“LE ATOMICHE DEI POVERI”- LA STORIA E GLI EFFETTI DELLE ARMI BIOLOGICHE, SOSTITUTO LOW COST DELLA BOMBA ATOMICA, AMATE DAI DITTATORI


1 - L'ATOMICA DEI POVERI CHE SCATENA LE GUERRE
Vittorio Zucconi per "La Repubblica"

La prima vittima identificata delle armi chimiche fu una donna tedesca. Si chiamava Clara Immerwahr e aveva un dottorato proprio in chimica, rarità estrema per una femmina all'inizio del XX secolo. Ma non fu direttamente un gas tossico a ucciderla.

Nel pomeriggio del 2 maggio 1915, quando seppe che il marito, l'eminentissimo professor Fritz Haber, futuro Nobel, aveva personalmente lanciato e seguito il primo attacco con armi chimiche inventate da lui contro le trincee francesi a Ypres, Clara si puntò una pistola alla tempia e si uccise nel giardino di casa.

Come Robert Oppenheimer, sconvolto dal dio della morte che lui aveva contribuito a scatenare nella prima bomba atomica esplosa trent'anni dopo, così Clara Immerwahr aveva visto, nel lampo finale della conoscenza e coscienza, l'abisso di orrori che il suo lavoro, quello del marito e dei colleghi, aveva spalancato quel giorno di aprile sotto i piedi dell'umanità.

Il sucidio di Clara non servì a nulla. Non soltanto il giorno dopo la sua morte il professor Haber si ripresentò al lavoro nel laboratorio, per perfezionare quel gas urticante ma poco efficace subito ribattezzato "yprite" e produrne altri di ben più letali.

Da quel debutto nelle trincee di Fiandra, la varietà, la produzione, gli arsenali, i sistemi di lancio e di distribuzione, la diffusione sarebbero cresciuti come un fungo velenoso e avrebbero fatto molti più morti delle esplosioni nucleari. Nel conto degli esseri umani uccisi da gas letali vanno sempre aggiunti i milioni di persone soffocati nei campi di sterminio nazisti da Zylon B, parente stretto dei gas di cianuro, arsenico e cloro creati dalla chimica tedesca nei primi decenni del secolo scorso.

Tra i primi "poilou" francesi, gli irsuti fanti che furono avvolti dalle nubi di gas puzzolente di senape a Ypres senza capire che cosa fosse e i bambini che abbiamo visto boccheggiare con il muco alla bocca in Siria destinati a sicura morte per soffocamento da blocco della respirazione indotta dai gas nervini, nessun trattato ha mai davvero ripulito il mondo dalla più micidiale ed economica delle "armi di distruzione di massa", la "Bomba Atomica" dei Paesi che non si possono permettere ordigni nucleari.

Dalla prima, e perfettamente inutile "Convenzione dell'Aja" del 1899 per la loro messa al bando, quando soltanto chimici tedeschi e francesi ne studiavano le possibilità a uso bellico, fino alla Convenzione contro le Armi Chimiche entrata in vigore soltanto nel 1997, lo stock dei vari gas e agenti è esploso. Dai pochi chilogrammi sintetizzati da Fritz Haber è passato alle 38 mila e 308 tonnellate di oggi. E questo dopo che, sotto il controllo nell'ONU, ne sono state distrutte più di 50 mila tonnellate.

Anche queste cifre, che catalogano quanto rimane negli arsenali delle 65 nazioni che hanno firmato la Convenzione come gli Stati Uniti e la Russia che ne
avevano la quantità massima, sono sicuramente inferiori alla realtà. Corea del Nord e Siria non hanno mai sottoscritto il trattato e molti sospettano, senza averne certezza, che anche la Cina non abbia dichiarato tutte le sue scorte né distrutto gli impianti di produzione.

La Libia ha ancora 11 tonnellate di gas per uso militare, che il governo post Gheddafi ha promesso di eliminare e nei depositi Iracheni, quelli che giustificarono la propaganda tambureggiante che precedette l'invasione, ancora esistono piccole quantità di armi chimiche abbandonate da anni e troppo per essere utilizzabili anche nel 1993. Ma ancora pericolosissime da maneggiare e distruggere.

L'ironia crudele di questo ancora immenso laboratorio di morte non è soltanto la origine comune a tutte le varietà di gas, che sono l'agricoltura, la ricerca di fertilizzanti sintetici e di pesticidi sempre più potenti. Dall'iprite vescicante al Sarin letale, dai derivati del cloro a quelli del cianuro e dell'arsenico che impediscono l'ossigenazione dei globuli rossi e dunque portano al soffocamento, sono figli delle colture estensive divenute cimiteri estensivi.

Ma come armi di guerra non sono mai servite a molto. Gli esperimenti condotti sul soldati nelle trincee della Grande Guerra furono un fiasco e certamente non risolutivi come avevano sperato i generali. L'impraticità dell'impiego di gas, soggetti sempre alle variazioni del vento e delle temperature, l'efficacia delle contromisure, dalle maschere all'atropina, oggi iniettata in tutti i soldati nei fronti delle guerre in Asia e medioriente, i rischi di contaminazione ai quali erano esposti anche chi li usava, bastando poche gocce di Sarin o di Tabun anche attraverso gli abiti per uccidere, delusero i comandi.

