gianni berrino giorgia meloni alessandro sallusti

IL CARCERE PER I GIORNALISTI SPACCA LA MAGGIORANZA: FORZA ITALIA E LEGA CONTRO L’EMENDAMENTO DI FRATELLI D’ITALIA – IL DIRETTORE DEL "GIORNALE", SALLUSTI, STRONCA LA PROPOSTA PRESENTATA DAL SENATORE MELONIANO BERRINO: “IL CARCERE PER I GIORNALISTI? TREMO ALL’IDEA. L’ARBITRARIETÀ DEI GIUDICI È PERICOLOSA. NON VORREI CHE IL PARLAMENTO VOLESSE COLPIRE ‘REPORT’ E POI INVECE UN GIUDICE FINISSE PER COLPIRE SALLUSTI". NEL 2012 SALLUSTI FU CONDANNATO A 14 MESI PER OMESSO CONTROLLO. NEL 2019 LA CORTE EUROPEA CONDANNÒ L'ITALIA PER LA SUA DETENZIONE – "LA QUERELA DI CROSETTO? UN CASO RIDICOLO..."

Ruggiero Montenegro per il Foglio-Estratti

 

gianni berrino

 “Tremo di fronte all’idea del carcere per i giornalisti, di fronte all’arbitrarietà di un giudice che deve decidere sulla mia buona fede o su quella di qualche collega”. Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, si sa, è vicino alle idee e al sentire di questo governo. Ma non fa sconti.

 

Si riferisce agli emendamenti presentati da Gianni Berrino, senatore di Fratelli d’Italia, al disegno di legge sulla diffamazione di cui si discute a Palazzo Madama. Le proposte del parlamentare meloniano puntano a introdurre, in alcuni casi, il carcere fino a 4 anni e mezzo e sanzioni pecuniarie fino a 120 mila euro per i cronisti.

ALESSANDRO SALLUSTI

 

Direttore che ne pensa?

“Non è stata una grande idea, diciamo così. Prendo atto che nel complesso la legge in discussione abbia anche aspetti positivi, che puntano ad alleggerire in alcuni casi le responsabilità di chi fa informazione. Ma mai i giornalisti dovrebbero essere arrestati per il loro lavoro. Lo dico con una battuta: non vorrei che il Parlamento volesse colpire Report e poi invece un giudice finisse per colpire Sallusti”.

GIORGIA MELONI

 

Che intende?

“Per come sono stati formulati, quegli emendamenti attribuiscono ai giudici un potere e una discrezionalità che rischiano di diventare pericolosi”.

 

Il direttore del Giornale d’altra parte sa bene di cosa parla, l’ha vissuto in prima persona tanto che il suo è diventato un caso da manuale di giornalismo. Nel 2012 fu condannato a 14 mesi per omesso controllo (“un reato del cavolo”) e diffamazione. Ha scontato una parte della pena ai domiciliari prima della grazia concessa dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

ALESSANDRO SALLUSTI

 

“La mia vicenda – spiega Sallusti – è paradigmatica, perché dimostra i danni che si possono fare quando ci si affida all’interpretazione di un giudice. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha poi condannato l’Italia perché la mia pena era sproporzionata, sono stato risarcito”. Una lezione che non abbiamo imparato, a quanto pare. “Per quanti emendamenti possano fare, il diritto europeo li sconfesserebbe subito”.

 

E c’è anche una sentenza della Corte costituzionale che va in questa direzione. Il punto comunque per Sallusti non è l’impunità. “Intendiamoci: non è che tra giornalisti non ci siano i mascalzoni, la nostra categoria non ne è esente, ed è giusto che i mascalzoni vengano perseguiti. E’ che semplicemente non serviva introdurre nuovi capi d’imputazione, c’è già il codice penale a punire chi fa un uso distorto delle informazioni e delle notizie. C’è il reato di estorsione, c’è quello di calunnia”.

 

VINCENZO DE LUCA ALESSANDRO SALLUSTI

(...)

Sempre a proposito di querele, com’è finita con il ministro Crosetto?

“Quel caso è ridicolo, non so cosa gli sia venuto in mente. Sarebbe bastata una telefonata di sfogo, di quelle che noi direttori riceviamo tante volte, e avremmo risolto. Se ha ritenuto di fare così comunque è un suo diritto. Ma questo dimostra anche che su certe questioni non è la distinzione tra destra e sinistra che fa la differenza”

 

 

MAGGIORANZA DIVISA

Niccolò Zambelli per ilfoglio.it - Estratti

 

Altri malumori all'interno della maggioranza. Questa volta il tema è l'inasprimento delle pene per il reato di diffamazione. Ieri al Senato in Commissione Giustizia sono stati depositati una serie di emendamenti a firma di Gianni Berrino, parlamentare di Fratelli d'Italia. Il testo aumenta, e non di poco, le pene per il reato di diffamazione a mezzo stampa: tra le altre cose, è stato proposto il carcere per giornalisti fino a 4 anni e mezzo e multe di oltre 120 mila euro per chi diffonde notizie false.

 

SALLUSTI FELTRI

La presentazione di questi emendamenti, secondo gli alleati di FdI, non sarebbe stata concordata con la maggioranza, creando non poche tensioni con Lega e Forza Italia, e si rifanno al testo base del disegno di legge presentato dall'alleato di Fratelli d'Itali Alberto Balboni l'anno scorso. Questo ddl, tra le altre cose, doveva recepire le indicazioni europee circa la libertà di stampa e quindi togliere il carcere come pena per il reato di diffamazione.

 

alessandro sallusti - e sempre carta bianca

"La diffamazione, anche a mezzo stampa, è sempre stata punita con la pena detentiva dalla legge – ha dichiarato Berrino –. Noi, con norma più liberale, eliminiamo la detenzione per la ipotesi semplice, la riduciamo, pur mantenendola come alternativa alla multa, per il caso di attribuzione di un fatto determinato falso e per l'ipotesi di attribuzione del fatto determinato falso e costituente reato. Le condotte che mantengono una punizione detentiva, seppur sempre attenuata, non sono relative alla libertà di stampa, ma a un uso volutamente distorto e preordinato al killeraggio morale della libertà di stampa". 

 

Lega e Forza Italia hanno subito preso le distanze dalla mossa di Berrino. La stessa presidente della commissione Giustizia, l'ex ministro Giulia Bongiorno, quota Carroccio, ha spiegato: "Come presidente della Commissione ho sempre cercato di far trovare una posizione di mediazione tra maggioranza e opposizione, e ho sottolineato l’importanza di focalizzare l’attenzione sui titoli degli articoli e sulla tematica della rettifica", annunciando a breve una "riunione di maggioranza sul punto" che dovrebbe arrivare già il prossimo lunedì. Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia nella stessa commissione, ha sollevato "più di un dubbio", spiegando che: "Bisogna vedere se è conciliabile con la sentenza della Consulta. Noi vogliamo la rettifica, non il carcere". Contrario anche il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, che ha espresso "un secco no" al carcere per i giornalisti.

matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani

 

Il testo dell'emendamento presentato recita: "Chiunque, con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all’altrui reputazione, attribuisce a taluno con il mezzo della stampa fatti che sa essere anche in parte falsi è punito con il carcere da 1 a 3 anni e con la multa da 50 mila a 120 mila euro", una permanenza in carcere che aumenta fino a 4 anni e mezzo in determinate circostanze

 

(...)

alessandro sallusti - e sempre carta bianca

 

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