michael giffoni 1

IL CASO GIFFONI NON È SOLO MALAGIUSTIZIA - IL PROF. IGOR PELLICCIARI SULLA DRAMMATICA VICENDA DELL’AMBASCIATORE ITALIANO ASSOLTO DOPO SETTE ANNI E MEZZO DI GOGNA: “È ECCESSIVO E FUORVIANTE IPOTIZZARE CHE SI SIA DELIBERATAMENTE TESA UNA TRAPPOLA A GIFFONI PER INTERROMPERNE UNA CARRIERA IN RAPIDA ASCESA. PIÙ PROBABILE È CHE GLI SIA STATO FATALE NON POTERE CONTARE SUL SOSTEGNO E DIFESA DELLA SUA AMMINISTRAZIONE” - PIGI BATTISTA: “PERSEGUITATO, DATO IN PASTO AI MEDIA BESTIALI ANTE LITTERAM, HA SUBITO UN ICTUS, HA AVUTO UN TUMORE, HA PERSO LAVORO E FAMIGLIA, ED È INNOCENTE. VERGOGNATEVI, FORCAIOLI”

 

 

Igor Pellicciari per www.formiche.net

 

MICHAEL GIFFONI

Ci sono tristi vicende umane e giudiziarie irrisolte per anni che, anche se non ci toccano direttamente, lasciano un senso di amarezza e di insicurezza che resta a lungo in agguato quando riaffiorano nella cronaca o nella mente. L’idea che esse possano un giorno colpire a caso chiunque fa rabbrividire.

 

Tanto che quando si prova ad immedesimarsi nell’eventualità, il pensiero si ferma a metà della simulazione, gesto scaramantico per esorcizzarle. Quando queste vicende si concludono con epiloghi positivi per gli accusati, è curioso come questi nonostante tutto sviluppino una sorprendente rassegnata serenità e addirittura un ottimismo verso il futuro. Non vi è rancore in loro, nemmeno nelle prime dichiarazioni a caldo.

Igor Pellicciari

 

Per paradosso, il senso di sdegno e di rivalsa è più presente ed esplicito in coloro che delle vicende in oggetto sono stati semplici spettatori passivi o indiretti.

 

Sono condizioni ben riassunte nella vicenda vissuta da Michael Giffoni, già Ambasciatore Italiano a Pristina destituito dall’incarico e addirittura radiato dalla diplomazia italiana sulla base di una serie di gravissime accuse da cui anni dopo è stato scagionato con formula piena.

 

Sintetizzata in questi termini, la vicenda potrebbe sembrare un “semplice” caso di malagiustizia nostrana, ennesimo frutto di una logica burocratico-amministrativa che – qui starebbe la novità – ha riguardato la diplomazia di carriera.  Ovvero una categoria che di suo attira poca compassione nel sentire popolare di questi tempi alimentato dal populismo ai sentimenti “anti” (casta, politica, impresa, vaccino, etc).

 

MICHAEL GIFFONI 1

In realtà la formula della completa e totale assoluzione di Giffoni serve per ricordare le premesse personali e professionali di tutta la vicenda.

 

Che oggi rendono ancora più incomprensibile e gettano un’ombra sulla sua originaria messa in stato d’accusa e sull’accanimento (solo in parte giudiziario) che ne è seguito.

 

Tra i giovani più promettenti della Farnesina negli anni ’90, era arrivato all’incarico in Kosovo come il diplomatico italiano che meglio conosceva i Balcani Occidentali post-bellici.

 

igor pellicciari

Questa expertise, riconosciutagli anche negli ambienti accademici e nelle numerosi organizzazioni internazionali presenti nell’area, era stata maturata in Bosnia dove era stato Primo Segretario a Sarajevo, braccio destro dell’Ambasciatore Michele Valensise (in seguito Segretario Generale della Farnesina dal 2012 al 2016).

 

Fu in quegli anni che Giffoni optò per un modo di interpretare il suo ruolo molto più simile alla tradizione diplomatica americana (che egli, nato da famiglia italiana a New York, ben conosceva).

 

MICHAEL GIFFONI 5

Ovvero, spendendosi sul campo, setacciando il difficile terreno bosniaco del dopo-Dayton e tessendo reti relazionali con la miriade di suoi livelli istituzionali anche a livello degli enti locali. Una eccezione tra i rappresentanti della Comunità Internazionale restii a muoversi fuori dalla comoda Sarajevo.

 

Inoltre, altra rarità, Giffoni si rendeva sempre accessibile e disponibile a collaborare con quanti si rivolgevano a lui, sia per la sua carica istituzionale che per la sua conoscenza del territorio.

 

Ha sostenuto attivamente un piccolo esercito di organizzazioni ed operatori di ogni nazionalità ed estrazione politica (tra cui anche il sottoscritto, all’epoca a capo di un progetto del Consiglio d’Europa nella città di Tuzla).

MICHAEL GIFFONI 2

 

Quando iniziarono le sue vicissitudini giudiziarie questo gruppo di persone non mancò di fare sentire la propria voce in sua difesa, certo che i reati che gli venivano contestati in Kosovo non potevano essere a lui ascrivibili.

 

Se fosse stato mosso da desideri corruttivi, sarebbe stato molto più facile e profittevole occuparsi di traffico di visti in Bosnia nel dopoguerra piuttosto che (come sosteneva l’accusa) nella piccola e sovraffollata capitale del Kosovo, dove un segreto non sopravvive al talk-of-the-town dalla mattina al pomeriggio.

federica mogherini

 

Senza considerare che anche uno studente alle prime armi di Diritto Internazionale sa che non spetta alle competenze di un Ambasciatore occuparsi della sezione consolare che emette i visti.

 

Ciononostante, si è deciso di non dare alcun ascolto a questi argomenti e di proseguire con un approccio burocratico dove la parte accusatrice era anche quella giudicante, portando all’esito scontato di assurgere a verità amministrativa quello che era un palese falso storico.

emma bonino foto mezzelani gmt025

 

Conclusa l’esperienza Bosniaca, Giffoni, già accreditato nella Comunità Internazionale nei Balcani,  fu scelto per ricoprire uno degli incarichi in assoluto più importanti dell’epoca – Capo della Task Force UE per i Balcani istituita dal primo responsabile della neonata diplomazia di Bruxelles, Javier Solana (già Segretario Generale della NATO).

 

Nonostante l’importanza e lo status del ruolo, aveva continuato a muoversi secondo la sua personale ed efficace prassi diplomatica, apprezzata più all’estero che in patria dove i suoi ritmi eccessivamente dinamici hanno faticato a farsi accettare.

 

La visibilità ed il lavoro raccolto con la Task Force gli garantirono di bruciare le tappe della carriera ad arrivare al prestigioso incarico storico di essere primo Ambasciatore italiano accreditato in Kosovo. Per di più, quando il piccolo Stato balcanico, da poco ottenuta l’indipendenza, ancora conquistava l’apertura dei notiziari mondiali.

JAVIER SOLANA

 

Alla luce di tutto questo, è eccessivo e probabilmente fuorviante ipotizzare che si sia deliberatamente tesa una trappola a Giffoni per interromperne una carriera in rapida ascesa.

 

Più probabile è che, inciampato “all’italiana” in un episodio di malagiustizia, gli sia stato fatale non potere contare sul sostegno e difesa della sua amministrazione, nella quale il suo modus operandi diplomatico gli aveva impedito di integrarsi a pieno.

 

A tal punto che il MAE non fece scattare nel suo caso quei meccanismi di difesa in genere quasi automaticamente riservati ai propri funzionari sotto accusa. Almeno fino all’arrivo del giudizio finale del procedimento che li riguarda.

 

Il punto è che, così facendo, non solo si è distrutta la carriera dell’Ambasciatore Giffoni.

 

MICHAEL GIFFONI 4

Si è anche privata la nostra politica estera di un validissimo diplomatico che aveva ancora tanto da dare soprattutto la dove le principali risorse e sfide future aspettano il nostro paese.

 

Sul piano multilaterale europeo.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…