piero amara

AMARA, UNA NE DICE E CENTO NE INVENTA - PER LA PROCURA DI PERUGIA, L’AVVOCATO SICILIANO NON SOLO HA FATTO DIETROFRONT SULLA PRESUNTA LOGGIA UNGHERIA, RIMANGIANDOSI LE SUE AFFERMAZIONI, MA POI HA TIRATO FUORI UN’ALTRA "LOGGIA": “UN ALTRO CENTRO DI POTERE, PARALLELO A UNGHERIA, ALL'INTERNO DEL CSM NELLA CONSILIATURA 2014-2018 CHE AVEVA GESTITO LE NOMINE DEI VERTICI APICALI DELLA MAGISTRATURA ORDINARIA” - SI TRATTA DI “APROM”, ACRONIMO DI ASSOCIAZIONE PER IL PROGRESSO DEL MEZZOGIORNO - TRA TUTTE LE CAZZATE DETTE DA AMARA LE UNICHE PRESE IN CONSIDERAZIONE SONO QUELLE CHE TIRANO IN BALLO BERLUSCONI…

PIERO AMARA

Giacomo Amadori per “la Verità”

 

Continuano a Perugia le verifiche sui presunti accessi illeciti alla banca dati della Procura da parte della presunta talpa. La situazione viene definita dagli inquirenti «molto delicata». Il dipendente, indagato per accesso abusivo e rivelazione di segreto, avrebbe scaricato dal sistema carte dell'inchiesta Ungheria (fascicolo a cui non era applicato), a partire dalla richiesta di archiviazione, e, forse, le avrebbe consegnate ad alcuni giornalisti. Dai primi accertamenti risulta che l'uomo si fosse già impossessato di altro materiale sensibile.

In attesa di sviluppi, vale la pena esaminare con attenzione la richiesta di archiviazione sulla supposta loggia firmata dal procuratore Raffaele Cantone.

 

videoregistrazione di piero amara 6

In essa emerge adesso come Amara, dopo aver reso sei interrogatori a Milano tra il 2019 e il 2020, per svelare l'esistenza della loggia Ungheria, ne abbia impiegati cinque, nel 2021, per smontare le sue stesse dichiarazioni.

 

Scrive la Procura: «Progressivamente, ma chiaramente, Amara ha compiuto una vera e propria inversione ad "U"» e «in modo anche molto abile ha via via sminuito il ruolo della loggia Ungheria e il proprio contributo in essa». Alla fine ha sostenuto, contrariamente a quanto affermato tra il 2019 e il 2020 a Milano, che Ungheria «non era un'associazione massonica segreta ("coperta"); che non era un'associazione a delinquere finalizzata a commettere reati; che non perseguiva finalità illecite, ma principi ideali dello Stato liberale; e che essere associato non significava essere disponibile a commettere reati».

 

raffaele cantone foto di bacco

Anzi, a suo dire, sarebbe esistito «un altro centro di potere, parallelo a Ungheria, all'interno del Csm nella consiliatura 2014-2018 che aveva gestito le nomine dei vertici apicali della magistratura ordinaria». Ed egli stesso, a un certo punto, «unitamente ad altri due associati "delusi"» di Ungheria, «aveva mutato le sembianze dell'associazione Aprom, per farla diventare una nuova associazione quale strumento di esercizio di potere e scambio di favori».

 

Nella sua nuova versione Amara fa sapere che con Ungheria inizia a perdere i contatti una volta trasferitosi a Roma. A quel tempo, con la loggia, si relaziona a «spot» ed è deluso dal suo modo di operare, dal momento che risponderebbe più «alle esigenze di alcune persone che all'affiliazione ad Ungheria». Ecco così pronti i bagagli.

piero amara

 

Amara narra, si legge nella richiesta, del suo intento di «costituire unitamente ad un altro associato "deluso", il dottor Pasquale Dell'Aversana (un importante burocrate, che aveva rivestito un ruolo di vertice nell'Agenzia delle entrate), una nuova associazione a Roma, sfruttando i canali e le relazioni anche di Ungheria, si da poter avere un ruolo più centrale che non riusciva ad avere nella loggia, ed utilizzando una realtà associativa con finalità di studio già esistente e creata da Dell'Aversana, denominata Aprom».

giovanni tinebra

 

L'Aprom è l'acronimo di Associazione per il progresso del Mezzogiorno. Si tratta di un gruppo di persone molto attive nell'organizzazione di eventi e convegni a cui partecipavano diversi magistrati. Già nella primavera del 2021, in un'intervista pubblicata su Panorama, dopo l'esplosione del caso Ungheria, Amara aveva evidenziato il cambio di strategia e aveva consigliato al cronista di puntare l'attenzione sull'«Aprom di Dell'Aversana, un altissimo funzionario dell'Agenzia delle entrate, associato a Ungheria come non mai».

 

Insomma la fase 2 era già iniziata. Negli interrogatori Amara definisce Aprom «una nuova scatola di specchi, in cui pero non doveva esistere, almeno tra i componenti, la segretezza nel senso ognuno deve sapere dell'altro». In essa sarebbe stata invitata «gente che faceva parte di Ungheria», ma avrebbe avuto una finalità «meramente relazionale», «lobbistica», cioè senza «scopi ideali». A riscontro di queste dichiarazioni, Amara ha consegnato una lista di nominativi in allegato a una mail da lui inviata in data 8 luglio 2015 all'avvocato V.M.L.R. denominata «aderenti ad associazione A.pro.m.eu».

piero amara 7

 

Ma anche in questo caso ci troveremmo di fronte al gioco delle tre carte: «L'elenco depositato [] ad una lettura testuale, sembrerebbe trattarsi di un documento riferibile alla associazione Aprom tout court, come del resto si legge nel testo della mail ("lista certi cenacolo culturale") e non anche di neofiti di un gruppo di potere, costituito dai "delusi" di Ungheria» annota la Procura.

