bunker

QUESTO BUNKER È LA FINE DEL MONDO – PER I MILIARDARI PESSIMISTI CHE TEMONO UN'APOCALISSE C’È SOLO L'IMBARAZZO DELLA SCELTA: SEMPRE PIÙ SOCIETÀ REALIZANO BUNKER DI LUSSO, DOTATI DI PISCINE, SALE GIOCHI, PALESTRE E DEPOSITI PER LE MUNIZIONI – IL MASSMEDIOLOGO DOUGLAS RUSHKOFF: “I BIG DELLA SILICON VALLEY E I BANCHIIERI TEMONO INSURREZIONI DI MASSA CAUSATE DALLA CRISI CLIMATICA, O GUERRE MONDIALI, O PANDEMIE ANCORA PIÙ LETALI DI QUELLA DEL COVID...”

Giuliano Aluffi per “il Venerdì - la Repubblica”

 

bunker di lusso della societa Vivos

La fine del mondo, per qualcuno, potrebbe essere persino piacevole. Almeno se la si affronta in un bunker "Aristocrat" da 8,3 milioni di dollari, dotato di piscina e sala da bowling, come quelli costruiti dalla ditta texana Rising S Company. Ma il miliardario pessimista sulle sorti dell'umanità ha solo l'imbarazzo della scelta: può ad esempio optare per gli appartamenti - sotterranei e fortificati - di lusso costruiti da Vivos in depositi di munizioni della Guerra Fredda riconvertiti in una sorta di Club Med dell'apocalisse.

 

saggio di douglas rushkoff su bunker di lusso

A indagare sul curioso mondo dei preppers (ovvero: coloro che si preparano per la fine della civiltà) di altissimo rango è Douglas Rushkoff, docente di Teoria dei media ed economia digitale alla City University di New York, nel saggio "Survival of the richest: escape fantasies of tech billionaires" (La sopravvivenza del più ricco: fantasie di fuga dei miliardari tech, ed. W. W. Norton). Rushkoff è uno degli studiosi più attenti ai cambiamenti nella società: tra i concetti da lui coniati c'è quello dei nativi digitali e della viralità applicata all'informazione.

 

Come e quando ha iniziato a interessarsi di bunker di lusso, professor Rushkoff?

"È una storia che inizia come un film di 007. Nel 2018 sono stato invitato in un resort di lusso in mezzo al deserto. Mi avevano ingaggiato - questo era il motivo ufficiale - per tenere un discorso sul futuro del digitale. Per raggiungere quel posto avevo preso un aereo e poi noleggiato un'auto per tre ore di guida. Già questa era una stranezza. Mi chiesi: ma chi vuole andare in un resort a tre ore di distanza da un aeroporto? Poi, arrivando, capii: il resort aveva una sua pista, era uno di quei posti per miliardari che arrivano direttamente con il loro jet.

 

bunkers vivos in germania

Finalmente venne il momento del convegno: mi aspettavo una cinquantina di banchieri d'affari, ma in realtà avvenne tutto in una saletta e i miei ascoltatori erano solo cinque. Cinque super miliardari che investivano in fondi tecnologici. E non erano interessati alla presentazione che avevo preparato: volevano invece farmi domande".

 

Cioè? Che cosa volevano da lei?

"Le prime domande sembravano quasi di riscaldamento: conviene investire nei computer quantistici? Meglio bitcoin o ethereum? Poi però sono passati a quello che veramente stava loro a cuore. 'Ho fatto costruire un bunker sotterraneo: come potrò impedire che le mie guardie del corpo si ammutinino e mi prendano tutto, dopo l'Evento?'".

 

L'Evento?

rifugi e bunker per la fine del mondo 7

"Sì, la fine della civiltà. Questi miliardari temevano insurrezioni di massa causate dalla crisi climatica, o guerre mondiali, o pandemie ancora più letali di quella del Covid. E se la civiltà finisce, pensavano, a quel punto non ci sarà più una legge che potrà difenderli dagli uomini armati di cui si circonderanno per tenere a bada le folle di affamati e disperati".

 

In effetti non sembra un problema da poco.

"Le soluzioni che loro stessi avevano escogitato - era evidente che pensavano a questa faccenda da parecchio - mi colpirono: c'era chi diceva che avrebbe nascosto riserve di cibo in posti segreti, protette da lucchetti a combinazione, così da essere indispensabile. Altri proponevano di imporre alle guardie di indossare collari elettrici anti ribellione. In tutti questi approcci io vedevo emergere il problema più grande in assoluto, quello fondamentale".

 

Quale?

rifugi e bunker per la fine del mondo 6

"Il "soluzionismo tecnologico". È l'habitus mentale prevalente nella Silicon Valley. L'idea che qualsiasi sia il problema da affrontare, anche un'emergenza globale come il cambiamento climatico, si possa sempre trovare una soluzione miracolosa purché si investano abbastanza soldi - e naturalmente se ne tragga un lauto profitto. Ma è come un cane che si morde la coda.

 

In sostanza loro si accorgono che il mondo sta andando a scatafascio, ma pensano che accumulando abbastanza denaro possano sfuggire alla catastrofe a cui loro stessi stanno contribuendo così tanto con la loro mentalità "estrattiva". Sì, perché le fortune del mondo tech sono costruite anche sull'inquinamento, sul consumo spropositato di energia (basta pensare al mining dei bitcoin), sullo sfruttamento dei minori per l'estrazione delle terre rare necessarie ai circuiti.

 

Douglas Rushkoff

I guru di Big Tech non vedono gli effetti negativi sul Pianeta della crescita infinita: loro vogliono fare il botto con un prodotto o un servizio e poi monetizzare il tutto con una "exit" miliardaria. Per loro è sempre solo questione di passare a un livello superiore. Pensi al co-fondatore di PayPal Peter Thiel che predica una trasformazione verticale, da perseguire a ogni costo, del modo di fare impresa, o a Mark Zuckerberg che va oltre Facebook con Meta. Anche di fronte all'idea della fine del mondo, pensano di poter accedere a un livello superiore dove solo loro si salveranno in quanto Eletti. La loro illusione, per usare una metafora, è quella di salire su un'automobile così veloce da sfuggire ai suoi stessi gas di scarico".

 

Ma tutti quelli che si preparano per la fine del mondo sono così egoisti?

rifugi e bunker per la fine del mondo 4

"Il problema con i magnati di Big Tech è che la tecnologia oggi offre mille modi per isolarsi e tenere gli altri esseri umani "lontano dagli occhi, lontano dal cuore". Lo abbiamo sperimentato tutti stando chiusi in casa con la pandemia. Ordiniamo cibo a domicilio su un'app, facciamo la spesa online e così via. Negli Stati Uniti questo tipo di servizi sempre più diffuso va nella direzione di minimizzare il contatto umano, con consegne che non richiedono che tu sia in casa, e così via.

 

rifugi e bunker per la fine del mondo 3

È un po' l'evoluzione del montavivande, che fu introdotto nelle case patrizie non per alleviare il lavoro dei domestici, ma per aiutare i ricchi a dimenticarsi della loro presenza. Per fortuna c'è qualche voce fuori dal coro, ad esempio J.C. Cole, un imprenditore che, come ex presidente della Camera di Commercio americana in Lettonia, ha vissuto in prima persona il crollo dell'Urss. Per sopravvivere alla fine del mondo, sta costruendo non dei bunker, ma delle fattorie sostenibili e autosufficienti. La sua idea? "Se abbastanza gente riesce a sfamarsi da sola, dopo l'Evento non vedrai bande armate che vanno a razziare in giro"".

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