DIGITAL CRIMINAL - LA RAPINA DEL MILLENNIO CON UN TABLET AL POSTO DEL MITRA

Massimo Vincenzi per "la Repubblica"

Una e-mail porta ad un account registrato a San Pietroburgo, in Russia, ma è un filo troppo sottile. Si smarrisce tra le mani delle polizie di mezzo mondo che indagano sul più grande colpo in banca del 21esimo secolo, con un bottino di 45 milioni di dollari. La prima rapina globale: oltre 27 paesi coinvolti, dagli Stati Uniti al Giappone, Italia compresa. La prima rapina 2.0: i banditi non sparano un colpo, non minacciano nessuno, al posto di maschere e mitra usano il computer.

Ma quello che è accaduto non è l'abituale hackeraggio con tanto di dati clonati. Quello che è accaduto è un film. Loretta Linch, il procuratore di New York - dove vengono arrestate sette persone, altre due, olandesi, sono prese in Germania - parla di Ocean's Eleven, ma non rende l'idea. Sembra più la Spectre di James Bond, un'organizzazione segreta che può contare su «oltre centinaia di persone tra pirati informatici di altissima qualità e gruppi di uomini sul campo».

Gli hacker si infiltrano nel sistema operativo di due istituti: la Rakbank negli Emirati Arabi e la Bank Of Muscat in Oman. Attaccano i computer della società che gestiscono i fondi delle loro carte prepagate: in India e negli Stati Uniti. Scelgono questi obiettivi perché sono l'anello debole: tanta liquidità e pochi controlli. Rubano i codici, forzano il blocco che fissa il tetto massimo di prelievo. Poi, come in uno spettacolare flash mob danno il via libera ai commando, che aspettano nelle varie città sparse per il mondo.

Ricevuto l'ordine, questi complici partono all'assalto dei bancomat. Le immagini delle polizia di New York mostrano uomini a bordo di Suv che battono Manhattan a tutta velocità. Si fermano davanti agli sportelli, introducono le carte magnetiche con le password rubate e svuotano il deposito.

Tappa dopo tappa le borse si riempiono di banconote verdi, diventano pesantissime: in quasi tremila fermate rastrellano due milioni e mezzo di dollari. Lo stesso avviene in contemporanea negli altri Paesi, in Giappone fanno meglio: prendono dieci milioni. La rapina inizia alle tre in punto del pomeriggio, dieci ore e 36mila transazioni dopo è finita.

A loro va il 20%, il resto va ai vertici invisibili, quelli che hanno ideato il colpo: «Un piano che fa impressione per la sua rapidità, per la chirurgica precisione, per il coordinamento al millesimo di secondo. Ci saranno voluti mesi per prepararlo», dicono gli investigatori americani, che hanno arrestato i sette componenti della cellula newyorchese.

L'ottavo accusato, il loro capo, Alberto Lajud Pena detto "el Prime", viene trovato morto nella Repubblica Domenicana il 27 aprile. Il giallo nel giallo. Gli uomini che svuotano i bancomat si fanno prendere perché si comportano come malviventi vecchio stile e i "pochi spiccioli" ottenuti li spendono subito in Rolex e auto di lusso. Si fanno notare. I mandanti restano all'ombra dei loro computer. Riciclano i soldi facendoli girare su conti correnti off shore.

La rapina va in scena in due atti. Il primo, il 21 dicembre, è la prova generale: vengono rubati 5 milioni per testare gli allarmi. Tutto fila liscio, il piano gira che è una meraviglia. E allora il 19 febbraio scatta l'ora X, che porta al super bottino di 40 milioni.

Uno degli agenti speciali che lavora al caso spiega all'Huffington Post: «Le nuove tecnologie hanno spostato i confini tradizionali del crimine. Questa è una rivoluzione, che dobbiamo imparare a combattere. Altrimenti gli hacker saranno in grado di danneggiare in maniera irrimediabile il mondo finanziario». Le banche stanno rinforzando i loro sistemi operativi di sicurezza. Il Numero Uno delle Spectre sta già pensando al nuovo colpo.

 

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