E dopo il lancio di iprite del quale furono accusati gli italiani nella guerra d'Etiopia e dei giapponesi contro i cinesi nell'invasione della Manciuria, non risultano impieghi di armi chimiche nella Seconda Guerra Mondiale. Anche l'"Agent Orange" il defoliante a base di diossina ampiamente adottato dagli americani in Vietnam produsse certamente vittime a distanza di tempo, ma non aveva come obbiettivo diretto soldati nemici o popolazione.

Le armi chimiche, i gas, sono invece divenuti perfetti e atroci strumenti di controllo e di sterminio della popolazione civile e dei nemici dei regimi che li hanno usati. Dalla "soluzione finale" nei lager nazisti al massacro di civili curdi e di ribelli Shia nell'Iraq di Saddam Hussein per arrivare alle cataste di cadaveri siriani, l'invenzione del professor Haber si è rivelata un'alleata perfetta per i despoti contro gli inermi.

Gli eserciti regolari moderni sono attrezzati e relativamente protetti, nella prevenzione medica, negli indumenti, nei loro mezzi contro le minacce "ABC", atomica, biologica e chimica. I civili, e i guerriglieri, non hanno altro che i sudari nei quali avvolgersi. Dopo.


2 - COSÌ UCCIDONO IN POCHI MINUTI
Silvano Fuso per "La Repubblica"

Le armi chimiche sfruttano la tossicità di alcune sostanze per uccidere, ferire o comunque danneggiare il nemico. Le Nazioni Unite classificano quelle chimiche come armi di distruzione di massa e una convenzione internazionale del 1993 ne ha messo al bando sia la produzione che lo stoccaggio.

Armi tossiche molto rudimentali sono in uso da sempre, come l'espediente di avvelenare le frecce per la caccia e la guerra. Molto antico è anche l'uso di fumi irritanti e tossici. L'impiego delle vere e proprie armi chimiche si sviluppò però soprattutto in occasione della Prima guerra mondiale. In essa vennero adoperate sostanze esistenti per uso industriale (quali il cloro e il fosgene), rilasciate con metodi convenzionali (bombole) e affidando al vento il loro trasporto. Dopo la grande guerra l'industria bellica sviluppò prodotti specifici sempre più letali e metodi di dispersione più efficaci.

Oggi esistono circa 70 tipi diversi di aggressivi chimici che possono essere gassosi, liquidi o solidi. Una prima classificazione può essere fatta distinguendo gli aggressivi chimici in letali e incapacitanti. I primi provocano la morte, mentre gli incapacitanti producono effetti fisici o mentali che impediscono alle vittime di controllare il proprio comportamento.

Gli aggressivi chimici possono essere classificati anche in base alla loro persistenza, ovvero il tempo durante il quale essi mantengono la loro efficacia dopo la dispersione. Un tempo che può variare da pochi minuti ad alcune ore. Infine gli aggressivi chimici possono essere distinti in base agli effetti che producono (irritanti, vescicanti, asfissianti, ecc.).

Volendo, si possono considerare armi chimiche anche quelle utilizzabili non sul nemico, ma sulle proprie truppe per vincere la paura prima dell'attacco. Tra queste vi sono gli eccitanti psichici disinibitori, quali l'alcol, la cocaina, le anfetamine, l'ecstasy e diverse altre droghe.

Tra gli agenti asfissianti, i più micidiali sono i cosiddetti gas nervini, quelli probabilmente usati in Siria. Dal punto di vista chimico si tratta di composti organofosforati che devono la loro tossicità all'azione che esercitano sul sistema nervoso. Tra i principali gas nervini, ricordiamo il Ciclosarin, il Sarin, il Soman, il Tabun, il VX e il Novichok.

Essi sono detti aggressivi sinaptici perché inibiscono un particolare enzima, fondamentale per la trasmissione degli impulsi all'interno del sistema nervoso e da questo verso i muscoli. La sua inibizione determina, già a bassissime dosi di gas nervini, una paralisi di tipo spastico dei muscoli dell'iride, del corpo ciliare, dei bronchi, del tratto gastrointestinale, della vescica, dei vasi sanguigni, delle ghiandole interne e sudorifere, e del muscolo cardiaco.

A dosi maggiori, si determina perdita di coscienza, accompagnata da convulsioni, arresto circolatorio e respiratorio, paralisi e morte: il tutto avviene nell'arco di alcuni minuti. I sintomi tipici dell'intossicazione da gas nervini possono essere epistassi, fitte al torace, indebolimento della vista, restringimento delle pupille, eccessiva sudorazione, defecazione e minzione involontarie, contrazioni, convulsioni, barcollamento, mal di testa, sonnolenza e difficoltà respiratorie.

Non esistono purtroppo antidoti specifici contro i gas nervini. Solamente la somministrazione di atropina può limitarne gli effetti e talvolta può salvare la vita: ma solo se l'intossicazione blanda e se l'intervento è immediato.

 

 

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