bollore telecom

TIM, LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA - IL TITOLO FRENA, VIVENDI STUDIA CON GLI AVVOCATI L’OPZIONE ‘NUCLEARE’ (FAR DECADERE IL CDA), CHE PERÒ DIMOSTREREBBE LA TEORIA DEL FONDO ELLIOTT: I CONSIGLIERI SONO LÌ SOLO PER FAR PIACERE A BOLLORÉ, ALTRO CHE INDIPENDENTI - LE QUATTRO CONDIZIONI POSTE DA ELLIOTT ALL’AD GENISH...

  1. TIM: FREDDA IN BORSA -0,6% CON RICHIESTE ELLIOTT

AMOS GENISH

 (ANSA) - Non una vaga richiesta di trasparenza nella governance, Elliot avrebbe posto all'ad di Tim, Amos Genish quattro precise azioni da mettere in campo: 1. governance 'concordata' con un board solo di amministratori indipendenti e italiani; 2. la scissione proporzionale della rete con l'assegnazione delle azioni della NetCo ai soci attuali; 3. la conversione delle azioni di risparmio in ordinarie; 4) il pagamento del dividendo per le ordinarie.

 

L'appeal speculativo però si è raffreddato e in Borsa il titolo cede lo 0,6% a 0,8 euro. Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore Genish si sarebbe rivolto alla sua 'prima linea' raccomandando : "niente distrazioni" sull'esecuzione del nuovo piano e chiarire che le azioni suggerite dal fondo americano erano già state considerate nella fase di costruzione delle linee guida per il triennio ma poi scartate "perchè non percorribili allo stato".

 

 

  1. TIM, MOSSA ANTI ELLIOTT: VIVENDI PRONTA A FAR DECADERE IL BOARD

F.D.R. per il Corriere della Sera

 

Elliott continua a tenere le carte coperte mentre Vivendi prepara la strategia di difesa in vista dell' assemblea di Tim convocata per il 24 aprile. I legali del gruppo francese - Filippo Modulo per lo Studio Chiomenti e Giuseppe Scassellati Sforzolini per Cleary Gottlieb - stanno valutando tutti gli scenari possibili e, tra le alternative difensive, sarebbe spuntata l' ipotesi di far decadere l' intero consiglio di Tim in modo da mandare a vuoto la prossima assemblea e dunque togliere spazio, per il momento, alla manovra di Elliott.

AMOS GENISH1

 

Sarebbe un modo per guadagnare tempo. Se i consiglieri si dimettessero alla viglia dell' assise dei soci facendo decadere l' intero board, non verrebbero discussi i punti che proporrebbe il fondo Usa e Tim sarebbe costretta a riconvocare l' assemblea 30 giorni dopo per eleggere innanzitutto un nuovo consiglio.

 

Vivendi avrebbe quindi tempo per organizzare le sue difese, mentre la strategia di Elliott non cambierebbe. Fonti vicine al dossier spiegano che far decadere l' intero board di Tim paradossalmente potrebbe anche giocare a favore del fondo Usa, che avrebbe un elemento in più per sottolineare il conflitto di Vivendi e i limiti di una governance che i francesi userebbero per tutelare esclusivamente i propri interessi. È comunque una delle mosse che i legali stanno studiando.

 

Quanto alla strategia di Elliott, venerdì nel corso del road show sul nuovo piano strategico, il ceo di Tim, Amos Genish, ha visto a Londra il ceo di Elliott, Gordon Singer e il portfolio manager Giorgio Furlani, dai quali ha avuto qualche dettaglio in più sulla manovra. Il piano di Elliott, avrebbe spiegato Singer jr (figlio di Paul Singer, fondatore di Elliott) al manager israeliano, è articolato su quattro pilastri: il primo riguarda la governance ed è la proposta di trasformare Tim in una public company gestita nell' interesse di tutti i soci, eliminando così i conflitti di cui sarebbe portatrice Vivendi.

paul singer fondo elliott

 

Il secondo è relativo alla rete e prevederebbe una scissione proporzionale delle attività e delle infrastrutture di trasmissione, inclusa Sparkle, che porterebbe in mano agli attuali azionisti di Tim azioni della nuova società delle rete, che uscirebbe del tutto dal perimetro del gruppo telefonico. Questo passaggio creerebbe anche le condizioni perché un socio pubblico (la Cdp?) possa assumere la maggioranza nella società della rete.

 

Terzo punto è il ritorno al dividendo in tempi stretti, probabilmente già nell' esercizio in corso. Ultimo snodo è la proposta di conversione delle azioni Tim di risparmio in ordinarie. Idea circolata più volte in passato e arrivata anche in assemblea. L' ultima volta l' anno scorso, quando a sorpresa fu il board guidato da Vivendi a proporla, senza però trovare in assemblea i voti necessari per farla passare.

