divorzio

"JE SUIS BARBARA D'URSO" - LA CASSAZIONE TAGLIA GLI ALIMENTI AL CONIUGE CHE SI È RIFATTO UNA VITA (COME IN TUTTA EUROPA) - IL RACCONTO DI UN MEDICO: "LE HO DATO LA VILLA, 3MILA EURO AL MESE E PAGAVO LE BOLLETTE PER IL SUO NUOVO COMPAGNO" - L'ALTRA CAMPANA: "HO RINUNCIATO A TUTTO. È GIUSTO CHE MI MANTENGA"

1. ALIMENTI ALL’EX CONIUGE CHE CONVIVE - L’ITALIA LI BOCCIA E INSEGUE L’EUROPA - LA CASSAZIONE HA SANCITO LA FINE DEL DIRITTO ALL’ASSEGNO

Carlo Rimini per “la Stampa

 

SPOSINI DIVORZIOSPOSINI DIVORZIO

È giusto che l’ex coniuge che convive con un’altra persona perda definitivamente il diritto a ricevere un assegno divorzile? La risposta non è così semplice: a seconda della persona a cui poniamo la domanda otterremo risposte opposte. Il problema è che gli argomenti, da entrambe le parti, sembrano assolutamente convincenti. Se si prova a fare la domanda a chi paga l’assegno, risponderà: «Certo che si! Già il fatto che io debba dare un assegno alla mia ex moglie, forse per tutta la vita, è una follia. Se poi vive con un altro uomo, non se ne parla proprio. Devo mantenerli tutti e due?».

 

Argomento un po’ rude, ma efficace. Se chiediamo a colui (o, più spesso, colei) che percepisce l’assegno, la risposta è più articolata, ma altrettanto convincente: «Ma come, dopo tutti i sacrifici che ho fatto per una vita insieme, rinunciando alla mia carriera e al mio lavoro per stare vicino ai nostri figli, per poi essere lasciata perché lui si è innamorato di una giovane collega, pretende di non darmi più neppure quella miseria di assegno?». 
 

festa di divorziofesta di divorzio

LE RAGIONI

Chi ha ragione? Prima di rispondere, una precisazione: la Cassazione già dal 2011 equipara la convivenza a un nuovo matrimonio per quanto riguarda gli effetti sull’assegno divorzile. Quindi, nonostante il governo non abbia ancora legiferato sulle coppie di fatto, ciò non incide sulla soluzione del problema. Torniamo ai coniugi divorziati. La legge è chiara: l’assegno che il coniuge più debole riceve dopo il divorzio ha una funzione «assistenziale».

 

È quindi il prolungamento, nonostante il divorzio, dell’obbligo di solidarietà ed assistenza che i coniugi hanno fra loro. È quindi giusto che il legame assistenziale - che già il divorzio dovrebbe avere affievolito - sia definitivamente spezzato dal fatto che la parte debole instauri una stabile convivenza con un’altra persona. Non si può vivere con un altro e pensare di avere ancora diritto ad essere assistiti dall’ex coniuge.

autostoppista appena divorziatoautostoppista appena divorziato


Secondo. Forse è la legge che va cambiata. Non ha più alcun senso, nella società contemporanea, pensare che al divorzio sopravviva un vincolo assistenziale come se, dal punto di vista economico, il matrimonio sopravvivesse al divorzio. Invece i rapporti patrimoniali fra i coniugi dopo il divorzio dovrebbero unicamente basarsi sulla misura dei sacrifici fatti da ciascuno a favore della famiglia durante il matrimonio e dovrebbero essere una compensazione per quei sacrifici. Chi ha sacrificato la propria vita lavorativa per occuparsi dei figli, permettendo all’altro di dedicarsi al proprio lavoro, ha diritto ad un compenso proporzionato alle rinunce e allo sforzo fatti. 
 

LA «COMPENSAZIONE»
È così da anni in tutta Europa. In Francia la chiamano “prestation compensatoire” ed è una somma versata, generalmente in un’unica soluzione al momento del divorzio, determinata tenendo conto «delle conseguenze delle scelte professionali fatte da ciascuno dei coniugi durante la vita comune per l’educazione dei figli». Ricevuta questa somma compensativa, ciascuno dei coniugi è libero di rifarsi una vita come crede e la convivenza con un’altra persona è irrilevante. 


Il problema della convivenza del coniuge che riceve l’assegno è dunque un aspetto particolare di un problema più ampio: l’assegno assistenziale è un ramo secco nel contesto del diritto europeo sul divorzio e noi, come troppo spesso accade, ci siamo seduti sopra.

 

 

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2. “AVEVA OTTENUTO LA VILLA E DOVEVO PAGARE LA DOCCIA ALL’UOMO CHE DORMIVA DA LEI” “IL GIUDICE LE HA DATO RAGIONE, SI È RISPOSATA”

Francesco Grignetti per “la Stampa”

 

Il Dottore è uno stimato e ricco imprenditore del Centro-Nord. Niente nomi, assolutamente. Questa la premessa per raccontare la sua storia di divorziato, cornuto e mazziato, che sembra precorrere la sentenza ultima della Cassazione. 


«La mia - racconta dunque il Dottore - è una storia come tante. Un matrimonio che va in frantumi dopo quasi quindici anni di vita in comune e due figli adolescenti. Io me ne vado di casa e lascio la villa a mia moglie. Lo sapevo, non mi fa piacere, ma è la legge. La sentenza di divorzio mi impone il pagamento di 3000 euro al mese per i figli e altri 3000 euro per la moglie. E qui già mi sta un po’ meno bene anche perché io pago pure tutte le utenze di casa. E non mi va giù, come scopro presto, che ci sia un nuovo compagno di lei che adesso vive a casa mia, dorme nel mio letto, e si fa la doccia calda che pago io.

 

So che la legge stabilisce che se subentra una famiglia di fatto, decade l’obbligo dell’assegno degli alimenti. Così metto l’investigatore privato. Me lo posso permettere, è la cosa giusta da fare. Il mio investigatore fa il suo lavoro e mi porta le prove, fotografiche, che quel signore tutte le sere torna a casa, parcheggia, apre la porta di casa mia e entra, e poi tutte le mattine esce, chiude la porta e va al lavoro.

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Mi sembra tutto chiaro, no? E invece vado con l’avvocato in tribunale e con mio grandissimo scorno il giudice non mi riconosce niente. Sì, è vero che per sette giorni di seguito quel signore è entrato e uscito da casa mia come se fosse lui il padrone, ma per il giudice non è mica sufficiente a dimostrare che è subentrata una famiglia di fatto. Mi dice: e che ne sappiamo se all’ottavo giorno il tizio è tornato a casa sua? A me sembra una motivazione del cavolo, ma quello è il giudice e questa è la sua decisione». 


La vicenda del Dottore, insomma, sembra l'applicazione concreta dei principi della Cassazione: si può anche sospendere l’assegno, ma spetta al giudice valutare caso per caso e siccome è un passo grave la sospensione di un assegno divorzile, il giudice lo farà solo a fronte di una convivenza che deve essere stabile e duratura. Una settimana di pedinamenti non basta a chiuderla lì. 


Il nostro Dottore, però, anche oggi che qualche anno è passato dai fatti, è una furia difficile da contenere. E forse non ha tutti i torti. Per la cronaca, bisogna aggiungere che siccome dopo la sentenza si era demoralizzato, ha voluto raggiungere una transazione con la ex moglie. Fermo restando l’assegno per i figli, con lei ha voluto chiudere le pendenze con una specie di liquidazione da 100 mila euro e il passaggio di proprietà della villa.

 

divorziati divorziati

«Tanto io lì non ci sarei mai più entrato. E poi la villa resta ai figli... Circa un mese dopo la transazione, però, la mia ex moglie mi ha fatto avere la partecipazione di nozze. Si risposava con il suo convivente, proprio quello che l’investigatore aveva fotografato mentre entrava e usciva dalla villa. I due avevano aspettato che perdessi la causa e ora uscivano allo scoperto. Sul cartoncino delle partecipazioni lei ha aggiunto a mano la scritta: “Grazie per il bellissimo regalo di nozze”. Solo a raccontarlo m’incazzo di nuovo».

 

 

3. “VIVEVO CON UN MANAGER SE N’È ANDATO CON UN’ALTRA E NON RICEVO PIÙ DENARO” “HO MOLLATO LA PROFESSIONE, LUI HA FATTO CARRIERA”

Fra.Gri. per “la Stampa”

 

DIVORZIODIVORZIO

La signora Claudia G. è una donna che ha deciso di pagare di persona per le sue scelte di cuore. Ma per lei il prezzo si sta rivelando altissimo. 


«Lui (l’innominato era un affermato manager, di quelli che entrava e usciva da un aeroporto, ndr) era ricco, bello, affermato. Io un’assistente all’università, ricercatrice di genetica. La nostra è stata una storia bella per anni. D’accordo con lui, quando sono nati i nostri due figli ho lasciato l’università perché lui non c’era mai e bisognava pur seguire i bambini. È stato l’errore più grande della mia vita. Non l’unico, perché io forse ho questo difetto: se faccio una scelta, la faccio fino in fondo». 


La storia di Claudia G. dunque è la più classica tra le famiglie borghesi. Lei rinuncia alla sua carriera perché c’è già il marito che rincorre una carriera. Lei si dedica a tempo pieno ai figli e alla famiglia, salvo beccarsi un calcio nel didietro quando i figli sono vicini alla maggiore età e lei ha raggiunto i 45 anni. Lui, alla boa dei 50, si è infatti trovato una nuova compagna più giovane. 

Silvio BErlusconi e Veronica LArio Divorzio Vignetta Benny da Libero Silvio BErlusconi e Veronica LArio Divorzio Vignetta Benny da Libero


«Mi casca il mondo addosso. I primi anni, quelli della separazione, sono pesantissimi. Lui paga gli alimenti, sono circa 2000 per me e 1000 per ciascun figlio, ma sparisce dai radar. Mi tocca sempre più il ruolo di madre a tempo pieno. Più di prima. E di rientrare nel mondo del lavoro, del mio lavoro, non se ne parla. Ci ho pure provato, ma impossibile...». 


Un paio di anni fa, finalmente, Claudia G. incontra qualcuno che rappresenta una novità importante. Il suo nuovo compagno è l’opposto di quello andato via: non è mai salito su un aereo, mentre quell’altro accumulava punti Millemiglia come un’idrovora. Il nuovo lui è presente, attento, vive in campagna in una casetta semplice, non grande. La casa del manager era in centro e di alta rappresentanza. Soprattutto, lui è un musicista, squattrinato ma simpatico.

 

Tra i due nasce un rapporto sempre più solido. Una famiglia di fatto come quelle che intende la Cassazione, in cui i conviventi «elaborano un progetto e un modello di vita in comune». Claudia G. ci crede, ma sente che la sua nuova vita non può riprendere nella casa del matrimonio che fu. Con onestà, con coraggio, restituisce l’appartamento e spiega all’ex che andrà a vivere in campagna. 

MATRIMONI E DIVORZIMATRIMONI E DIVORZI


«E lui che fa? Mi trascina in tribunale. Siccome ora ho una famiglia di fatto, che peraltro gli ho annunciato io, e la mia nuova situazione è corroborata dal cambio di residenza e dalla restituzione dell’appartamento, mi toglie gli alimenti. E il tribunale gli dà ragione! Ora non c’è più nulla da fare; io incasso i 2000 euro per i figli, che però servono a loro; il mio compagno lavora, ma mica guadagna un granché. Mi arrabatto.

 

Cerco di lavorare, ma alla mia età non è facile, e poi chi la prende una ex genetista come la sottoscritta che è stata fuori dal giro per tanti anni? Non ho paura a sporcarmi le mani, il mio avvocato e le mie amiche lo sanno, sono disponibile a fare ogni lavoro. Ma vi domando: è giusto? È normale che abbia rinunciato a tutta la mia vita? Sogno ogni tanto di avere fatto scelte diverse e di essere una brillante professoressa universitaria. Ho fatto poi la scelta di essere trasparente. Ed eccomi qua. Nei guai». 
 

 

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