badr al saud bader alexander pereira scala

CHI SI ARRAMPICA SULLA “SCALA” - IL CDA DEL TEATRO DECIDERÀ IL 18 MARZO SUL POSSIBILE ACCORDO CHE DOVREBBE PORTATA L’ARABIA SAUDITA A SEDERE NEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA FONDAZIONE - ARABI O NO, IL PROBLEMA RESTA: LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE INVESTE PROGRESSIVAMENTE MENO - I CONTRIBUTI PUBBLICI SONO 44,598 MILIONI, I PRIVATI 23,79 E I RICAVI PROPRI 57,595…

Pierluigi Panza per il “Corriere della Sera”

 

il ministro alberto bonisoli al suo arrivo al teatro brancaccio

Il caso sollevato sul possibile accordo tra la Scala e l' Arabia Saudita (o l' Aramco) nelle settimane in cui si decide sul rinnovo della sovrintendenza è entrato in un periodo di tregua sino al Cda del 18 marzo. Il sindaco Sala ha messo la museruola ai consiglieri: «Stiamo zitti, adesso non vorrei che si passasse a buttare la croce addosso a Pereira, che si è mosso per trovare delle soluzioni. Il 18 valuteremo la possibilità che l'Arabia entri nel Cda».

 

Libertario o, per altri, pilatesco, il ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli: «Ho incontrato il ministro della Cultura saudita a novembre a San Pietroburgo e mi ha parlato dei progetti culturali del suo Paese verso l'Europa. Ne ho tratto un giudizio positivo. Il 7 dicembre ho saputo dei contatti con la Scala e li ho collocati in questo ampio quadro. La Scala è una Fondazione di diritto privato, vigilata dal ministero, che si esprimerà liberamente». Il sovrintendente, Alexander Pereira, ha invece incontrato il presidente della Regione, Attilio Fontana, al quale ha dettagliato la situazione.

 

maria elisabetta alberti casellati con alexander pereira

Nonostante le dichiarazioni sorprese, la vicenda era nota e non è il solo problema della Scala. Il primo a tentare di avvicinare gli Arabi fu l'ex presidente dell' Eni, Paolo Scaroni. L'estate scorsa, tramite un mediatore, Pereira ha incontrato il principe Bader bin Farhan al-Saud (che ha acquistato il Salvator Mundi eseguito a Milano), vicenda nota all' ex direttore della Padania Max Ferrari - collaboratore di Fontana - e palesatasi il 7 dicembre con la presenza di Bader alla «prima» e alla cena, che lasciò in anticipo per via dello slot.

 

Se ne accennò nel Cda successivo ma poi Pereira, da solo (cosa che gli viene da alcuni rimproverata), è avanzato nelle trattative. Chi versa tre milioni all'anno per cinque consecutivi diventa socio fondatore, ma non entra automaticamente nel Cda.

 

giulia maria crespi

Il 18 vedremo se un rappresentate di uno stato straniero siederà in una Fondazione ove la pubblica amministrazione investe progressivamente meno (i contributi pubblici sono 44,598 milioni, i privati 23,79 e i ricavi propri 57,595). Pereira ha rinnovato il contratto dei dipendenti senza un giorno di sciopero e aumentato le recite, ma ciò ha portato a un aumento dei costi di gestione che solo «interventi» di sponsor, più che il botteghino, possono sostenere. Per qualcuno - l'altro giorno il consigliere Philippe Daverio e ieri Giulia Maria Crespi («Cosa direbbe Toscanini?») - è «un fatto indegno». Ma non emergono, per il momento, strategie culturali alternative.

 

PHILIPPE DAVERIO

Il sindaco si è rivolto ai cacciatori di teste per cercare un eventuale sovrintendente da affiancare a Pereira, ma non ne sono venute fuori grandi sorprese. Si vorrebbe l'italiano Carlo Fuortes, ma con lui la Cgil è già a processo. Il belga Serge Dorny ha già firmato per Monaco; Dominique Meyer da Vienna piace a Pereira e quindi è out; altri sono direttori di Festival, come Markus Hinterhäuser che non lascerà Salisburgo. Restano Fortunato Ortombina dalla Fenice e, non in lista - comico paradosso -, Stéphane Lissner, in pensione a Parigi (non tornerebbe).

 

loggione del teatro alla scala

Più ardui i nomi di futuribili direttori musicali (perché alcuni vorrebbero intervenire lì): ma il progetto di Chailly è in corso e si fanno nomi invisi all'orchestra o già accasati. Intanto si deve sostituire il direttore generale, che va a riposo. Tra nove mesi scadono i consiglieri. Restano i «Soldi, soldi» di Pereira: forse va chiamato il sanremese Mahmood di Gratosoglio, già ricevuto dal sindaco in chiave anti-Salvini.

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