1- OGGI PER MONTEZEMOLO È UNA GIORNATA FELICE PERCHÉ È USCITA LA NOTIZIA CHE A VIGILARE SULLA CONCORRENZA SARÀ L’AUTORITÀ DEI TRASPORTI, UN SOGGETTO TERZO GARANTE DELLA LIBERALIZZAZIONE. PER MORETTI, INDEBOLITO DALLA CADUTA DI BERLUSCONI, LO SCORPORO DELLA RETE DAL RESTO DELL’AZIENDA, È UNA BOTTA PESANTE 2- UNI-DEBIT DELLE MIE BRAME! RUMORS LONDINESI: AL POSTO DI MARINA NATALE, RESPONSABILE FINANZA, ARRIVERÀ GUGLIELMO ZADRA, FIGLIO DELL’EX DIRETTORE GENERALE DELL’ABI ED EX COLLABORATORE DI DAVIDE SERRA (KAZZATE DAL KAZAKISTAN) 3- IN ITALIA I TEMPI DELL’ASTINENZA NON SEMBRANO ALLE PORTE. IERI ALLA BANCA POPOLARE DI MILANO HANNO DECISO CHE IL NUOVO AMMINISTRATORE DELEGATO, PIERO MONTANI, GUADAGNERÀ DA OGGI AL 2014, 6 MILIONI DI EURO. A SIENA INVECE, IL NUOVO DIRETTORE GENERALE, FABRIZIO VIOLA HA MESSO COME CONDIZIONE DI GUADAGNARE OGNI ANNO 1,8 MILIONI DI EURO, PARI ALLO STIPENDIO DEL SUO PREDECESSORE

1- UNI-DEBIT DELLE MIE BRAME! RUMOR LONDINESI: AL POSTO DI MARINA NATALE, RESPONSABILE FINANZA, ARRIVERÀ GUGLIELMO ZADRA, FIGLIO DELL'EX DIRETTORE GENERALE DELL'ABI ED EX COLLABORATORE DI DAVIDE SERRA (KAZZATE DAL KAZAKISTAN)
Gli uscieri di Unicredit da alcuni giorni non abbandonano le loro postazioni fino a quando le luci ai piani alti della banca non si sono spente. Sanno che l'amministratore delegato Ghizzoni e gli altri top manager fino a tarda notte spuntano i tabulati che indicano i movimenti delle azioni per capire chi partecipa all'aumento di capitale.

Il dirigente più impegnato in questa operazione è sicuramente Marina Natale, la responsabile Finanza dagli occhi azzurri sulla quale ieri quel sito disgraziato di Dagospia si è soffermato creando una certa ilarità negli ambienti della City.

A Londra conoscono bene questa "creatura" di Profumo e con una certa malizia dicono che ha cercato di imitare Erin Callan, la banchiera di Lehman Brothers che dopo aver firmato il compromesso per l'acquisto di un favoloso appartamento al numero 15 di Central Park West (lo stesso dove abitano i capi di Goldman Sachs e di Citigroup), ha visto crollare la sua banca sotto i piedi.

E sempre da Londra arriva il rumor secondo il quale al posto di Marina Natale arriverà Guglielmo Zadra, figlio dell'ex direttore generale dell'ABI ed ex collaboratore di Davide Serra, quando l'hedge-funder era alla Morgan Stanley. Tra l'altro Zadra Junior siede nell'advisory board dell'EBA, una referenza che di questi tempi non guasta.

Questi comunque sono pettegolezzi da marciapiede perché agli uscieri interessa molto di più sapere se è vero che dietro il vertiginoso scambio di titoli degli ultimi giorni ci sono mani straniere.

Ieri Dagospia aveva accennato alle armate della finanza tedesca e oggi il "Corriere della Sera" conferma che gli investitori di Francoforte e Monaco di Baviera sono al secondo posto dopo gli inglesi negli acquisti. La sorpresa più grande per gli uscieri che questa notte hanno spulciato di nascosto i tabulati di Ghizzoni e di Marina Natale, sembra che stia arrivando dal Kazakistan dove secondo un flash dell'agenzia Reuters, un fondo azionario del Paese a cavallo tra l'Europa e l'Asia avrebbe già rastrellato una quota poco sotto al 5% del capitale. Nella sua infinita miseria Dagospia può precisare che si tratta del fondo Samruk Kazyna costituito nel 2008 che dispone di un mare di soldi distribuiti in partecipazioni dentro società telefoniche, aeroporti e farmaceutici.

