pale eoliche

CI VOLEVA UNA GUERRA PER DAR VITA A UN CAMBIAMENTO NEL SETTORE ENERGETICO ITALIANO - IL GOVERNO ACCELERA SULLA PRODUZIONE DI ENERGIE RINNOVABILI SBLOCCANDO 6 IMPIANTI EOLICI, ED ENTRO FINE ANNO DOVREBBERO ENTRARE IN FUNZIONE ALTRI 20 - IMPIANTI FERMI A CAUSA DI CONTESTAZIONI DA PARTE DI COMITATI E ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE - MA PER L'AUMENTO DELLA PRODUZIONE SERVIRANNO ALMENO 14 MESI…

1 - LA SPINTA ALLE RINNOVABILI SBLOCCATI 6 IMPIANTI EOLICI

Francesco Malfetano per “il Messaggero”

 

pale eoliche 1

Cambia il vento per le rinnovabili italiane. Complice la crisi energetica innescata dall'invasione russa dell'Ucraina, il governo è costretto ad accelerare sulla produzione di energia green. Così ieri il Consiglio dei ministri è intervenuto ancora una volta per sbloccare la messa a produzione di 6 impianti eolici, da anni impantanati nelle sabbie mobili della burocrazia e dei veti di enti e associazioni locali.

 

Si tratta di parchi che assicureranno una potenza pari a 418 MegaWatt, dislocati principalmente in Puglia. Nel dettaglio infatti, quattro di questi sono situati nell'area di Foggia (Castelluccio dei Sauri, Cerignola e Orta Nuova, Sant' Agata di Puglia e Troia), uno in provincia di Sassari, in Sardegna, e uno nel comune di Tricarico, in provincia di Matera, Basilicata.

 

pale eoliche 2

I DATI

Chiaramente è una goccia nel mare dell'energia italiana, anche considerando gli interventi di questo tipo già effettuati dall'esecutivo negli scorsi mesi su altri 8 impianti eolici, per un totale di 1.407,3 MW. Numeri importanti che però possono confondere. Parliamo infatti di circa 1,4 GW, quando per raggiungere l'obiettivo della transizione energetica chiesta dall'Europa, sulla Penisola andrebbero installati - entro il 2030 - impianti per la produzione di energia rinnovabile pari a 70 GW, con una media di circa 9 GW l'anno.

 

pale eoliche 3

 Un obiettivo quasi irraggiungibile al ritmo attuale. Basti pensare che nel 2021 è stato installato appena 1 GW. Da qui la necessità di un intervento governativo per sbloccare un'impasse che spesso ha contorni paradossali. Stando ai dati forniti da Terna (l'azienda di stato che gestisce la rete elettrica italiana) le domande per l'allacciamento alla rete elettrica di impianti ad energia pulita non ancora approvate e presentate fino a ottobre 2021 sono infatti 1439: 974 per il fotovoltaico e 465 per l'eolico. Un aumento rispetto al 2018 del 297%.

pale eoliche 4

 

L'IMPASSE

Di queste la stragrande maggioranza ha ottenuto un primo parere favorevole per poi bloccarsi a causa di contestazioni avanzate dagli enti locali a seguito della pressione da parte di comitati o associazioni. Prendiamo l'esempio dell'impianto di Castelluccio dei Sauri sbloccato ieri. L'istanza per la costruzione di 12 aerogeneratori (per 43,2 MW) è stata presentata ad aprile 2018, ha ricevuto parere positivo alla Valutazione per l'impatto ambientale (Via) a febbraio 2020 ma è stato bloccato pochi mesi dopo dal Ministero della Cultura.

PALE EOLICHE

 

Il motivo? Le pale eoliche, visibili fino a 9 km di distanza, rischiano di «alterare il valore paesaggistico» dei paesi vicini. «Quello che è inaccettabile - spiega in una nota il co-portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli - è che, come mostrano i numeri di Terna, a fine ottobre scorso erano pervenute richieste di autorizzazione per impianti eolici e solari sulla terraferma pari a 130GW (oggi sono 136 secondo la stessa Terna), cui vanno sommati 22,7 GW (accresciuti a 32) di richieste per pale eoliche da mettere in mare».

PALE EOLICHE IN ITALIA

 

In altri termini Terna ha già fornito soluzioni di connessione rilasciate per impianti eolici/fotovoltaici on-shore capaci di sviluppare circa 113 GW (dato aggiornato al 31 dicembre 2021), e per gli eolici off-shore, per circa 17 GW. Dopo di ciò servirebbero i pareri di Comuni, Regioni e Beni Culturali. Ed è lì che il più delle volte si ingarbuglia la matassa.

