UBI MAIOR, CONSOB SI SVEGLIA – ADESSO CHE CI SONO STATE LE PERQUISIZIONI DELLA GUARDIA DI FINANZA (LE DENUNCE SONO DATATE 2012), ANCHE CONSOB SCENDE IN CAMPO SUL DOSSIER UBI. E I PRESTITI MARCI DEL LEASING SALGONO A 1,3 MILIARDI

1.LA CONSOB IN CAMPO SUL DOSSIER UBI
Stefano Elli per "il Sole 24 Ore"

Anche la Consob entra in gioco nella vicenda giudiziaria che ha investito Ubi Banca e Ubi Leasing. L'inchiesta ha portato, ieri mattina, alle venti perquisizioni eseguite dai militari del Nucleo speciale di polizia valutaria negli uffici di amministratori e manager della banca e della sua controllata, nonché di consulenti e società collegate o controparti.

E potrebbe farlo proprio con un'imminente disclosure sugli esiti delle verifiche ispettive condotte nelle sedi delle due associazioni che sono al centro dell'inchiesta condotta dal pm di Bergamo Fabio Pelosi. Proprio la commissione guidata da Giuseppe Vegas, infatti, è l'organo di vigilanza che sarebbe stato ostacolato dalla mancata comunicazione al mercato del patto tra le due associazioni di azionisti: quella bergamasca degli Amici di Ubi Banca e quella bresciana della Banca lombarda piemontese.

Un'accusa che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di Giovanni Bazoli (in quanto referente del «patto bresciano»), dell'ex presidente Emilio Zanetti (referente del patto orobico), oltre ai vertici del gruppo bancario. Nel decreto di perquisizione viene citata, tra le contestazioni,la violazione della fattispecie prevista dall'articolo 193 del Tuf che, al secondo comma, parla di omissione delle comunicazioni delle partecipazioni rilevanti e dei patti parasociali, che sono punite con sanzioni amministrative che vanno da 25mila euro a 2,5 milioni.

La Consob peraltro potrebbe avere competenza anche su altre parti dell'inchiesta: quella per eventuali operazioni con parti correlate presunte operazioni in conflitto d'interesse (articolo 136 del testo unico bancario) che vedono indagati solo il presidente del Cdg Franco Polotti e il consigliere Italo Lucchini. Meno probabile l'interesse dell'authority sulla parte che andrà accertare le truffe e il riciclaggio che sarebbero state messe a segno nella branch del leasing di Ubi, Ubi Leasing, società con sede a Brescia.

Questa parte dell'inchiesta che vede sotto inchiesta Giampiero Pesenti, per l'acquisto di uno yacht Akhir 108 battezzato «Beata di Southampton», il Cessna 500 Citation, già nelle disponibilità della Lm Management di Lele Mora e molti altri beni ceduti in leasing e in seguito ritirati per il mancato pagamento delle rate e rigirati, secondo l'accusa, a prezzi di favore ad amici e clienti privilegiati.

Peraltro è la stessa Ubi Banca a fare sapere di essere stata lei per prima, il 15 ottobre 2012, a scoprire e a denunciare all'autorità giudiziaria le malversazioni effettuate dai passati manager del braccio del leasing: attivandosi con il licenziamento dell'ex direttore generale Faustino Lechi, azzerando il consiglio di amministrazione precedente e agendo con un aumento di capitale in due tranche (vedere articolo a fianco) per ripatrimonializzare la società.

2.I GUAI DI UBI LEASING: I PRESTITI «MALATI» SONO A QUOTA 1,3 MILIARDI
Fabio Pavesi per "il Sole 24 Ore"

Tra le quasi 30 società consolidate del gruppo Ubi, solo 5 erano in perdita l'anno scorso. E tra queste il primato negativo assoluto è toccato a Ubi Leasing che da sola ha portato in casa dell'istituto bergamasco 67 milioni di perdite, un quarto dell'intero utile del gruppo. La società di leasing al centro delle inchieste della magistratura per presunte svendite di beni di clienti insolventi, è la patata bollente del gruppo.

Non da ieri. Il buco da 67 milioni del 2013 ha replicato la perdita per 70 milioni occorsa nel 2012. E nel 2011 il "rosso" fu di 30 milioni. Tre anni buttati al vento con perdite cumulate per 167 milioni, tanto che l'anno scorso Ubi ha dovuto effettuare un aumento di capitale in due tranche, una di 300 e una da 100 milioni, per tenere in piedi la traballante attività del leasing. Certo va detto che Ubi non è sola.

