marcello colafigli bufalo

COCA, OMICIDI E RAPINE – ASCESA E CADUTA DI MARCELLONE COLAFIGLI, L’ULTIMO BIG DELLA BANDA DELLA MAGLIANA, FINITO DI NUOVO IN MANETTE PER SPACCIO - HA ISPIRATO IL PERSONAGGIO DI "BUFALO" DI "ROMANZO CRIMINALE" – IL RITRATTO: NATO A POGGIO MIRTETO, VICINO RIETI, IL SUPERCRIMINALE 70ENNE ERA VICINISSIMO A FRANCO GIUSEPPUCCI DETTO "ER NEGRO" – LO CHIAMAVANO "MARCELLONE" PERCHE’ FISICAMENTE ERA UNA SPECIE DI ORSO. IN TRIBUNALE DA SOLO AVEVA SCOSSO LA GABBIA DOVE ERA CHIUSO, CON UN PUGNO AVEVA INCRINATO IL VETRO BLINDATO. MA..."

Giuseppe Scarpa per www.repubblica.it - Estratti

 

MARCELLO COLAFIGLI 3

Si riparte di nuovo dalla Magliana. Si parte un'altra volta da quello spicchio di Roma dove tutto era cominciato, dove il lato oscuro dell’Urbe aveva partorito la più feroce banda criminale della Capitale, la Banda della Magliana. Marcello Colafigli, 70 anni, aveva ricreato un feudo dello spaccio proprio nel quartiere che aveva dato il nome alla Banda. Alla Banda di cui era stato socio fondatore con Franco Giuseppucci, il vero boss, Maurizio Abbatino e Renatino De Pedis.

 

E se è vero che il lupo perde il pelo ma non il vizio, l’ultimo colpo di Marcellone, ormai anziano malavitoso, è in linea con il ruolo che Colafigli copriva da giovane nelle fila di quell’organizzazione che, per quasi un ventennio, dalla fine degli anni Settanta sino ai primi anni Novanta, ha spadroneggiato sull’Urbe controllando lo spaccio della droga come mai era accaduto sino al loro avvento. Oggi Colafigli è ritornato sull'antico business dei ragazzi della Magliana, la cocaina.

marcello colafigli

 

Ma ecco la storia di Marcellone, diplomato ai geometri, nato in un paesino in provincia di Rieti, Poggio Mirteto, ad appena un’ora e mezza di auto dalla Capitale. Roma, la città di cui diventerà uno dei re del crimine a partire dalla fine degli anni Settanta. Decisiva, per Colafigli, fu l’amicizia con Franco Giuseppucci, l’anima della Banda.

 

Ma perché lo chiamavano Marcellone? A spiegarlo era stato in un’intervista un altro membro del gruppo, Antonio Mancini: “Fisicamente era una specie di orso. Un uomo dotato di una forza disumana. In tribunale da solo aveva scosso la gabbia dove eravamo chiusi, con un pugno aveva incrinato il vetro blindato. Ma se lo rimproveravo per qualcosa, si faceva rosso in viso come un bambino e la peggiore parolaccia che conosceva era perbacco”.

 

Assieme a Er Negro (Giuseppucci) fa il suo esordio nella malavita. Il battesimo nel crimine è rappresentato da un serie di rapine. Ma è un timido un antipasto, solo un assaggio. Il grande salto lo compie con il sequestro del Duca Grazioli nel 1977. È la genesi della Magliana perché proprio dal rapimento, finito in tragedia, nasce la Banda che trae le risorse economiche dai soldi che la famiglia del nobile consegna per riabbracciare il loro caro.

 

er bufalo

Dopo quel sequestro, Giuseppucci e company, tentano la scalata al crimine dell’Urbe. Un’ascesa vittoriosa disseminata di morti, un fiume di sangue versato anche per mano di Colafigli che negli anni verrà condannato per tre omicidi. Ecco, infatti, che il 25 luglio del 1978 Colafigli assieme ad altri sgherri della Magliana, uccide Franco Nicolini, detto Franchino Er criminale.

 

In questo modo Giuseppucci liquida il padrone assoluto di tutte le scommesse clandestine dell'ippodromo di Tor di Valle, la Banda ne diventa la titolare. Così, quelli della Magliana, sono sempre più potenti e ricchi. I due polmoni della malavita dell’Urbe, droga e scommesse, pompano soldi nella cassa del gruppo. Le rapine sono solo un lontano ricordo.

 

ROMANZO CRIMINALE LA SERIE

Marcellone, ormai, non impugna più solo la pistola per intimidire o farsi consegnare soldi. Adesso lo fa anche per uccidere, dopo Franchino Er Criminale, cade sotto il piombo della Banda, Sergio Carozzi, un commerciante di Ostia che aveva avuto il coraggio di denunciare un’estorsione di Nicolino Selis, Er Sardo, altro elemento di spicco della Magliana. Della batteria che liquidò Carozzi faceva parte anche Colafigli.

 

Colafigli rappresentava all’interno della Banda l’anima maglianese che nel tempo entrò in conflitto con quella testaccina rappresentata da De Pedis. E proprio alla Magliana e San Paolo, assieme ad Abbatino, Marcellone controllava negli anni Ottanta in via diretto lo spaccio della droga.

BANDA DELLA MAGLIANA

 

Il principio della fine per i ragazzi guidati da Giuseppucci, una sorta di primo ministro della Banda, un primo tra pari, si ha con la sua uccisione il 13 settembre del 1980. Dopo l’assassinio del Negro si tocca l’apice e il declino della Banda. Marcellone fu tra quelli che nel marzo del 1981, nel quartiere di Monteverde, vendicò l’uccisione del capo.

 

Ma una volta eliminato il gruppo rivale, decapitato il clan Proietti, che contendeva con quelli della Magliana l’egemonia su Roma, la Banda inizia a scricchiolare. L’accumulazione di denaro, di potere, era arrivata al suo apice ed ecco che le due anime testaccine e maglianesi iniziano a divergere. È questo il momento in cui De Pedis si afferma come leader.

 

banda della magliana rapina cinecitta clan proietti

La Banda muta pelle e da organizzazione mafiosa cerca di diventare una sorta di gruppo imprenditoriale malavitoso. Un progetto non condiviso da tutti. La trasformazione non riesce. La Banda viene fiaccata dagli arresti, De Pedis viene ucciso il 2 febbraio 1990 a Campo de’ Fiori, Abbatino viene arrestato a Caracas dove aveva tentato una fuga disperata. Estradato in Italia, si pentirà.

er secco banda della magliana omicidio de pedisrenatino de pedis

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