gp germania hamilton ferrari

E ANCHE QUEST'ANNO, LA FERRARI VINCE L'ANNO PROSSIMO - IN GERMANIA TRIONFA HAMILTON, ALTRO GRAN PREMIO DA INCUBO PER LE ROSSE CHE CHIUDONO DIETRO ALLA RED BULL - IL CAPO DELLA SCUDERIA, ARRIVABENE: "INACCETTABILE MA LA FERRARI NON SI ARRENDE. STIAMO GIÀ PENSANDO ALLA MACCHINA DELL’ANNO PROSSIMO"

ricciardo beve dalla scarparicciardo beve dalla scarpa

1. HAMILTON, TRIONFO E FUGA PER LA FERRARI GP DA INCUBO DIETRO ANCHE ALLA RED BULL

Stefano Zaino per “la Repubblica”

 

Un luglio da incorniciare. Quattro gp, altrettante vittorie, il mese dell’assalto e della nuova fuga iridata, con tante sberle al compagno nemico Rosberg da fargli perdere l’orientamento.

 

Lewis Hamilton va in vacanza con il cuore nelle rose. Ha già annunciato che per sgranchirsi le gambe e tenere sveglio il cervello farà paracadutismo, anche se si prenderà pure cura dei suoi cari e dei suoi cani, la Mercedes incrocia le dita, spera e prega, sapendo che al frenetico campione è impossibile chiedere un po’ di vita normale,

 

mick schumachermick schumacher

dentro le righe e lontana dai riflettori, ma intanto si concede alla sosta con 19 punti di vantaggio su Rosberg e un filotto di trionfi che ha finito per annichilire la concorrenza, la temeraria Red Bull, che comunque cresce e ieri, sebbene ai posti d’onore, ha posizionato due piloti sul podio, secondo Ricciardo, terzo Verstappen, e la smarrita Ferrari, che scivola sempre più indietro, ieri ha chiuso quinta con il nervoso Vettel e sesta con l’anonimo Raikkonen.

 

Hamilton ieri ha ricevuto da Rosberg un gentile pacco dono, con il Mercedes minore che come a Budapest ha sbagliato la partenza e vanificato la pole, e lo ha capitalizzato al massimo, passando in testa alla prima curva e aspettando tutti i rivali al traguardo. Il padrone è lui e nessuno avanza più dubbi sulla possibilità che si porti a casa il terzo titolo iridato consecutivo, quarto della carriera.

ricciardo hamiltonricciardo hamilton

 

Sulla sua testa incombe solo una minaccia, ha già fatto il pieno di motori, al prossimo cambio andrà in fondo alla griglia e quella domenica Rosberg dovrà giocarsi il tutto per tutto, perché è davvero l’unica chance per riportarsi vicino in classifica.

 

Il problema è che, al di là dello strapotere di Hamilton, è proprio la forza del rivale che lascia perplessi. Era partito alla grande in questa stagione, vincendo le prime 4 gare, ma appena l’inglese gli ha fatto sentire il fiato sul collo, Rosberg si è perso. Ieri è partito al rallentatore, ha gettato non solo la vittoria, ma il podio, facendosi scavalcare da Ricciardo e Verstappen.

 

Poi, secondo peccato grave, per superare l’olandese, lo ha scaraventato fuori pista, rimediando 5 secondi di penalità. Già la sorte era segnata, non bastasse ci si è messa pure la squadra, che lo ha tenuto immobile ai box 3 secondi in più. “Mi è sembrato di restare fermo un anno” ha detto polemicamente il pilota dopo la gara, ma deve anche guardarsi dentro e capire che in questo modo contenere la furia di Hamilton è impossibile.

 

vettelvettel

Poi c’è la Ferrari con le sue grandi ferite da leccare. Nel confronto con la Red Bull, ora seconda nel costruttori, c’è un dato imbarazzante che riguarda la qualifica. Ricciardo in Australia, prima gara, era 8 decimi più lento di Vettel, a Hockenheim 6 decimipiù veloce.

