
L’ULTIMA DI CICCIO-KIM: DICHIARA IL “QUASI-STATO DI GUERRA” – PYONGYANG HA FATTO SAPERE CHE SE LA COREA DEL SUD NON SPEGNERÀ GLI ALTOPARLANTI CHE DAL CONFINE DIFFONDONO ACCUSE A KIM JONG-UN “SEGUIRANNO ULTERIORI AZIONI MILITARI”
Ilaria Maria Sala per “La Stampa”
Ecco che anche in questa fine estate la tensione fra le due Coree aumenta in modo preoccupante. Di solito questo avviene in concomitanza delle annuali esercitazioni militari della Corea del Sud con gli Usa (che ieri hanno deciso di sospendere) o di quelle che tiene la Cina, che quest’anno saranno effettuate con la Russia. Considerando che le relazioni fra questi Paesi non sono tranquille (e tecnicamente la Corea del Nord e la Corea del Sud sono ancora in guerra, dopo l’armistizio firmato nel 1953), pur nel consueto clima di tensione motivi seri per inquietarsi ci sono.
Oggi la situazione è più surriscaldata del solito e il crescendo a cui assistiamo è il più allarmante degli ultimi cinque anni. I primi problemi il 4 agosto, dopo che due soldati sudcoreani di pattuglia al confine nella cosiddetta «zona demilitarizzata», lungo il 38esimo parallelo, sono rimasti gravemente feriti per l’esplosione di alcune mine del Nord. In conseguenza di questo, Seul ha acceso i megafoni della propaganda, e non in senso metaforico: gruppi di megafoni piazzati al confine, a volume talmente alto da poter essere uditi oltre confine al Nord, hanno iniziato a urlare messaggi contro il regime di Pyongyang e il capo di Stato Kim Jong Un.
Dagli altoparlanti, si è passati all’artiglieria: Seul non ha accolto la richiesta del Nord di spegnerli, il Nord ha risposto con una serie di missili lanciati verso il Sud, a 60 km dalla capitale Seul. Altri lanci di artiglieria sono stati inviati in direzione contraria, e giovedì sera la popolazione è stata evacuata dalle zone limitrofe alla frontiera. Ma la tensione si è ulteriormente innalzata quando ieri il leader nordcoreano Kim Jong-un ha dichiarato il «quasi-stato di guerra» nelle aree di prima linea dopo una riunione di emergenza della Commissione militare centrale del Partito dei Lavoratori.
Kim, ha riferito l’agenzia Kcna, ha presieduto la riunione ordinando «all’esercito di prepararsi alle operazioni di guerra» contro la Corea del Sud in zone designate «da mettere sotto quasi-stato di guerra». ?L’ultimatum?La risposa da Sud è stata immediata: la presidente sudcoreana, Park Geun-hye, ha tenuto una conferenza stampa per annunciare alla Nazione la dichiarazione di Kim in tenuta militare, lei, solitamente vestita con sobri tailleur.
C’è anche un ultimatum: Pyongyang ha fatto sapere che se gli altoparlanti non saranno messi a tacere entro oggi alle 17 locali (le 10,30 in Italia), seguiranno «ulteriori azioni militari». ?Il panorama è dunque teso e confuso: sappiamo che Kim Jong Un è imprevedibile, e perennemente impegnato in purghe dei suoi vertici (la settimana scorsa si è diffusa la notizia della fucilazione del vice-primo ministro, Choe Yong Gon), ma di solito preferisce le minacce altisonanti all’avventurismo militare puro e semplice. ?Seul intanto deve scegliere se farsi vedere disposta a fare concessioni, spegnendo i megafoni, o se vuole fare il gioco duro, sfidando le minacce, o il bluff, di Pyongyang.
HOLLANDE CON South Koreas President Park Geun Hye article A A x