i fondi azionisti. E Telco ha in portafoglio poco più del 22 per cento, che non è certo una posizione inattaccabile.

Nonostante ciò, almeno finora, le mosse di Fossati non hanno avuto esito, compreso il road show sulle principali piazze finanziarie, e i fondi sono orientati ad appoggiare la gestione attuale del gruppo. Né ha fatto passi avanti l'ipotesi di accordo con BlackRock che, anzi, si è portato a casa la possibilità di sottoscrivere il prestito obbligazionario convertendo, favorevole a chi ha avuto la possibilità di sottoscriverlo e collocato in tempi rapidi, senza che, per esempio, riuscisse a farlo Fossati. Per questo Telefonica appare tranquilla anche se, come ha confermato nei mesi scorsi la scalata della Salini a Impregilo, colpi di scena sono sempre possibili. Soprattutto considerando che all'assemblea mancano ancora una ventina di giorni.

Tagliato fuori
Fossati resta tagliato fuori dagli accordi in Telco e sta cercando il modo di recuperare, pronto a cogliere l'attimo per uscire di scena cercando di ridurre i danni. L'investimento in Telecom è in forte perdita ma la società, malgrado i disastri seguiti alla privatizzazione, è ancora una delle principali imprese italiane, con quasi 24 miliardi di ricavi e utili per 5,3 miliardi (pari al 23 per cento del fatturato), di cui 4,9 miliardi in Italia.

E ci sono almeno due protagonisti delle telecomunicazioni che la tengono d'occhio da tempo: il magnate messicano Carlos Slim, interessato alle attività della telefonia mobile in Brasile, e il colosso americano At&T, tornato protagonista e con grande volontà di crescita sui mercati europei.

Interessi americani
At&t è lo tsunami che, all'improvviso, può gettare lo scompiglio in Europa. Negli Stati Uniti, contrariamente a quanto è accaduto nei Paesi europei, la scelta è stata di puntare sull'oligopolio di grandi compagnie piuttosto che sulla concorrenza. Di conseguenza, At&t si è straordinariamente rafforzata: ha soldi, facile accesso al credito e, soprattutto, sente ormai decisamente stretto il mercato americano. L'Europa rappresenta la priorità ma in Paesi come Germania, Francia, Scandinavia, Spagna non si entra. Per questo, alla fine, l'alternativa è tra l'operazione Vodafone o l'Italia.

In assenza di sorprese l'accordo tra gli spagnoli di Telefonica e i soci italiani di Telco sembra avere un sostanziale via libera da parte del governo Letta. Emblematica, in proposito, è la vicenda della riforma sull'Offerta pubblica di acquisto, proposta da Massimo Mucchetti, presidente della commissione Bilancio del Senato. Prima il governo si è impegnato a farla propria. Poi si è defilato e successivamente non ha cambiato idea, nonostante che la riforma abbia ottenuto l'appoggio unanime e bipartisan al Senato.

Restano però almeno due nodi da sciogliere: gli investimenti nella rete fissa, in fortissimo ritardo, e le scelte in Brasile, dove Telecom è leader nella telefonia cellulare. Per quanto riguarda gli investimenti il governo Letta chiede lo sviluppo della banda larga in fibra ottica, decisiva per la crescita del Paese, e ha affidato ad una commissione presieduta da Francesco Caio il compito di metterli a fuoco. La sensazione è che abbia peso l'orientamento di chi ritiene strategico per l'Italia che anche la rete delle tlc venga scorporata, come è avvenuto per l'energia e il gas. Sul fronte opposto il presidente di Telefonica, Cesar Alierta, ha assicurato che gli impegni verranno mantenuti ma, come ha avuto modo di chiarire l'amministratore delegato di Telecom, Marco Patuano, un conto sono le esigenze del Paese e un altro quelle dell'azienda.

Prospettive
Il timore, piuttosto diffuso, è che alla fine il rubinetto degli investimenti non venga aperto da Telecom come sarebbe necessario perché il gruppo spagnolo è indebitato ancora più della società italiana. E anzi la tentazione potrebbe essere di sfilarle almeno parte di quella che rimane una dote interessante, fatta da 13 miliardi tra liquidità e linee di credito, più altri 4 miliardi in arrivo grazie a operazioni di carattere straordinario.

Quindi il destino della rete fissa è tutto da chiarire. Uno scenario ne prevede la vendita, con la possibilità che finisca alla Cassa depositi e prestiti. Ma qual è il suo valore? E, soprattutto, come convincere Telefonica che non ha nessuna intenzione di rinunciarvi? Domande che restano senza risposta e che potrebbero risultare ancora più complesse se la commissione Caio dovesse alzare l'asticella degli investimenti necessari per lo sviluppo della rete in fibra ottica.

L'altro capitolo chiave è il Brasile, l'ultima partecipazione internazionale. Nei giorni scorsi Capuano ha precisato che Tim Brasil non è in vendita. L'impressione, tuttavia, è che una offerta importante non verrà respinta. Anzi, c'è chi sospetta che la cessione di Tim Brasil sia l'obiettivo vero di Telefonica, concorrente di Telecom in terrà brasiliana.

 

TELECOM c c fa a ca dd TELECOM TELEFONICA ea c f c a cecb a a e b SLIMLA SEDE DI MEDIOBANCA mediobancalogo intesa san paoloFrancesco Caio cesar_alierta

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…