
NELLA CHIESA ITALIANA SCATTA LA RESA DEI CONTI – L’ELEZIONE DEL QUARTO PAPA STRANIERO CONSECUTIVO FA ESPLODERE RABBIA E VELENI TRA I PORPORATI DEL NOSTRO PAESE – L'ARCIVESCOVO MICHELE PENNISI: “DIVISI SI FA POCA STRADA” – LE SPACCATURE SONO COSTATE CARE A UN FRONTE CHE POTENZIALMENTE POTEVA CONTARE SU PIÙ VOTI DI QUALUNQUE ALTRA NAZIONE – IL “FAVORITO”, PIETRO PAROLIN, È STATO COSTRETTO A UN PASSO INDIETRO DOPO LA TERZA VOTAZIONE. I PIU’ “BERGOGLIANI” PIZZABALLA E ZUPPI NON SONO STATI MAI DAVVERO IN CORSA – DI FRONTE ALLA DISPERSIONE DEL VOTO ITALIANO, I CARDINALI USA HANNO TROVATO UNA INASPETTATA COMPATTEZZA ATTORNO ALLA “FIGURA PONTE” DI PREVOST CHE, UNA VOLTA IN CONCLAVE, HA INCONTRATO IL GRADIMENTO DEGLI ASIATICI (IN FUNZIONE ANTI-CINA) E DEGLI AFRICANI – LA CHIESA ITALIANA HA PAGATO LA MANCANZA DI CANDIDATI DELLE GRANDI DIOCESI…
Estratto dell’articolo di Giacomo Galeazzi per “La Stampa”
LEONE XIV ROBERT FRANCIS PREVOST E ACCANTO A LUI IL CARDINALE PIETRO PAROLIN
Il quarto Papa straniero consecutivo è un'altra delusione per una Chiesa italiana sempre più periferica. Ci sarà tempo per riflettere sul sogno svanito di un Pontefice nazionale dopo 47 anni, intanto è iniziata la resa dei conti. «Divisi si fa poca strada», osserva l'arcivescovo Michele Pennisi, ex rettore del Collegio Capranica.
[...] C'è delusione adesso tra gli italiani, anche rabbia. C'è appunto la speranza svanita di un Papa italiano. «Manca una leadership forte: ce ne sono diverse ma non in grado di esercitare una guida culturale autorevole - analizza il sociologo della religione Franco Garelli -. Sono medie leadership, presuli bravi e con seguito, ma manca una figura che sia punto di riferimento per l'episcopato».
PIETRO PAROLIN - ROBERT FRANCIS PREVOST
Questo, continua Garelli, «è l'effetto anche delle nomine di Francesco, che non ha voluto nel sacro collegio i titolari di diocesi tradizionalmente importanti come Milano, Venezia, Firenze, Palermo. Nella scelta dei vescovi e dei cardinali sono carenti in Italia figure di livello intellettuale. Sono stati scelti molti preti di strada, ma così il pur importante aspetto sociale e della testimonianza non è bilanciato da quello culturale.
Nel passato c'erano figure come Giacomo Biffi, Salvatore Pappalardo, Camillo Ruini, Carlo Maria Martini, Silvano Piovanelli, Marco Cé: si stimolavano a vicenda».
il giuramento di matteop zuppi prima del conclave
Lo stesso in Curia, dove l'Italia era rappresentate da figure autorevoli come Agostino Casaroli, Achille Silvestrini, Angelo Sodano, Fiorenzo Angelini e altri. «C'è bisogno di alzare il livello delle gerarchie italiane. C'è un po' di provincialismo - sottolinea il sociologo -.
Prevost è dentro un meccanismo geopolitico, gli italiani sembrano accartocciati sul loro piccolo mondo. Era stata enfatizzata troppo la possibilità di un Papa italiano. Parolin è un ottimo numero due».
Le divisioni sono costate care all'interno di un fronte che potenzialmente poteva contare su più voti di qualunque altra nazione, ma che li ha subito dispersi tra rivalità e vecchie e nuove ruggini come il caso Becciu.
Spiega un porporato: «Se Parolin non avesse fatto un passo indietro dopo la terza votazione la fumata bianca non sarebbe arrivata così rapidamente, ma quando ha visto che gli mancavano i voti anche di chi glieli aveva garantiti ha preferito unire invece che dividere».
il cardinale Pierbattista Pizzaballa con la kefiah a betlemme
Evidenzia sul quotidiano dei vescovi italiani Avvenire padre Albanese: «In una stagione come la nostra segnata spesso da divisioni anche nel tessuto ecclesiale, il ruolo di papa Prevost è un segno di speranza. Il fatto stesso che sia un papa dalle due nazionalità - statunitense di nascita e peruviana di missione - dice che la missione stessa disegna per lui l'identità della Chiesa e della sua Storia.
In una battuta dallo "ius soli" allo "ius missionis". Tutto questo nella cristiana certezza, come si legge nella sua prima omelia tenuta nella Cappella Sistina: urge la missione».
il giuramento di pietro parolin prima del conclave 1
Se qualche moderato italiano si era convinto a votare il segretario di Stato di Francesco, Pietro Parolin, scommettendo sul fatto che avrebbe sì rappresentato una continuità con il Papa argentino ma che avrebbe anche messo il freno a una serie di riforme per le quali la Chiesa italiana non era così pronta - come, ad esempio, quella tedesca -, altri si erano concentrati su nomi più "bergogliani".
Tra questi l'arcivescovo di Bologna e presidente Cei, Matteo Zuppi, forte pure di un gradimento trasversale per la sua attività internazionale al fianco della Comunità di Sant'Egidio, o Pier Battista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, francescano, ma gradito anche all'universo di Cl con la sua provenienza lombarda.
PAPA LEONE XIV - ROBERT FRANCIS PREVOST
Di fronte alla dispersione del voto italiano, i cardinali Usa hanno trovato una inaspettata compattezza attorno alla figura ponte di Prevost, che poi, una volta entrata in conclave ha incontrato il gradimento degli asiatici (in funzione anti-Cina) e degli africani, in funzione di argine alle aperture sui temi Lgbtq+ e allo sfaldamento della famiglia tradizionale uomo-donna.
Le prime votazioni hanno subito bruciato Parolin. Un presule della sua esperienza ha immediatamente compreso la situazione, scegliendo il gesto nobile del passo indietro.
Dopo i due scrutini della mattinata, al momento del pranzo c'è stato il confronto decisivo. E anche drammatico. Da lì tutto si è consumato in fretta. Nel quarto scrutinio si è affermato lo statunitense missionario in Perù, il quorum raggiunto in modo schiacciante.
Proprio a Parolin, il primo dei cardinali per ordine, a nome di tutto il collegio, era toccato il compito di pronunciare la formula latina. «Accetti la tua elezione, canonicamente avvenuta, a Sommo Pontefice?» . E appena ricevuto il consenso, l'altra domanda: «Con quale nome vuoi essere chiamato?» .
«Leone XIV». Pochi secondi per guardarsi negli occhi tra vincitore e sconfitto. A sera il sipario del Conclave cala e se ne apre un altro, quello della Loggia delle benedizioni.