andrej babis

CI SIAMO GIOCATI PURE "BABISCONI" - ALTRA BOTTA PER I SOVRANISTI EUROPEI: IL PREMIER CECO ANDREJ BABIS HA PERSO LE ELEZIONI POLITICHE - IL MOVIMENTO DEL BERLUSCONI DELLA CECHIA, "ANO", E' IL SECONDO PARTITO E ORA RISCHIA DI RIMANERE FUORI DALL'ESECUTIVO - AL PRIMO POSTO LA COALIZIONE DI CONSERVATORI E LIBERALI EUROPEISTI - L'ANZIANO PRESIDENTE RUSSOFILO MILOS ZEMAN VUOLE CHE...

Andrea Tarquini per repubblica.it
 

BABIS

Andrej Babis detto Babisconi, il premier-tycoon ceco coinvolto nei Pandora Papers, in indagini della Procura Ue per conflitto d'interessi e della polizia e magistratura ceche per frode fiscale, sequestro del figlio che voleva testimoniare contro di lui e altro, voleva restare incollato al potere come i suoi amici Orbán e Kacyzsnki, ma sta uscendo dalle elezioni politiche svoltesi oggi e ieri nella Repubblica ceca come il grande sconfitto politico.
 
I sovranisti europei perdono uno tra i loro leader più abili. Secondo i dati sul 99,93% delle schede valide diffusi in diretta da Radio Praga, lo Ano (Unione dei cittadini insoddisfatti) di Babis è solo il secondo partito per un soffio col 27,14% nel piccolo, tecnologico e industriale Paese centroeuropeo tornato alla democrazia (come quale nacque come Cecoslovacchia) con la rivoluzione di velluto del 1989 dopo 41 anni di rovinoso comunismo e di occupazione coloniale sovietica.

andrej babis

 
Con una partecipazione al voto di oltre il 65% degli elettori, al primo posto è Spolu (insieme), la coalizione di conservatori e liberali europeisti composta dalla Ods, daTop 09 e dai democristiani col 27,78%. Secondo appunto Ano. Terza la coalizione Pirstan di Pirati e sindaci europeisti col 15,60%. Quarta col 9,56% l'ultradestra anti-Ue, razzista e xenofoba dell'imprenditore di origine nipponica Tomio Okamura. Al momento sui 200 seggi del Parlamento 71 sia a Spolu sia a Babis, 38 a pirati e sindaci, 20 all'ultradestra. Spazzati via i comunisti eredi delle marionette dell'Impero del Male sovietico.
 
 
 

BABIS

Il leader di Spolu, Petr Fiala, ha già praticamente proclamato la vittoria: «Noi e Pirstan due coalizioni europeiste e occidentali insieme abbiamo una maggioranza di almeno 107-108 voti sui 200 del nuovo Parlamento, possiamo chiedere il mandato per governare insieme». La complessa ripartizione dei seggi al nuovo Parlamento deriva dal difficile sistema elettorale e dalla ripartizione tra voti e seggi nelle circoscrizioni e regioni elettorali più o meno popolose.
 

Petr Fiala

Tutto dipende ora, e non sono esclusi tempi lunghi per la formazione del nuovo governo, dal conferimento dell'incarico a un futuro premier. L'anziano presidente russofilo Milos Zeman vuole che Babis resti e ha già da tempo dichiarato che darà il mandato al leader del primo partito, non della prima coalizione. Ma non esiste  limite di tempo per il conferimento dell'incarico, e Zeman è gravemente malato.
 
Se dovesse ottenere l'incarico, Babis avrà serie difficoltà nel formare una coalizione: dovrebbe cercare di dividere il ticket di destra cercandovi conservatori nazionalisti come il potente Sasha Vondra di ODS - ex ministro dell'Interno e ora europarlamentare, ammiratore dichiarato di Orbán.
 
Oppure dovrebbe cercare l'appoggio dell'ultradestra. La quale però in cambio gli chiederebbe l'uscita dalla Ue, inaccettabile per "Babisconi" che non vuole perdere i fondi dell'Unione da lui usati a piacimento. Non potrà più contare sui suoi alleati fino a ieri, i corrotti socialdemocratici (Cssd) né sul partito comunista erede delle marionette di Mosca, rimasti sotto la soglia di rappresentanza del 5% come altri partiti minori.
 
 
 

milos zeman

Aveva promesso di lasciare la politica se avesse perso, ora vedremo. Non gli è bastato dunque né tenere con l'autocrate ungherese Viktor Orbán l'ultimo comizio anti-Ue né rovinare il bilancio sovrano ceco con demagogici aumenti di stipendi e pensioni dei dipendenti pubblici. I cechi al momento si mostrano stanchi di un leader ricchissimo, abilissimo, meno ideologico di Orbán o dei sovranisti polacchi, ma eticamente impresentabile.
 

viktor orban

Coinvolto nei Pandora Papers, quinto ceco più ricco secondo Forbes, cominciò ad arricchirsi sotto il comunismo come iscritto al PC fantoccio di Mosca; possiede il colosso agroalimentare Agrofert, media e altre aziende, la sua correttezza fiscale è sotto inchiesta in patria e secondo i Pandora Papers ha investito in modo dubbio tra 15 e 22 milioni di euro venuti non si sa da dove per un castello e altre proprietà in Francia, poi negli Usa e nel principato di Monaco.
 
La Cechia che centotrè anni fa come Cecoslovacchia nacque come democrazia più industriale e avanzata della Francia creata dal Cavour e Mazzini locale Tomas Garrigue Masaryk ha ritrovato un sussulto d'orgoglio. Mentre la Polonia elogiata dai sovranisti di tutto il mondo attacca la legislazione europea alludendo a una Polexit a rate e Orbán la appoggia con un decreto legge quasi preannunciando in sostanza di volere anche a Budapest come a Varsavia la primazia del diritto nazionale su quello dell'Unione e violandone i Trattati, Praga si mostra nazione occidentale come è sempre stata, di cultura e riforme: da quelle di Dubcek stroncate dall'invasione sovietica del 21 agosto 1968 alla rivoluzione di velluto che nel 1989 abbattè la dittatura satellite comunista.
 

ANDREJ BABIS

La formazione di un nuovo governo potrà richiedere mesi, ma il dado è tratto. Alla domanda della prima strofa del dolce inno nazionale "Dov'è il mio Paese?", i cechi hanno in maggioranza risposto nel modo giusto: in Europa, in Occidente. 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?