 

giovanni canzio

Di fronte a questa clamorosa retromarcia i pm ritengono che la questione cruciale sarebbe capire perché Amara riferisca solo il 3 novembre 2021 della «sua delusione rispetto ad Ungheria» e della sua intenzione di «creare un nuovo gruppo». Ma anche perché a Milano abbia tirato fuori la storia della loggia. A questo secondo quesito per gli inquirenti umbri l'avvocato siracusano probabilmente non risponderà mai in modo sincero.

 

Berlusconi in tribunale

In compenso ha provato a spiegare i motivi per cui non aveva fatto riferimento ad Aprom nelle precedenti dichiarazioni meneghine, di cui sembra essersi pentito: «Premetto che io oggi non parlerei più di Ungheria, in quanto mi rendo conto che alcune circostanze le ritenevo poco credibili. Che ad esempio Canzio (Giovanni, primo presidente emerito della Cassazione, ndr) e Berlusconi (Silvio, ndr) facessero parte di Ungheria mi sembrava inverosimile».

 

Poi incolpa del polverone sollevato il pm che per primo lo ha interrogato, vale a dire Paolo Storari: «Mi fu detto di riferire tutto senza timore anche le circostanze poco attendibili e che la Procura avrebbe fatto delle verifiche. Non ho parlato di questa vicenda, quella del cenacolo in Aprom, per timore e perché non avevo delle prove che ho acquisito solo successivamente». A partire dalla mail inviata all'avvocato romano di cui abbiamo già fatto cenno.

 

piero amara 6

Il commento di Cantone è tagliente: «Amara riferisce a dicembre 2019 a Milano di Ungheria, definendola una potentissima associazione, paragonabile alla P2, indica con certezza gli affiliati e a distanza di due anni afferma, invece, che in realtà gia dal 2015 era sostanzialmente uscito dal gruppo perché deluso e che la da lui riferita affiliazione di alcuni degli adepti sembrava (persino a lui) del tutto inverosimile!». Alla fine di Ungheria resta poco o niente. Amara anticipa la nascita della loggia agli anni 1993-95, e la collega «alla "crisi" di valori del Paese, successiva a Tangentopoli» e «in questo senso essa sarebbe la "continuazione" della P2».

 

Berlusconi in tribunale

Ma alla fine più che «ristabilire un sistema di valori (perduti)», Amara ha affermato che «uno dei problemi concreti che la loggia dovette affrontare fu la "gestione" dei procedimenti nei confronti di Berlusconi, aperti a Palermo e Catania (in relazione al "dopo-stragi")». Inchieste in cui l'ex premier è stato già archiviato. Siamo di fronte all'ennesimo colpo a salve di Amara? In realtà il «dichiarante» in questo caso è stato ritenuto parzialmente credibile. Come spesso capita quando di mezzo c'è il Cav. Ed è prevedibile che non mancheranno le polemiche.

PAOLO STORARI

 

L'intervento pro Silvio di Ungheria (con tanto di boicottaggio delle dichiarazioni del pentito Luigi Ilardo) sarebbe stato reso possibile dal «profondo legame tra Giovanni Tinebra», ex influente magistrato siciliano defunto, e «Berlusconi (e il suo governo)».

Su tale filone Perugia ha attivato sia la Procura nazionale antimafia che quella di Messina come si evince da questo passaggio: «Delle dichiarazioni rese sul punto e stata immediatamente messa al corrente la Procura nazionale antimafia con nota del 9 settembre 2021 ed esse sono state trasmesse alla Procura di Messina, dopo averle stralciate ed inserite in un fascicolo iscritto a modello 45».

 

LUIGI DE FICCHY

L'Antimafia ha già risposto con l'invio di documentazione, circostanza che ha portato Cantone a scrivere «che alcune circostanze narrate da Amara sono (almeno in parte) riscontrate». Ma la Procura non ha considerato una potenziale notizia di reato solo le dichiarazioni anti Berlusconi, ma pure quelle che riguardano l'ex capo della Procura Luigi de Ficchy.

 

Amara per confermare i suoi rapporti privilegiati con alcuni magistrati ha fatto togliere dalla naftalina un bigliettino sequestrato dalla Procura di Roma con sopra un elenco di nominativi e indirizzi che sarebbe stato utilizzato per recapitare alcuni doni in vista delle festività pasquali a diversi personaggi, tra cui De Ficchy («una stampa di un certo valore») e l'ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone («un regalo non meglio precisato»).

piero amara 3

 

Un foglietto mai valorizzato in passato né nelle indagini romane, né dallo stesso Amara. Ma se per l'autista del faccendiere siciliano quei regali non erano altro che cassette di ciliegie, a giudizio di Cantone, quella noticina, pur non dimostrando l'esistenza di alcuna loggia, «potrebbe, pero, avere un indiscutibile rilievo come ulteriore prova di un circuito relazionale ad alto livello del dichiarante, che avrebbe intrattenuto rapporti anche con importanti magistrati».

 

piero amara

A questo proposito Amara ha anche riferito in un'annotazione redatta in carcere «una vicenda riguardante il figlio» di De Ficchy. Il successore di quest' ultimo, Cantone, non ha fatto sconti: ha disposto «lo stralcio del memoriale» e lo ha «già trasmesso al pm di Firenze» Luca Turco. Il quale è da tempo titolare di un fascicolo su De Ficchy, come rivelato dalla Verità, aperto in seguito a un precedente stralcio della Procura di Milano e relativo alle prime dichiarazioni di Amara sulla loggia.

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…