Ad aprire le porte dei cosacchi che stamane hanno smentito il loro interessamento, non è certamente il buon Ghizzoni dalla carnagione rosea, ma Alessandro Profumo che con le sue mire espansionistiche nel 2007 portò a termine in due settimane un accordo per comprare con 2 miliardi di dollari l'85% del capitale di Banca Atf, uno dei cinque istituti di credito più grandi del Kazakistan.

A questo punto gli uscieri si chiedono che cosa succederà quando l'aumento di capitale sarà concluso, e soprattutto come si comporteranno quegli italiani che ogni sera assistono attoniti allo spot televisivo piuttosto raccapricciante dove si vede una fanciulla che sale sul pennone per toccare la bandiera italiana.

A confortarli è arrivata la notizia trasmessa ieri sera da un telegiornale che Ghizzoni e la sua famiglia avrebbero già messo mano al portafoglio per partecipare all'operazione.

Nei tabulati di Unicredit, che per legge devono segnalare alla Consob e al pubblico le transazioni, finora non si è vista traccia di questo sublime sacrificio che il piacentino Ghizzoni ha imposto tra le mura domestiche. Gli uscieri invece hanno scoperto il nome di un altro dirigente, Alessandro Maria Decio, che ieri ha comprato azioni per 176mila euro.

Costui è un milanese di 44 anni che dopo aver studiato in Francia e lavorato a Londra, nel 2000 è entrato in Unicredit dove a metà dicembre è stato nominato responsabile Divisione Famiglie e PMI. Quando stamane ha varcato il portone di piazza Cordusio gli uscieri lo hanno applaudito e mentre lo accompagnavano all'ascensore gli hanno ricordato in un orecchio che porta il cognome nobile di un imperatore romano morto in battaglia.


2- OGGI PER MONTEZEMOLO È UNA GIORNATA FELICE
Qualcosa si è rotto nella lobby-continua che per anni ha unito Luchino di Montezemolo, Dieguito Della Valle, Luigino Abete ed Enrichetto Mentana.

Sarà colpa del governo dei professori oppure della crisi, ma sembra che il sodalizio si sia incrinato e ciascuno vada per suo conto. Non c'è più quell'intesa di sentimenti che ha cementato i successi e le avventure nelle praterie degli affari e dell'informazione. Dieguito piange per le sorti del Colosseo e continua a cercare disperatamente qualche maniaco del web che sia in grado di mettere in piedi un sito per vendicare i dispetti quotidiani che gli arrivano da quel sito disgraziato di Dagospia.

Da parte sua Luigino Abete ha fatto un passo indietro e con una certa fatica provocata soprattutto dal suo desiderio prorompente di fare il ministro, preferisce indossare i panni da presidente di BNL, una delle poche banche al riparo dalla bufera.

Così, mentre Enrichetto Mentana si diverte a difendere la sua autonomia rispetto ai vecchi amici, a Luchino di Montezemolo non resta che guardare con attenzione ai movimenti di Corradino Passera e alle sorti di Ntv.

Oggi per lui è una giornata felice perché è uscita la notizia che a vigilare sulla concorrenza con il nemico Mauro Moretti sarà l'Autorità dei Trasporti, un soggetto terzo garante della liberalizzazione. Per Luchino, Sciarrone, Punzo e gli altri soci di Ntv si tratta di una novità molto importante mentre per Moretti, che dovrà scorporare la Rete dal resto dell'azienda, è una botta pesante.

Nessuno riesce a immaginare l'irritazione dell'ex-sindacalista di Rimini che, indebolito dalla caduta del tandem Berlusconi-Tremonti, d'ora in avanti dovrà fare i conti con la nuova Authority creata in base al decreto "Salva-Italia".

RFI è la colonna vertebrale delle Ferrovie, ha più di 32mila dipendenti, gestisce 16.500 chilometri e procede ogni anno a investimenti miliardari. È probabile che di fronte allo scorporo di questo asset fondamentale per il bilancio delle Ferrovie, Moretti invochi la strada dei lamenti minacciando di mandare a casa qualche migliaio di dipendenti (soprattutto nella holding che secondo i tecnici ha più personale di tutti i corrispettivi negli altri Paesi europei).

