CHI HA SPARATO A MADAME HÉLÈNE? (MONTECARLO COME PALERMO) - LA FAIDA TRA COSCHE MAFIOSE CHE INSANGUINA IL PRINCIPATO DEI VIP E' LA CHIAVE DEL GIALLO DELL'AGGUATO ALL'EREDITIERA PASTOR, LA FAMIGLIA VICINA AI GRIMALDI

Paolo Berizzi per "la Repubblica"

Si chiamano Simona, Roccabella, Mimosa, Formentor, Quai Kennedy: sono una colata di cemento che ha mangiato il mare e ha strappato il cielo. Da quei siluri a 20 mila euro al metro incastrati tipo alveari e sparati nell'azzurro di Monaco è venuta fuori la fortuna dei Pastor. Una volta si chiamavano Pastore, ma la "e", dopo lo sbarco a fine Ottocento dal contado ligure di Buggio, faceva poco Principato. «È tutta roba loro, 3 mila appartamenti, tutti affittati. Non possiamo escludere niente, ma la chiave del giallo deve essere qui».

Chi ha sparato a madame Hélène? I voraci investitori calabresi delle "locali" ndranghetiste di Ponente? I capibastone ceceni di Cannes e Antibes? Oppure è la morsa spietata dei vecchi leoni marsigliesi? L'investigatore cammina lungo Avenue Princesse aggrappato al cellulare. A destra, la spiaggia del Larvotto già affollata per metà. A sinistra, i grattacieli partoriti dall'intuito di nonno Gildo, figlio del capostipite Jean Baptiste che tagliava la pietra: fu lui, Gildo, dopo che il padre costruì lo stadio Louis II su incarico del Principe, a rastrellare i terreni allora disabitati della zona sulla quale i regnanti diedero poi la possibilità di edificare.

A loro ovviamente: i Pastor palazzinari di corte. Gli «intoccabili», come li chiamano i veterani di Montecarlo e anche la buona gioventù che si ferma per l'aperitivo alla Brasserie de Monaco, giù al porto: è il locale di Gildo Pastor junior, l'uomo ricoverato all'ospedale, il figlio di Hélène che dalla stanza dove adesso è sorvegliato dalla polizia dice «c'èst foux», è una storia folle. Intoccabili i Pastor fino a quando l'onore è stato leso, come avviene per la maestà: la raffica di colpi di fucile esplosi dai sicari a volto scoperto davanti all'ospedale Archet di Nizza.

Dentro l'auto lei, madame Hélène, la nobildonna amica dei Grimaldi e non solo per questo soprannominata la «vice principessa». La donna più ricca del Principato perché la sua immobiliare Hpp (Hélène Pastor Pallanca), la società di famiglia di cui è una erede, possiede una casa su tre nel paradiso fiscale: un patrimonio stimato intorno ai 19 miliardi. Un fiume ininterrotto di affitti, di case comprate e costruite e poi sempre e comunque date in locazione a non meno di 3 mila euro al mese.

«Troppo ghiotta la torta immobiliare, oggi, per non scatenare gli appetiti della malavita», ragiona l'uomo in divisa nei corridoi di rue Suffren Reymond, il quartier generale della abbottonatissima polizia monegasca. Dentro il recinto dell'ufficialità tagliano corto. «Procede Nizza, l'agguato è avvenuto là...».

Già, ma i Pastor sono la seconda famiglia di Monaco dopo i Grimaldi. Seconda per potere, per denaro anche la prima, si dice. Per capire conviene partire dalla "torta". Radio Monaco - volendo anche fuor di metafora visto che si chiama così l'emittente locale, anche questa proprietà di Gildo il ricoverato - ha diffuso la notizia che il Principato ha dato l'input alle banche: chiudere tutti i conti correnti «non residenti».

In pratica chi vorrà continuare a tenere i soldi al fresco nel regno defiscalizzato, deve per forza diventare residente. Che significa dimostrare di lavorare qui o avere una casa, almeno in affitto. Il senso dell'operazione calata dalla Rocca è intuibile: accrescere ulteriormente la richiesta immobiliare, per giustificare il cemento che continua a colare nella città più costruita d'Europa. La corsa agli affitti è partita, e i prezzi sono lievitati. Ancora di più. Adesso segnatevi questi due nomi.

Pastor e Marzocco. Ovvero: il mattone a Monaco. Famiglie liguri emigrate qui e diventate imperi immobiliari. Rivali ma imparentati (sontuose le nozze nel 2012 tra nipoti delle due dinastie: Valentina Marzocco e Jean Baptiset Pastor). Fino a pochi anni fa se uno voleva venire a fare affari con le case a Monaco aveva due possibilità: buttare via soldi, o cambiare idea. Poi qualcosa è cambiato. Lo raccontano almeno due inchieste dell'antimafia: citiamone una.

Operazione "La Svolta", DDA di Genova. Decine di persone in manette, affiliati e fiancheggiatori della "locale" di Ventimiglia, la città da cui secondo la leggenda proviene il Corsaro nero. Sindaco in manette e consiglio comunale sciolto: come a Bordighera. Altra enclave delle ndrine della piana di Gioia Tauro. Nelle carte dell'inchiesta i pm rilevano che gli interessi dei clan «si sono espansi fino a coprire aree della vicina Costa Azzurra»: da Mentone, che è appena al di là del confine, fino a Antibes e Cannes passando ovviamente per Montecarlo e Nizza. Il mercato immobiliare si è aperto. Nel senso che qualcuno non ha più voluto restarne fuori.

In Procura a Nizza usano una prudenza che va interpretata: «Al momento non abbiamo elementi per poter dire che l'agguato a Hélène Pastor sia opera di sicari della mafia italiana, ma non abbiamo nemmeno elementi che lo escludono». Aggiunge un ufficiale di collegamento tra polizia italiana e transalpina: «Se la ‘ndrangheta arriva a sparare vuol dire che la partita è grossa e gli ostacoli più alti di quanto aveva previsto». Ma perché proprio a madame Hélène e non a figli o nipoti? Una nobildonna di 77 anni, mai chiacchierata, riservata come pochi al suo livello, vittima di un agguato. Nelle ultime ore è trapelata una voce, non ancora ufficialmente smentita.

Il vero «destinatario» dell'agguato - un'azione «cruenta ma dimostrativa, perché se il killer voleva uccidere avrebbe finito il suo lavoro» - sarebbe sì la famiglia Pastor, ma nella fattispecie il figlio Gildo. L'uomo a cui Hélène aveva fatto visita. Ricoverato da febbraio in seguito a un aneurisma, Gildo lo vedevano spesso alla Brasserie: a volte in bici, altre volte in Bentley.

«Dei Pastor è quello che ama divertirsi di più». Lo descrivono così nei locali giù al porto, una fila di ristoranti e club che continuano a cambiare nome e dietro ai quali si susseguono soci e operazioni finanziarie non sempre limpidissime. Capitali anche italiani iniettati attraverso prestanome locali. Forse qualcuno voleva comprare pure la Brasserie e Gildo ha detto un no che non doveva dire? A Monaco rombano i motori delle auto storiche. Tra due settimane ci sarà il Gran Premio. Sull'impero dei Pastor non ci sono più solo luci, ma anche ombre.

 

PASTOR T Z GM EA ADC RTRMADP FRANCE MGTHUMB INTERNA IL PRINCIPE ALBERTO DI MONACO ALBERTO E CHARLENEUno scorcio di Montecarlo MONTECARLOHollande gildo Pastor i jean baptiste pastor e valentina marzocco

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?