TELECOM SMENTISCE LE TRATTATIVE PER LA CESSIONE DI TIM BRASIL, IL TITOLO PRIMA SI AMMOSCIA E POI RISALE (+1%) - PRONTI I DECRETI PER BLINDARE LA RETE

1. TELECOM ITALIA: TITOLO TIRA IL FRENO DOPO L'EXPLOIT DI IERI, SMENTITE TRATTATIVE PER CESSIONE TIM BRASIL
Finanza.com - Telecom Italia tira il freno a Piazza Affari dopo l'exploit di ieri. Il gruppo delle telecomunicazioni ha smentito ieri sera di avere trattative aperte per la cessione di Tim Brasil. Secondo Equita la vendita del 67% dell'asset brasiliano potrebbe portare a Telecom almeno 8 miliardi di euro e "la valutazione del titolo risulterebbe così pari a 0,80 euro".

A detta degli analisti, però, la cessione non è immediata "infatti prima che si arrivi a questa soluzione è probabile che si attenda il completamento della squadra manageriale, la crescita di Telefonica in Telco e le indicazioni di Anatel in relazione a Tim Brasil". A Piazza Affari il titolo Telecom Italia, dopo un iniziale calo, guadagna l'1%.


2. IERI: TELECOM VOLA A PIAZZA AFFARI - PRONTI I DECRETI DEL GOVERNO PER PROTEGGERE LA RETE
Francesco Spini per "La Stampa"

Mentre il governo compie un passo avanti nella blindatura della rete, approvando in via preliminare i tre decreti sul «golden power», Telecom Italia supera indenne in Borsa il declassamento di Moody's. Per il mercato il taglio del rating a livello «spazzatura» - Ba1 con outlook negativo - operato la sera di martedì dall'agenzia americana era tutto fuorché una sorpresa.

Il titolo a Piazza Affari non solo non casca (piccola reazione solo nei primi minuti di contrattazione) ma chiude col botto, in rialzo del 6,24%, dopo essere stato anche sospeso per eccesso di rialzo. Gli investitori si concentrano su altro, a cominciare da un ritorno di voci - nella nuova era della Telecom targata Telefonica - sulla vendita di Tim Brasil, segnando, nei fatti, l'irrilevanza del giudizio dell'agenzia americana.

A decretare il guizzo pomeridiano di Telecom, è soprattutto l'indiscrezione, riportata dall'agenzia internazionale Bloomberg, secondo cui Telecom dalla vendita del suo 67% della carioca Tim Participações (Tim Brasil) punta a ricavare almeno 9-10 miliardi di euro, con una valutazione della società di 13 miliardi, a premio del 50% sui corsi di Borsa. Ma Telecom, in serata, precisa che «non è in corso alcun processo formale o informale per la cessione della propria partecipazione» brasiliana.

In realtà tutto è sospeso fino al consiglio di amministrazione del 7 di novembre, quando in occasione del nuovo piano industriale i consiglieri decideranno se il Sudamerica è ancora strategico o se invece si può avviare un processo di vendita che comunque non sarà veloce. E che non potrà risolversi con uno spezzatino tra gli operatori già presenti in Brasile, vista la contrarietà dell'Anatel.

Inoltre fin dalla mattina i broker giudicano positivamente la salita nel capitale del fondo Blackrock, il quale, divenuto secondo azionista col 5,13%, ha di fatto puntato sulla ripresa del titolo. Questo nonostante Moody's abbia tagliato il rating «principalmente perché le recenti dimissioni del Ceo (ovvero Franco Bernabè) hanno aumentato l'incertezza sulla capacità della società di rafforzare il bilancio a sufficienza per mitigare la tendenza negativa nei ricavi domestici e nell'Ebitda».

Una mossa a cui Telecom ha risposto obiettando che il gruppo «è solido dal punto di vista sia industriale sia finanziario, come ha dimostrato la generazione di cassa» che «negli ultimi cinque anni è stata pari a 32 miliardi di euro». Quanto alla successione di Bernabè, calano le chance di vedere Massimo Sarmi alla presidenza: le trattative, centrate sulle deleghe da dare all'attuale numero uno di Poste Italiane, sarebbero in stallo.

E da ieri ingrana la marcia anche il «golden power» che consentirà al governo di attivare poteri speciali di indirizzo e di veto sugli asset strategici dello Stato di fronte a pericoli per la sicurezza e non solo. Nei tre decreti del Presidente della Repubblica esaminati preliminarmente sono stati definiti gli attivi a cui applicare tali poteri nei settori «dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni» e le procedure relative al «golden power».

Tra gli attivi ci sarebbe dunque la rete di accesso alla rete telefonica pubblica «in postazione fissa anche nel caso di connessioni stabilite mediante servizi di accesso disaggregato all'ingrosso, condiviso o WRL, in rame e fibra». Gli schemi dei decreti saranno trasmessi al Parlamento, al Consiglio di Stato e alle authority di settore. Dopo di che lo Stato potrà intervenire direttamente sulla questione dello scorporo della rete che il gruppo, guidato da Marco Patuano, ha messo in congelatore.

 

TELECOM c c fa a ca dd telecom tim brasil moodys logo moody BlackRock MASSIMO SARMI MARCO PATUANO E SIGNORA

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...