 

In 11 gp gli austriaci hanno inflitto un secondo e 4 decimi agli italiani, si possono capire l’euforia di Ricciardo, “questa squadra mi sta trasformando in un eroe, presto daremo la caccia alle Mercedes”, e lo sconforto di Vettel, che ieri si è persino rifiutato di entrare ai box per una sosta. 

 

Via radio il comando e lui: “Negativo”. Smarrimento, poi la resa: “Va bene, resta in pista”. Il tedesco poi, a mente fredda, si pente: “Avevano ragione, dovevo rientrare. Avrei messo pressione a chi mi precede”. Invece di barcamenarsi come Raikkonen.

 

2. ARRIVABENE: “INACCETTABILE MA NON MI VOGLIO ARRENDERE”

Stefano Zaino per “la Repubblica”

 

Arrivabene, cosa sta succedendo alla Ferrari?

hamiltonhamilton

«Abbiamo dei problemi, sappiamo quali sono, ma non riusciamo a risolverli».

 

Non è incoraggiante…

«Sia chiaro, questo non significa che non si lavori. Tutta la squadra sta dando il massimo, solo che in certe aree è come se fossimo fermi. E ciò accade da Barcellona, dal quinto gran premio».

 

Considerando che si è appena corso il dodicesimo non lo reputa inaccettabile?

«Inaccettabili sono le prestazioni come questa ad Hockenheim, un quinto e un sesto posto, piazzamenti non da Ferrari. Già da venerdì avevamo capito che qui avremmo incontrato delle difficoltà, che non solo la Mercedes, ma anche la Red Bull avrebbe potuto batterci. Ma se dico che mi aspettavo un risultato simile, sarei un folle. La Ferrari non va in pista per un quinto o un sesto posto ».

 

Però accade. Perché?

«La nostra macchina ha essenzialmente due lacune: l’efficienza aerodinamica e il grip meccanico. Su quelle aree bisogna lavorare e noi lo facciamo da tempo. Solo che miglioriamo poco rispetto alla concorrenza e spesso antiche mancanze tornano a galla. I nostri piloti cercano di nasconderle, ma non è facile e non sempre ci riescono. Lasciamo perdere la Mercedes, sempre più irraggiungibile, ma bisogna riconoscere che la Red Bull ha effettuato grandi progressi. Al punto su questa pista da batterci agevolmente».

arrivabenearrivabene

 

Stando così le cose rischia di scivolare via anche il secondo posto nei costruttori.

«Non esageriamo con i drammi. A Budapest eravamo più veloci noi di loro, possiamo ancora sorpassarli. Il divario è contenuto, già a Spa, nella prossima gara, contiamo di rovesciare la situazione».

 

Non vi converrebbe mollare tutto e concentrarvi già sul 2017?

gp germaniagp germania

«No, la Ferrari non si arrende, sotto la mia gestione non lo farà mai. Stiamo già pensando alla macchina dell’anno prossimo, non ci faremo trovare impreparati di fronte alle nuove regole, ma ora m’interessa l’attuale. Dobbiamo risolvere ogni problema. E il più in fretta possibile ».

 

Può riuscirci il nuovo direttore tecnico Binotto?

«Lui assieme a tutta la squadra. Non ci sarà più un capo e i sottoposti che ascoltano, eseguono e non pensano. Voglio un lavoro di gruppo. Dentro la Ferrari ci sono dei talenti, devono venire fuori, emergere. Bisogna fissare un obiettivo e poi coordinarsi tutti assieme, ogni reparto. Compito di Binotto sarà quello di controllare che non si vada fuori strada, ma nella direzione giusta per il conseguimento della meta che ci siamo prefissati».

 

Il suo esordio nel nuovo ruolo non è stato esaltante.

«In questa sconfitta Binotto non c’entra nulla. È responsabile da quattro giorni. Nessuno è in grado di fare miracoli». 

arrivabene 1arrivabene 1MATTIA BINOTTOMATTIA BINOTTO

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?