
"ALBA PAILLETTES, NATALIA PESTRADA, SIMONA SVENTURA" - I NOMI DELLE "DRAG QUEEN" INTERPRETATE DA VLADIMIR LUXURIA AL "MUCCASSASSINA", LOCALE GAY DI ROMA: "ORA VANNO DI MODA ANCHE LE DRAG KING: FANCIULLE CHE INTERPRETANO RUOLI MASCHILI - IL TEATRO 'EN TRAVESTI' NON È NATO IN AMERICA, BENSÌ A NAPOLI. BASTI PENSARE A LEOPOLDO MASTELLONI - DO UN CONSIGLIO A TUTTI QUEI MASCHIETTI CHE SOFFRONO DI IPERMASCOLINITÀ: OGNI TANTO, METTETE UNA PARRUCCA, UNA GONNA, ANDATE IN GIRO E PROVATE L’EBBREZZA DI SENTIRVI CERTI SGUARDI ADDOSSO. C’È UNA DRAG QUEEN IN OGNUNO DI NOI"
Estratto dell'articolo di Fabrizio Barbuto per Novella 2000 - 7 gennaio 2025
Da scimmiottatrici del sesso femminile, le drag queen si sono volte in ispirazione per le donne stesse, che oggi le imitano. Per parlarne, abbiamo incontrato Vladimir Luxuria, che a suo tempo vestì i panni di drag queen, prima di dismetterli per indossare quelli di parlamentare.
Quando calcava i palcoscenici delle discoteche romane, i più guardavano alle drag come un fenomeno da baraccone, ad eccezione di coloro che bazzicavano i locali gay-friendly, in cui queste iperboliche creature, per un terzo donna, un terzo uomo e un terzo fumetto, venivano celebrate come divinità. Sono ancora considerate un fenomeno, non più da baraccone, bensì culturale e di costume. […]
Luxuria, cosa concorre al successo delle drag queen?
«Che piacciono ai bambini, a dispetto di chi sostiene che le trovino inquietanti. I pargoli le ammirano come fossero fumetti in carne e ossa, personaggi della Disney, fate... Insomma, nulla che attenga alla sfera sessuale, in barba ai malpensanti».
Hobby, arte, lavoro... Che definizione dai di questa forma di travestitismo?
«Tutto questo e molto di più. Pensate al talento che richiede stare sul palco e badare a lip-synk, playback, improvvisazione, interpretazione...Per non parlare della fase che precede l’esibizione, quando le drag creano Make Up sorprendenti e si cuciono i vestiti da sole, in molti casi. Esercitano il fascino della creatività».
Tu pure ti esibisti da drag queen...
«Mi fregio di essere stata tra le prime a far conoscere questa espressione artistica. Mi esibivo al “Muccassassina”, famosa discoteca gay di Roma, dove “creai” molte drag. Come da tradizione, spesso le battezzai con nomi ispirati ai personaggi dello showbiz. Ad esempio: Alba Paillettes, Natalia Pestrada, Simona Sventura...».
Se la tua carriera non avesse preso tutt’altra piega, pensi che avresti continuato a esibirti?
«Ti confesso che ho un intero magazzino deputato alla custodia di tutti i miei costumi, dai quali non sono mai riuscita a separarmi, vuoi per affezione, vuoi perché, chissà, magari un giorno potrebbero servirmi... Mai dire mai».
La drag queen deve necessariamente essere un uomo?
«Vi sono donne che adottano look molto eccentrici per esibirsi. Mi vengono in mente le ballerine di burlesque. Vanno di moda anche le drag king: fanciulle che interpretano ruoli maschili». [...]
C’è molta confusione su chi, tra coloro i quali popolano lo showbiz, rientri o meno nella categoria “drag queen”. Aiutaci a fare chiarezza...Drusilla Foer è una drag queen? E “I Legnanesi” sono drag?
«In Drusilla vedo più un’attrice, anche perché non è che esibisca look particolarmente flamboyant. E poi è troppo stoica, compassata ed elegante per essere una drag. Quanto ai Legnanesi, che adoro, potremmo definirli “drag ante litteram”. Non dobbiamo dimenticare che, a differenza di quanto si pensi, il teatro en travesti non è nato in America, bensì dalle nostre parti, più precisamente a Napoli. Basti pensare a Leopoldo Mastelloni. Ecco, i legnanesi seguono quel filone lì».
Capita anche che a dare spettacoli en travesti siano eterosessuali?
«Be’, tra gli stessi legnanesi credo ci siano degli eterosessuali, ma poi, quale attore non ha accarezzato il sogno di esibirsi da donna? Da Totò a Dustin Hoffman. Il travestimento è una tentazione ghiotta... Certo, se pensiamo alla drag queen per definizione, a darle vita sono più spesso artisti omosessuali».
“Tentazione ghiotta”? Vale la pena approfondire...
«Sapessi quanti miei amici eterosessuali, vedendo una parrucca nel mio magazzino di cimeli, mi dicono: “Dai, fammene provare una”. Trovo che questa voglia di dare voce al proprio lato femminile sia straordinaria. Anzi, do un consiglio a tutti quei maschietti che soffrono di ipermascolinità, “malattia” che ingabbia in uno stereotipo soffocante, tossico: ogni tanto, mettete una parrucca, una gonna, andate in giro e provate l’ebbrezza di sentirvi certi sguardi addosso. Dopo averlo fatto, a qualcuno potrebbe capitare di non voler tornare più indietro. C’è una drag queen in ognuno di noi».