D'ora in avanti il suo interlocutore sarà molto probabilmente un romano 61enne che si chiama Sergio Santoro, magistrato del Tar a 27 anni e adesso a capo dell'Autorità per la Vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Sarà lui l'uomo con cui Moretti e Luchino dovranno vedersela per regolare le annose questioni che ancora intralciano la partenza dei treni "Italo". L'arrivo dello sceriffo delle ferrovie dovrebbe accelerare finalmente la procedura per l'omologazione dei treni sulla quale Ntv ha fissato per mercoledì 25 l'ultima data utile per far partire la sua Alta Velocità nel mese di marzo.


3- IN ITALIA I TEMPI DELL'ASTINENZA E DELLA TRASPARENZA NON SEMBRANO ALLE PORTE

Oltre a Mario Draghi che oggi pomeriggio terrà una conferenza stampa molto attesa sui tassi di interesse, c'è un altro italiano, Andrea Enria, che è nel mirino delle banche italiane.

Ieri quest'uomo dall'aria emaciata che avrebbe fatto godere pazzamente un pittore tragico come El Greco, si è presentato davanti alla Commissione Finanze della Camera e al Comitato di presidenza dell'Abi per difendere le sue ragioni. Dal 1° gennaio dello scorso anno Enria guida l'Eba, l'Organismo di controllo delle banche europeo, ed è lui l'artefice della direttiva che ha chiesto ai più grandi istituti del nostro Paese di procedere rapidamente a ricapitalizzarsi entro giugno per oltre 14,7 miliardi.

Sulla sua testa si è scatenato l'inferno e i banchieri italiani guidati da Peppiniello Mussari lo hanno indicato come la causa dei crolli in Borsa, un autentico nemico da battere e possibilmente da abbattere. Da parte sua Enria, che ha lavorato per due anni in Bankitalia e lavora a Londra, è rimasto impassibile. Anzi, ha risposto ribadendo con forza che non ci dovrà esserci nessun rinvio sulle ricapitalizzazioni.

Di fronte a tanta ostinazione anche qualche giornale economico ha perso la calma; è il caso ad esempio di "MF", il quotidiano del Gruppo Class diretto da Osvaldo De Paolini e sommerso dagli articoli di Angelo De Mattia, che nei giorni scorsi con stile anglosassone ha titolato: "Porca Eba".

Forse sarebbe il caso che i banchieri si rendessero conto che il povero Enria quando ha indicato l'obbligo della ricapitalizzazione lo ha fatto trasmettendo ai ministri economici dei vari Paesi il punto di vista dell'Eba, e quindi non può essere il capro espiatorio e il destinatario finale delle polemiche.

Ma soprattutto varrebbe la pena ricordare ai banchieri irrequieti che un segnale di buona volontà potrebbe arrivare dalla riduzione dei loro stipendi. È curioso infatti che nel grande dibattito sulle nuove regole e sugli aumenti di capitale non si sia alzata alcuna voce per denunciare che tra le cause della crisi delle banche c'è anche la voce "emolumenti e bonus". Tanto per fare un esempio ieri alla Banca Popolare di Milano hanno deciso che il nuovo amministratore delegato, Piero Montani, guadagnerà da oggi al 2014, 6 milioni di euro.

A Siena invece, dove i contradaioli aspettano il crollo della più antica banca italiana, oggi il consiglio di amministrazione si riunisce per esaminare la proposta di nomina del nuovo direttore generale, Fabrizio Viola (proveniente da BPERomagna), che ha messo come condizione di guadagnare ogni anno 1,8 milioni di euro, pari allo stipendio del suo predecessore Antonio Vigni.

Sarà roba da pezzenti populisti, ma questa storia dei compensi ai banchieri prima o poi deve finire. Anche in Inghilterra e in America l'abbondanza salariale è sottotiro e 400 maxi-dirigenti di Goldman Sachs vedranno i loro bonus tagliati del 40%.

Purtroppo in Italia i tempi dell'astinenza e della trasparenza non sembrano alle porte. Nessuno vuole infierire sui 2,9 milioni di Nagel e tantomeno ha senso ricordare i 16,6 di Geronzi e i 5,5 di Guarguaglini, ma il tempo delle mele è finito per tutti.

 

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