 

2 - MA PERCHÉ CI SIA L'AUMENTO DELLA PRODUZIONE VERDE SERVONO ALMENO 14 MESI

Francesco Malfetano per “il Messaggero”

 

PALE EOLICHE

Non solo i 6 sbloccati ieri. Sono circa venti impianti eolici su cui, a partire da fine 2021, il governo ha deciso di imporre una accelerata. L'obiettivo è avere a disposizione il prima possibile i loro 1,4 GW di energia green auto-prodotta. Pochi, è chiaro, ma preziosissimi in questa fase. In questo momento critico infatti, qualunque produzione aggiuntiva rappresenta un piccolo allontanamento dalla dipendenza energetica dalla Russia.

 

In quest' ottica del resto va visto l'intervento governativo che, di fatto, ha scavalcato gli enti locali e gli uffici dei Beni culturali approvando progetti che risultano bloccati da diversi anni. Eppure questo sprint - che a quanto spiegano fonti governative verrà spesso replicato nelle prossime settimane - rischia di arrivare già in ritardo. Al netto delle autorizzazioni concesse oggi infatti, il più delle volte gli impianti considerati sono da costruire. Non certo un dettaglio.

 

PALE EOLICHE

Stando alle valutazioni fatte da Enea (lAgenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) per la costruzione di un impianto come quelli che hanno appena ricevuto il via libera da parte del governo servono - nella migliore delle ipotesi - almeno 10 mesi. «La maggior parte del tempo di costruzione viene speso per la realizzazione delle fondazioni mentre l'installazione degli aerogeneratori richiede poche settimane» si legge in un'analisi prodotta dai ricercatori.

 

PALE EOLICHE

 Tempi che però facilmente si protraggono a causa di difficoltà nell'accesso al sito oppure per la realizzazione delle opere di connessione alla rete elettrica. Con il risultato che, a guardare alcuni dei migliaia di progetti presentati in questi anni, per realizzare impianti di medie dimensioni si prendono in considerazione circa 14 mesi. Vale a dire che pur avviando in tutta fretta le pratiche, difficilmente si godrà di questa energia verde prodotta in Italia prima del prossimo anno.

PALE EOLICHE

 

IL REPORT

Chiaramente però l'accelerazione impressa dal governo è fondamentale. Anche perché a fine 2021 il ministro ha parlato di 40 progetti (per 6 GW) autorizzati dal miTe ma bocciati dal ministero della Cultura. Un caso esemplare è quello del parco eolico di San Bartolomeo in Galdo (Benevento). Dopo un lungo iter che ha portato all'approvazione finale dell'intero impianto, l'azienda costruttrice ha proposto di utilizzare degli aerogeneratori di ultima generazione (intanto che arrivano tutti gli ok la tecnologia fa in tempo a migliorare le soluzioni).

PALE EOLICHE

 

Pale eoliche più alte e più potenti che avrebbero permesso di ridurre il numero da 16 a 3. Il risultato? La locale Sovrintendenza si è opposta. Bisognerà valutare come le 3 nuove torri inciderebbero sul paesaggio. Per cui, paradossalmente, si realizzano le 16 pale approvate e non il nuovo progetto che avrebbe avuto un minor impatto paesaggistico. Non solo. La storia è più o meno simile a quella di uno degli impianti su cui è appena intervenuto il governo.

 

Come spiega il report di Legambiente Scacco matto alle rinnovabili infatti, anche l'ammodernamento dell'impianto eolico nei Comuni di Ploaghe e Nulvi, in provincia di Sassari, pur ottenendo il parere favorevole della amministrazioni comunali era stato frenato da Regione, Sovrintendenza e Tar (con l'azienda interessata, Erg, costretta a ricorrere al Consiglio di Stato). Il parco eolico esistente, in attività da quasi vent' anni e ormai obsoleto, è composto da 51 aerogeneratori da 0,85 MW, per 43,35 MW complessivi.

 

PALE EOLICHE

 Il progetto di ammodernamento della ERG prevede la dismissione di tutti i vecchi aerogeneratori per realizzarne 27 nuovi da 4,5 MW per complessivi 121,50 MW. Un progetto di riqualificazione e di efficientamento che, si, vede aumentare la potenza complessiva ma elimina dal territorio 51 vecchi aerogeneratori per lasciare spazio ad impianti più performanti e in numero assai ridotto. Un paradosso tutto italiano.

Ultimi Dagoreport

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...