
IL CINEMA DEI GIUSTI - HO TROVATO BUONO QUESTO "BUGONIA" DI YORGOS LANTHIMOS, CON LA DIVINA EMMA STONE E JESSE PLEMONS, CHE ESCE ADESSO NELLE SALE ITALIANE - SIAMO DI FRONTE A UN GRANDE FILM POLITICO SULLA FINE DELL’UMANITÀ OLTRE CHE DELLA DEMOCRAZIA, DOVE LA GUERRA TRA IL CAPITALE E LA CLASSE OPERAIA È GIÀ VINTA DAI MOSTRI CHE DOMINANO LE GRANDI AZIENDE E DOVE FOLLIE DA SOCIAL SI TRASFORMANO NEI PIÙ SGANGHERATI COMPLOTTISMI - È DEL TUTTO DIVERSO DA “POOR THINGS”, MA PUÒ AVERE LA STESSA FORZA DIROMPENTE… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Beh. Anche se non è affatto piaciuto a Venezia, dove non ha vinto nulla, ma proprio nulla, e credo abbia indispettito parecchio anche i giurati della Mostra, confesso di aver trovato particolarmente buono questo "Bugonia" di Yorgos Lanthimos, con la divina Emma Stone e un Jesse Plemons, che esce adesso nelle sale italiane.
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Avevamo lasciato neanche un anno fa Lanthimos, la Stone e Plemons nel poco riuscito “Kinds of Kindness”. Lo troviamo se non proprio ai livelli di “Poor Things”, sicuramente molto più in forma in questo spettacolare e ultracontemporaneo “Bugonia”, scritto da Will Tracy, lo sceneggiatore del thriller-horror “The Menu”, con Jesse Plemons magrissimo e fuori di testa che rapisce la Ceo di una potente multinazionale farmaceutica, ovviamente la Stone, ritenendola non solo responsabile della malattia della madre e di tutti i mali del mondo, ma anche una sorta di imperatrice aliena venuta dal pianeta Andromeda per colonizzarci e cancellare la nostra specie come fossimo api.
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Strepitosa la performance di Emma Stone coi capelli rasati a zero, faccia e corpo ricoperta prima di crema antistaminica e poi di sangue. Come ben spiega la sequenza finale, che non vi dirò, commentata dalla celebre "Where Have All the Flowers Gone?” di Pete Seeger, ma non cantata da lui (e neanche da Marlene Dietrich o Joan Baez…), siamo di fronte a un grande film politico sulla fine dell’umanità oltre che della democrazia, dove la guerra tra il capitale e la classe operaia, come insegna l’America di Trump e Musk, è già vinta dai mostri che dominano le grandi aziende.
Dove follie da social, informazioni di Internet, si trasformano nei più sgangherati complottismi da terrapiattisti. In fondo, se pensate al senso del titolo, Bugonia, cioè, come racconta nelle Georgiche Virgilio, bous/bue e goné/nascita, la credenza dei greci e dei romani della nascita delle api dalla carcassa dei buoi morti, anche quella non è una sorta di fake news da social del mondo classico?
Michelle, la bella e elegante Ceo in carriera che il “malato mentale” Teddy di Jesse Plemons, operaio alla catena di montaggio della sua azienda, col cugino stupidotto Don, Aidan Delbin, ha rapito, rapato a zero (altrimenti comunica col suo imperatore sull’astronave madre) e legata nella cantina della sua casa, cerca di far ragionare il suo rapitore.
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Che viene da ogni tipo di attivismo ecologico militante e politico, passando indifferentemente dalla estrema destra alla estrema sinistra, inutilmente. Ma Teddy ha le idee chiare su quello che vuole fare. Vuole comunicare con l’imperatore di Andromeda per salvare l’umanità. E forse vorrebbe anche salvare sua madre, in coma in ospedale, fulminata dagli oppiacei e dalle cure sperimentali dell’azienda di Michelle.
Possibile che davvero Teddy e Don siano convinti che Michelle sia un’aliena e che hanno solo quattro giorni di tempo per convincerla a farsi trasportare durante il plenilunio nell’astronave? Ci dobbiamo credere? Eppure il discorso di Teddy, politicamente, non fa una grinza. Ha una visione lucida della situazione dell’America e del mondo rispetto a una classe di padroni, alieni o terrestri che siano, che ci hanno tolto tutto e reso schiavi.
Ben scritto, senza nessun tipo di slabbratura, benissimo recitato, “Bugonia”, pur del tutto diverso per temi e stile da “Poor Things”, può avere la stessa forza dirompente. E attuale. E il finale è favoloso. In sala dal 23 ottobre.
EMMA STONE IN BUGONIA DI YORGOS LANTHIMOS
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