 

Oggi il differenziale tra ordinarie e risparmio Tim è di appena 12 centesimi e dunque l' eventuale recesso costerebbe poco. Nessuna anticipazione, invece, sulla squadra a cui Elliott affiderebbe la strategia. La lista per il consiglio di Tim è in via di definizione e ci vorrà almeno un' altra settimana per comporla.

 

GORDON SINGER

Intanto Genish prosegue nel rinnovo della squadra di vertice e ieri ha annunciato l' arrivo da Bain & Co di Stefano Siragusa come nuovo capo delle infrastrutture.

 

 

  1. TIM FRENA IN BORSA, ELLIOTT PREPARA LA LISTA

Antonella Olivieri per ‘Il Sole 24 Ore

 

Telecom fa retromarcia in Borsa, calando dell’1,42% a 0,82 euro, tra scambi per 150 milioni di prezzi, più che dimezzati rispetto alle sedute calde della settimana scorsa. L’andamento della seduta sembra confermare le indicazioni che erano già emerse venerdì dal mercato e cioè che sia terminata la prima fase degli acquisti di Elliott, il fondo che si propone di sfidare il ruolo di Vivendi in Tim su governance, strategie e piano. Se è così entro giovedì sera il fondo attivista di Paul Singer dovrà dichiarare perlomeno il superamento della prima soglia informativa del 3%, se non già quella del 5% (fino all’eventuale superamento del 10% non avrà poi nessun obbligo). Nel frattempo Elliott sta mettendo a punto la lista dei candidati per rimpiazzare i consiglieri di cui chiederà la revoca.

GORDON SINGER CON L ATTRICE MELISSA LEO AL PARTY WEINSTEIN

 

Fino alla settimana scorsa i nomi che sembravano sicuri erano quelli di Fulvio Conti (con la prospettiva della presidenza) e di Paolo Dal Pino, la situazione comunque è ancora fluida. Se Vivendi rischiasse di finire in minoranza all’assemblea del 24 aprile - e questo sarà più chiaro al record date del 13 aprile - potrebbe azionare “l’autodistruzione” del cda, mossa tipica per difendersi in questi casi, facendo dimettere la maggioranza dei suoi consiglieri. In questo scenario ci sarebbero 40 giorni di tempo per convocare un’altra assemblea e rinnovare il board con il meccanismo del voto di lista.

 

Alla peggio, col 23,9% Vivendi, anche da minoranza, riuscirebbe a piazzare in consiglio i cinque consiglieri che, come minimo, il fondo vorrebbe rimuovere. Il gruppo presieduto da Vincent Bolloré, che è assistito dagli stessi avvocati che hanno seguito le vicende golden power e Mediaset - Filippo Modulo dello studio Chiomenti e Giuseppe Scassellati di Cleary Gottlieb - sarebbe comunque minoranza di blocco anche per operazioni straordinarie che richiedano l’assemblea straordinaria, quali per esempio scissioni o la conversione delle azioni di risparmio.

GIUSEPPE SCASSELLATI SFORZOLINI

 

Intanto sul fronte Telecom è stata ufficializzata la nomina di Stefano Siragusa a chief infrastructures officer, posizione che da qualche giorno era attribuita ad interim all’ad Amos Genish. Oggi, per l’azienda l’appuntamento clou sarà quello con i sindacati. Secondo quanto riferisce l’agenzia Radiocor (gruppo «Il Sole-24Ore»), nel corso dell’incontro, nella sede di Val Cannuta, che ha per oggetto il piano di riorganizzazione del personale, l’azienda ha intenzione di mettere sul tavolo l’ipotesi della cigs per gestire gli esuberi. La richiesta - spiega Radiocor - nel caso in cui Telecom andasse avanti su questa strada, non necessita dell’accordo delle sigle ma dovrebbe direttamente essere formalizzata al ministero del Lavoro.

 

vincent bollore

Da quel momento partirebbero i 25 giorni previsti dalla legge per esplorare soluzioni alternative. La proposta di cigs, non essendo Telecom Italia un'azienda in perdita, non sarebbe legata a una situazione di crisi aziendale, ma al piano di ristrutturazione. Si tratterà dell’ultimo incontro con il general counsel Agostino Nuzzolo, che ha l’interim delle risorse umane, perchè a giorni dovrebbe arrivare dal gruppo Leonardo Riccardo Meloni, che ha già lavorato in passato in Telecom., e non sono attese quindi decisioni unilaterali da parte dell’azienda.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE...