
“COSA ACCADRÀ NELLA DESTRA ITALIANA IL GIORNO CHE MELONI, PER UN MOTIVO O PER L’ALTRO, ANDRÀ A SBATTERE? ARRIVA VANNACCI” - CAPPELLINI SU "REPUBBLICA": “SE CADE MELONI, A DESTRA NON C’È UN LEADER PRONTO A RACCOGLIERNE IL TESTIMONE. SALVINI NON HA ALCUNA CHANCE DI TORNARE A CAPO DELLA COMBRICCOLA. FORZA ITALIA NON HA I VOTI PER RIMETTERE ANTONIO TAJANI AL CENTRO DEL VILLAGGIO. IN POLITICA, PERÒ, GLI SPAZI VUOTI SI RIEMPIONO IN FRETTA. LE PROBABILITÀ CHE L’UOMO DELLA PROVVIDENZA, IL TRIBUNO CHE VA A CACCIA DEL BINGO ELETTORALE, SIA UN VANNACCI SONO MOLTO ALTE…”
Stefano Cappellini per repubblica.it - Estratti
(...) cosa accadrà nella destra italiana il giorno che Meloni, per un motivo o per l’altro, andrà a sbattere? Contro chi e cosa dovrà misurarsi l’opposizione di centrosinistra ammesso che abbia un capo e una coda quando sarà il momento di farlo? Un fatto è chiaro: Meloni è l’ultimo possibile punto di equilibrio della coalizione di centrodestra per come è stata negli ultimi trent’anni.
Dopo di lei, sono finite le soluzioni. Questa consapevolezza è una forza di Meloni: tutti sanno che in questo momento non ci sono alternative alla sua leadership, quindi il suo tracollo è il tracollo di tutta la coalizione. E pure la sua debolezza: mandarla a sbattere significa azzerare e creare le condizioni per una rivoluzione totale, una tentazione alla quale non è detto che tutti gli alleati siano in grado di resistere a oltranza.
ROBERTO VANNACCI - GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI - MEME BY EDOARDO BARALDI
Per concordare sul fatto che Meloni sia l’ultima arma della destra basta guardarsi intorno. Il tramonto del fondatore Silvio Berlusconi è stato superato grazie alla rapida ascesa di Matteo Salvini. Quando il leader della Lega ha bruciato in pochi mesi il consenso personale, Meloni era pronta a raccogliere il frutto di anni di opposizione anche solitaria, come nel caso del governo Draghi.
Se cade Meloni, è evidente che stavolta non c’è un leader pronto a raccoglierne il testimone. Salvini, che pure si illude di poter tornare ai fasti di un tempo, non ha alcuna chance di tornare a capo della combriccola. Forza Italia non ha i voti per rimettere Antonio Tajani al centro del villaggio.
ROBERTO VANNACCI - GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI - MEME BY MACONDO
Per la prima volta le leadership dei partiti storici non offrono più un ricambio naturale. In politica, però, gli spazi vuoti si riempiono in fretta. Che poi è una delle ragioni per cui bisogna fare il possibile, e qualcosa in più, per evitare che venga approvata la riforma del premierato, ultimo scellerato passaggio verso il peggiore plebiscitarismo.
Meloni, come già Matteo Renzi anni fa, è convinta di aver disegnato una riforma a sua misura. Pensa di autoincoronarsi perché, ovviamente, dà per scontato di restare in pista ed essere la naturale beneficiaria delle nuove regole del gioco.
Ma qui, secondo me, Rotondi ha ragione da vendere: senza Meloni, le probabilità che l’uomo della provvidenza, il tribuno che va a caccia del bingo elettorale, sia un Vannacci sono molto alte. Una volta che la contesa per le istituzioni è trasformata in un Gesù o Barabba, non solo è chiaro chi è destinato a vincere ma anche che ci sarà la corsa a farsi Barabba. Da questo non deriva, come deduce Rotondi, che Meloni sia una benedizione per il Paese. Soltanto che il peggio potrebbe ancora non essere arrivato.