CAFONALINO MAL-DESTRO/2 - MAZZA E URSO RADUNANO GLI EX MISSINI PER FARE UN PARTITO SENZA FINI (E SENZA MELONI)

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

1. LA DESTRA CI RIPROVA (SENZA FINI E LA MELONI)
Giampiero Cazzato per "il Venerdì di Repubblica"

Il berlusconiano rewind della politica fa scuola. Torna Forza Italia? Perché allora non Alleanza nazionale? Detto fatto. Domani 9 novembre, ricorrenza della caduta del Muro di Berlino, all'hotel Parco dei Principi a Roma si ritroveranno La Destra di Francesco Storace, Futuro e libertà, Fiamma Tricolore, Io Sud, i circoli del Giornale d'Italia.

E poi Nuova Alleanza, Scongeliamo il simbolo An, l'associazione Pinuccio Tatarella e Next An. Tessere di un mosaico che vale meno del 2 per cento. Numeri che non bastano per affrontare le competizioni elettorali prossime venture, a partire dalle europee 2014. Storace ha provato a imbarcare nell'impresa Fratelli d'Italia del trio Meloni-Crosetto-La Russa.

Ma l'ex ministra della Gioventù ha dato forfait. Vuole andare oltre An e le nostalgie post missine. A settembre ha inaugurato Officina Italia, laboratorio politico che strizza l'occhio a una variegata platea che va da Giulio Tremonti al sindaco di Verona Flavio Tosi, passando per Giulio Terzi di Sant'Agata e Magdi Allam. A bussare dalla Meloni pure l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Che in dote porta poche truppe ma un movimentino nuovo di zecca: Prima l'Italia. E Gianfranco Fini? Sta lontano dalla mischia. Ha messo in piedi, manco a dirlo, una sua fondazione, Liberadestra.

I conti in sospeso per ora li regola in prosa. In libreria è uscito (Rizzoli) Il Ventennio. Io, Berlusconi e la Destra tradita, dove l'ex leader di An mena fendenti non tanto e non solo su Berlusconi, ma all'indirizzo dei colonnelli, quelli che, dopo il «che fai mi cacci?» pronunciato all'indirizzo del Cavaliere, in una tesissima direzione del Pdl, gli fecero terra bruciata intorno. In pratica lasciandolo solo.

Quella finiana non è la sola verità sui quattro lustri della destra. In libreria sono approdati pure Adolfo Urso e Mauro Mazza con Vent'anni e una notte (Castelvecchi Rx). L'identikit dell'affossatore di An, per Urso, corrisponde proprio a Fini. Che, scrive l'ex parlamentare ed ex viceministro, «non ha saputo aspettare» il momento giusto per raccogliere la leadership.

E racconta quando gli disse: «Gianfranco, ti comporti come un animale che non riesce a fermarsi perché sente il sangue del nemico ferito. Berlusconi è ferito ma non è morto». Parole profetiche.


2. I DOLORI DELLA "GIOVANE DESTRA"
Robert Vignola per "Il Giornale d'Italia"

Su il sipario. Dopo l'anticipazione su Libero, ieri alla Sala del Tempio di Adriano gli autori Mauro Mazza e Adolfo Urso hanno voluto presentare ufficialmente "Vent'anni e una notte", quella che essi stessi hanno definito "la nostra finestra sulla verità". L'attenzione dell'ex sottosegretario e dell'ex direttore di Raiuno si è ovviamente puntata, come si intuisce dal sottotitolo "1993-2013: la parabola della destra italiana raccontata dai suoi protagonisti", su Alleanza Nazionale.

A tenere a battesimo il volume edito per i tipi di Castelvecchi (288 pagine, 19,50 il prezzo di copertina), ieri c'erano tre relatori d'eccezione quali l'ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, il Ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello e il deputato di Fratelli d'Italia Ignazio La Russa.

Il primo di essi, in qualità di concorrente di Fini nel'93 a Roma, fu in qualche misura colui che tenne a battesimo, dall'altra parte della barricata, l'evoluzione del Msi in An. Testimone anche dei vent'anni successivi, ha usato la platea per frustare la sinistra, rendendo l'onore delle armi alla destra: "Voi avete portato la destra italiana a non essere più nostalgica, altrettanto non può dirsi della sinistra che non ha smesso di essere conservatrice".

Rutelli ha anche colto l'occasione per attaccare presidenzialismo e bipolarismo. "I due grandi partiti, da una parte e dall'altra, non sono mai nati", e "l'Italia non è un Paese dove sia applicabile il presidenzialismo": meglio, dice sostanzialmente l'ex leader de La Margherita, continuare la strada delle riforme attraverso le larghe intese.

Difficile che su questo piano potesse non trovarsi d'accordo con il ministro Quagliariello. "La scelta di un grande partito di centro-destra è stata strategica e portatrice dell'intuizione che con il nuovo millennio sarebbero arrivati nuovi problemi, davanti ai quali la cultura cattolica, nazionale e liberale dovevano mettersi in discussione. Ma il Pdl è stata solo la risposta al Porcellum, con basi troppo flebili per durare. Ora, il partito deve avere una sua evoluzione salvando il carisma del capo e mostrandosi radicato sul territorio: le primarie sarebbero una scelta di buon senso, se non le facciamo regaliamo ai nostri avversari la partita a tavolino".

Inevitabilmente più ferrato sull'argomento An, Ignazio La Russa ha arricchito il pomeriggio con aneddoti e riferimenti personali. "I problemi - ha raccontato, tra le altre cose - sono cominciati quando Fini recepì che non sarebbe mai stato il successore di Berlusconi. Il partito unico degli anti-comunisti però era da sempre un'aspirazione della destra italiana, fin dai dieci punti del Msi nel dicembre 1946.

La strategia di Berlusconi fu chiara quando concluse l'operazione Santanché con Storace: voleva sostituire Fini con Storace e Casini con Giovanardi. A me e Gasparri prospettò in quel momento, per la prima volta, un'alleanza con il centro parlandoci di Montezemolo: temeva la marginalità. Noi ci opponemmo, correttamente e col nostro consenso nacque così il Pdl. L'errore successivo fu di non capire che, se Berlusconi andava a fare il premier, Fini avrebbe dovuto guidare il partito. Invece andò alla Presidenza della Camera...". E il resto si sa.

Ma di prospettive future? Urso è asciutto. "Il nostro è un libro di memorie senza nostalgia che auspica una nuova stagione, non con reduci ma con innovatori", che parla insomma ad "un'altra generazione, per renderla consapevole dei nostri successi e dei nostri errori, affinché non li ripeta più. Ma tornare indietro sarebbe solo pensare a un orpello".

 

 

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