Qualunque istituto bancario ha sofferto in quel business. Volumi tracollati per tutti come documenta lo stato di salute del settore che, secondo i dati Assilea ha visto l'erogato crollare del 12,5% solo nel 2013. E poi molti contratti stipulati che non vengono onorati con sofferenze e incagli a volare. Ma Ubi Leasing ha retto meglio del mercato: la caduta degli impieghi l'anno scorso è stata solo del 7,7%. Peccato che i leasing deteriorati, cioè malati e di difficile rientro, siano saliti di un ulteriore 4,8%.

E la società di leasing del gruppo Ubi su questo soffre parecchio. I crediti deteriorati sono ormai 1,3 miliardi su 7,4 miliardi di portafoglio. Vuol dire che oltre il 17% di tutti i soldi erogati rischia di trasformarsi in perdita secca per la società. Quasi uno su cinque dei contratti stipulati rischia di saltare. Numeri enormi, quasi una polveriera. Tanto che un credito svalutato in più o in meno cambia poco le cose.

Ovvio le accuse della Procura di Bergamo sulla svendita a un gruppo chiuso di persone vicine alla banca di beni di clienti insolventi dovranno essere dimostrate. Ma se qualche comportamento truffaldino è stato tenuto era facile mascherarlo nella voragine di sofferenze di Ubi Leasing.

Ma c'è di più al di là degli atti della magistratura e di eventuali azioni illecite.
Con le sofferenze e gli incagli che continuano imperterrite ad aumentare i vertici di Ubi Leasing hanno invece diminuito le rettifiche sui leasing malati: nel 2013, infatti, su 1,3 miliardi di crediti deteriorati, le svalutazioni sono state di soli 112 milioni, trenta milioni in meno dell'esercizio del 2012 che presentava prestiti a rischio per 1,25 miliardi.

Forse si pensa che il 2014 vedrà una svolta nel comparto. Sarà. Ma è singolare che le svalutazioni diminuiscano con il portafoglio di sofferenze e incagli in continuo aumento. I prossimi mesi diranno se l'ottimismo dei vertici di Ubi Leasing sarà stato giustificato.

 

Premio Guido Carli Roberto Rocchi Giuseppe Vegas giuseppe vegas LUIGI ABETE ALESSANDRO PROFUMO FEDERICO GHIZZONI GIOVANNI BAZOLI FOTO LAPRESSE GIAMPIERO PESENTI ubi banca

Ultimi Dagoreport

matteo salvini luca zaia giorgia meloni

DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE SETTIMANE FA? - TOLTA SUBITO DI MEZZO L'IDEA (DI SALVINI) DI UN POSTO DI MINISTRO, LA DUCETTA HA PROVATO A CONVINCERE IL “DOGE” A PRESENTARE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN VENETO MA APPOGGIANDO IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA (ANCORA DA INDIVIDUARE) - MA TRA UNA CHIACCHIERA E L'ALTRA, MELONI HA FATTO CAPIRE CHE CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI UN SALVINI OSTAGGIO DELLE MATTANE DI VANNACCI – UN CAMBIO DI VERTICE NEL CARROCCIO EVOCATO NELLA SPERANZA CHE IL GOVERNATORE ABBOCCHI ALL’AMO...

elly schlein giorgia meloni beppe sala ignazio la russa maurizio lupi marcello viola

DAGOREPORT - NESSUNO VUOLE LE DIMISSIONI DI BEPPE SALA: DA SINISTRA A DESTRA, NESSUN PARTITO HA PRONTO UN CANDIDATO E TRA POCHI MESI A MILANO COMINCIANO LE OLIMPIADI MILANO-CORTINA – MA SALA VUOLE MANIFESTARE ALL'OPINIONE PUBBLICA UNO SCATTO DI DIGNITÀ, UN GRIDO DI ONESTÀ, UNA REAZIONE D'ORGOGLIO CHE NON LO FACCIA SEMBRARE  ''LU CIUCCIO 'MIEZZO A LI SUONI'' - L’UNICO A CHIEDERE IL PASSO INDIETRO DEL SINDACO È IGNAZIO LA RUSSA, CHE INVECE UN CANDIDATO CE L’HA ECCOME: MAURIZIO LUPI. METTENDO SOTTO LA SUA ALA IL PARTITO DI LUPI, "NOI MODERATI", ‘GNAZIO SOGNA IL FILOTTO: CONQUISTARE SUBITO IL COMUNE DI MILANO E NEL 2028 LA REGIONE LOMBARDIA – MOLTO DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP, PREVISTA PER MERCOLEDI': SE IL GIUDICE NON ACCOGLIERÀ LE RICHIESTE DEI PM (CARCERE O DOMICILIARI PER GLI INDAGATI), LA BUFERA PERDERÀ FORZA. VICEVERSA…

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER?