
"CHIEDO PERDONO. POTREI AVER PREMUTO IL GRILLETTO" - LA VERSIONE DI GIAMPIERO GUALANDI, EX COMANDANTE DELLA POLIZIA LOCALE DI ANZOLA DELL’EMILIA, ACCUSATO DI AVER UCCISO LA VIGILE 33ENNE, SOFIA STEFANI - TRA I DUE C’ERA UNA RELAZIONE EXTRACONIUGALE BURRASCOSA CON UN SINGOLARE “CONTRATTO DI SOTTOMISSIONE SESSUALE”: DURANTE UNA LITE È STATO ESPLOSO UN COLPO DI PISTOLA CHE HA UCCISO LA RAGAZZA. GUALANDI: “LEI ERA ARRIVATA AL COMANDO MOLTO ARRABBIATA. HA INIZIATO A COLPIRMI A PUGNI E CON UN OMBRELLO. IO ERO CON UNA MANO SULL’ARMA, CON L’ALTRA CERCAVO DI TENERLA A DISTANZA. C’È STATO UN TIRA E MOLLA E HO SENTITO UNO SCOPPIO…”
Estratto dell’articolo di Alfio Sciacca per il “Corriere della Sera”
Se intendeva aprire una breccia nel dolore dei familiari ha ottenuto l’effetto opposto. Al processo per la morte della vigile Sofia Stefani, ieri, è stato il giorno di Giampiero Gualandi, accusato di averla uccisa con la propria pistola d’ordinanza. […] l’ex comandante della polizia locale di Anzola dell’Emilia ha implorato il perdono dei genitori della 33enne, in aula a pochi metri di distanza.
Occhi bassi, Gualandi ha chiesto «perdono ai genitori di Sofia e alle persone che le volevano bene». Ha spiegato di non averlo fatto prima per «non arrecare ulteriore dolore e perché le mie parole potevano essere ritenute vuote. Lo faccio ora, anche se non so immaginare il dolore che ho provocato. Non posso aspettarmi il perdono, ma mi sento di chiederlo adesso».
La replica dei genitori non si è fatta attendere.[…] «La questione del perdono nemmeno si pone», ha detto la mamma, Angela Querzé […] «Penso che lui prima debba fare un esame di coscienza, dato che mi sembra una persona da un punto di vista anche culturale idonea a poterlo fare. Ho invece notato, leggendo le carte, che ha usato molti termini come se avesse studiato e dovesse ripetere una lezione».
Insomma, per i familiari si tratterebbe di un atteggiamento frutto solo di calcolo processuale per corroborare la tesi, sua e dei legali, del gesto non intenzionale: il colpo di pistola che ha ucciso Sofia sarebbe partito accidentalmente durante una lite.
Una deposizione «sconvolgente» l’hanno definita i genitori di Sofia, da parte di una persona che «non fa altro che ripetere le sue bugie». «Io non lo conosco questo signore — ha aggiunto la mamma —, lo vedo per la prima volta. Sono rimasta sconvolta da queste dichiarazioni fatte in maniera strumentale».
Per questo «mi sposterei dalla questione del perdono a quella delle responsabilità. Lui ha sparato con una pistola carica sul tavolo e un colpo in canna e Sofia è morta a 33 anni. Quindi la questione della responsabilità in tutta questa vicenda da un uomo del genere mi sembrerebbe la prima cosa da rilevare».
L’ex comandante aveva una relazione extraconiugale con Sofia. Un rapporto burrascoso con un singolare «contratto di sottomissione sessuale», anche se ha cercato di accreditare la tesi del legame autentico: «Tra noi c’è stato sentimento e le ho voluto bene».
«Quando l’ho conosciuta ho subito notato la sua difficoltà ad avere rapporti sereni con i colleghi. Aveva up e down di stati d’animo, mi disse che soffriva di una sindrome e prendeva dei farmaci». Ma perché, ha chiesto a muso duro la pm Lucia Russo, nonostante sapesse di queste fragilità l’ha illusa, dicendole che presto sarebbe diventato comandante e lei sarebbe stata riassunta. E questo nonostante sapesse che era impossibile visto che non aveva superato il periodo di prova. Gualandi ha smozzicato risposte parlando di sue «legittime aspirazioni» e di essere stato «l’unico che sosteneva Sofia sul lavoro e fuori».
Quindi ha dato la sua versione della drammatica sequenza che ha preceduto la morte della giovane vigile. «Lei era arrivata al comando molto arrabbiata», ha raccontato. Aggiungendo che aveva cominciato a colpirlo con un ombrello e a calci. Quindi ci sarebbe stata la colluttazione nel corso della quale è partito il colpo di pistola. Accidentalmente o meno lo accerterà il processo.
«Io ero con una mano sull’arma, con l’altra cercavo di tenerla a distanza — ha raccontato —. Lei aveva la sua mano sulla canna. C’è stato un tira e molla, quindi ho sentito lo scoppio. Non potevo pensare che avesse potuto sparare, ho confusione sulla presenza del caricatore, che era inserito, su questo non discuto. Potrei aver premuto il grilletto. La cosa è durata una frazione di secondi. Ho immaginato che fosse stata colpita e subito ho chiamato il 118».
giampiero gualandi 2
COMANDO DELLA POLIZIA LOCALE DI ANZOLA EMILIA
sofia stefani
giampiero gualandi,