“SONO DIVENTATO CIECO MA HO RECUPERATO GLI ALTRI SENSI” - IL 92ENNE CAMILLERI: “HO SEMPRE FUMATO 80 SIGARETTE AL GIORNO E, QUANDO ANCORA CI VEDEVO, AVEVO PERSO IL GUSTO DEGLI ODORI, DEI SAPORI. QUANDO GLI OCCHI SI SONO SPENTI, SONO RITORNATI TUTTI INSIEME! - NON AMO MONTALBANO. NON SONO UN INGRATO, MI HA DATO FAMA E DENARO, MA SE FOSSE MENO RICATTATORE SAREI PIÙ CONTENTO…”

Emilia Costantini per il “Corriere della Sera”

 

«Chiamatemi Tiresia, sono qui per raccontarvi una storia». Inizia così il monologo di cui è autore e protagonista Andrea Camilleri, in scena l'11 giugno al Teatro Greco di Siracusa.

andrea camilleri (6)

«Conversazione su Tiresia» si intitola lo spettacolo, con la regia di Roberto Andò, nell' ambito del 54° Festival dell' Inda.

 

Perché proprio Tiresia l' indovino?

«È una vecchia storia che mi intriga da tempo. Ben 63 autori, dai greci a oggi, si sono occupati di questo personaggio affascinante, manipolato nei secoli. Quattro tragedie contengono la sua vicenda e poi Eliot, Apollinaire, Primo Levi... persino Woody Allen lo fa apparire in un suo film, La dea dell' amore. La mia ricerca su di lui è un fiume inarrestabile: attraverso le epoche, è descritto nei modi più disparati, da dissoluto ermafrodita, che riusciva addirittura a godere di se stesso, ad allegoria di San Paolo. Nella mia conversazione solitaria in una tranquilla notte d' estate, nei panni di Tiresia dico al pubblico: volete sapere come sono stato stracangiato nei secoli?».

camilleri

 

Il fascino dell' ambiguità?

«Direi della doppiezza: lui è stato compiutamente sia donna, sia uomo. Io racconto il destino di un protagonista letterario, che è stato esaltato e bistrattato: faccio il punto della situazione».

 

Una confessione anche personale?

«Certo! Lui è cieco come me. È l' elogio della cecità».

 

In che senso?

«Appena ho iniziato a perdere la vista, ho acuito gli altri sensi. Ho sempre fumato 80 sigarette al giorno e, quando ancora ci vedevo, avevo perso il gusto degli odori, dei sapori. Quando gli occhi si sono spenti, sono ritornati tutti insieme! Anche il tatto mi fa impressione per quanto è sensibile. Tiresia vede il futuro da cieco: poteva non piacermi recitare un ruolo del genere?».

 

andrea camilleri (3)

Grazie a lui torna su un palcoscenico da attore.

«A circa 70 anni dalla mia prima apparizione. Ho fatto poco l' attore. A vent' anni recitai in uno spettacolo di Orazio Costa: facevo un piccolo ruolo, però la mia battuta era molto più lunga di quella che doveva dire Enrico Maria Salerno, e me ne vantavo».

 

Innumerevoli le regie teatrali, e tanto Pirandello.

«Ne ho messo in scena circa 40 opere: sono nato a 7 chilometri da Agrigento, proprio dov' è nato lui. Parafrasando Benedetto Croce, che diceva perché non possiamo non dirci cristiani, direi: perché non possiamo non dirci pirandelliani?»

CAMILLERI

 

Non solo regista, anche docente all' Accademia D' Amico e al Centro Sperimentale.

«Ricordo gli anni bollenti del '68, gli allievi cacciavano gli insegnanti dalle cattedre: mi si presenta una delegazione di studenti capeggiata da Gian Maria Volonté, all' inizio volevano far fuori pure me, poi fui l' unico dei docenti a essere tollerato».

 

Il successo di Montalbano se lo aspettava?

«Non cercavo il successo e mentre scrivevo il primo romanzo mi dissero: con la lingua che usi, chi vuoi che ti legga? Ora è tradotto in quasi quaranta paesi e la cosa è un po' pesante.

 

Non mi sono mai sentito un Simenon, un maratoneta che sforna romanzi a ripetizione con lo stesso personaggio. Sono al massimo un centometrista. E invece una ciliegia tira l'altra, da vent' anni. Sa una cosa? Non amo Montalbano. Non sono un ingrato, mi ha dato fama e denaro, ma se fosse meno ricattatore sarei più contento. Non è facile mantenere la vena creativa senza ripetersi».

 

Ricattatore?

rosetta e andrea camilleri

«Il mio editore mi ripete che, pubblicando un nuovo romanzo su questo personaggio, riparte la vendita degli altri miei libri».

 

E poi le traduzioni: come si fa a esprimere in una lingua diversa quella di Vigata?

«Un incubo. Ogni tanto qualche traduttore mi chiama per concordare il senso di una frase e devo poi andarmi a rileggere il romanzo in cui l' ho scritta. I giapponesi traducono addirittura dal tedesco, figuriamoci cosa ne posa venir fuori: meglio non indagare».

 

marco travaglio saluta andrea camilleri

Qualche rammarico?

«Nessuno: ho la fortuna di fare il lavoro che amo. Sono un privilegiato. Certo gli acciacchi avanzano, sono cieco e vabbè, qualche prezzo si deve pagare. Il cervello funziona, l'Alzheimer non mi preoccupa, lo temevo intorno ai 70 anni, ormai a 92 il pericolo è passato. Ma rabbrividisco all' idea di arrivare ai 100. Gesù! A un traguardo del genere si può arrivare solo come un lombrico superstite. Per fortuna c' è la famiglia: sono 61 anni che sto con la stessa donna, Rosetta, che se non la vedo per mezza giornata, mi manca e poi i figli, i nipoti...».

 

marino sinibaldi con andrea camilleri

Deve essere una moglie speciale: sopportare un Camilleri per 61 anni...

«E pure un giudice spietato: è la prima a leggere i miei libri, temo più il suo giudizio che quello dei critici».

 

Un sogno irrealizzato?

«Non è forse un sogno folle quello di tornare in palcoscenico dopo 70 anni? Mi accompagnerà per mano un bambino, per evitare che inciampi raggiungendo il proscenio.

Meno male che sono cieco!».

andrea camilleri (4)

 

Perché?

«Tanti anni fa, ero l' aiuto regista di Costa per uno spettacolo, proprio al Teatro di Siracusa, con Massimo Girotti che, poco prima dell' inizio, sparisce. Lo vado a cercare preoccupato e lo trovo che stava vomitando in camerino. Mi disse: ho fatto la fesseria di spiare da dietro le quinte la platea, ho visto migliaia di occhi, mi sono spaventato. Io per fortuna non vedrò nessuno. E poi l' importante è non prendersi sul serio. Una massima di Montaigne dice: ricordati che più in alto sali, sempre più culo mostri».

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