
IL “FIORE” ALL’OCCHIELLO DEGLI SPIONI – CHI È DAVVERO FRANCESCO RENDA, CAPORALMAGGIORE DELL’ESERCITO, RITENUTO UNO DEI CAPI DEL PRESUNTO TEAM DI SPIONI DELLA “SQUADRA FIORE”? IL MILITARE È STATO PERQUISITO SU ORDINE DEI PM DI ROMA, CHE GLI CONTESTANO ANCHE IL REATO DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE – “LA VERITÀ”: “RENDA AVREBBE RACCOLTO INFORMAZIONI SENSIBILI SU LEONARDO MARIA DEL VECCHIO E POI AVREBBE CERCATO DI INTIMIDIRLO E DI ESTORCERGLI 70 MILA EURO. AVREBBE RIFERITO A DEL VECCHIO DI ESSERE IN POSSESSO DI UN DOSSIER SUL SUO CONTO. AVREBBE PERSINO FATTO RECAPITARE ‘IN FORMA ANONIMA, FOTOGRAFIE RITRAENTI L’IMPRENDITORE NEL CORSO DI INCONTRI SESSUALI IN AMBIENTI IN CUI ERA PRESENTE ANCHE LA COCAINA’” – SUPERBONUS, DOSSIER, CREDITI: TUTTI GLI AFFARI DEL CAPORALMAGGIORE RENDA
Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per “La Verità”
francesco renda con la moglie valeria bandiera
La (doppia) vita del quarantaseienne caporalmaggiore Francesco Renda sembra la sceneggiatura di un film. Nella natia Lamezia Terme è conosciuto come un buon padre di famiglia e un militare impegnato nel sindacato. In realtà Renda è molte altre cose […]
[…] è ritenuto uno dei capi della fantomatica Squadra Fiore, il presunto team di spioni su cui indaga la Procura di Roma. Il primo ad accusarlo è stato l’esperto informatico Samuele Calamucci nell’inchiesta milanese sui presunti dossieraggi dell’agenzia investigativa Equalize (di cui Calamucci faceva parte). […]
Lo scorso 22 aprile ha subito una perquisizione e l’Esercito, che aveva già acceso un faro su di lui dopo la pubblicazione della nostra inchiesta, sta valutando quali provvedimenti prendere. È accusato di associazione per delinquere, tentata estorsione, rivelazione di segreti, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, captazione illegale di comunicazioni telefoniche e telematiche, accesso abusivo a sistema informatico «d’interesse per l’ordine e la sicurezza pubblica».
Reati che avrebbe commesso dopo aver costituito e gestito, insieme con «persone in corso di identificazione», la cosiddetta Squadra Fiore, «con base logistica a Roma».
Con il suo team, che avrebbe mezzi «analoghi a quelli in uso alle forze dell’ordine», Renda avrebbe raccolto informazioni sensibili sull’imprenditore Leonardo Maria Del Vecchio. Successivamente avrebbe cercato di intimidirlo e di estorcergli denaro.
samuele calamucci enrico pazzali carmine gallo foto today.it
Nel decreto di perquisizione è spiegato che l’indagato (a cui è contestata una «condotta intimidatoria») avrebbe riferito a Del Vecchio di essere in possesso di un dossier sul suo conto. Avrebbe persino fatto recapitare «in forma anonima, fotografie […] ritraenti l’imprenditore nel corso di incontri sessuali in ambienti in cui era presente anche la cocaina».
Renda avrebbe mostrato le immagini anche a Calamucci, ingaggiato come consulente da Del Vecchio, e avrebbe chiesto 70.000 euro «per evitare la pubblica diffusione delle immagini potenzialmente lesive della reputazione personale e imprenditoriale del manager». Soldi che, però, Del Vecchio non avrebbe versato.
Ma Renda non avrebbe puntato solo a guadagnare con dossieraggi ed estorsioni. I suoi interessi, infatti, imprenditoriali spaziano in settori che vanno dai crediti edilizi legati al Superbonus alle energie rinnovabili.
Ufficialmente è un primo graduato di truppa (il vecchio caporalmaggiore in servizio permanente) di stanza presso il Secondo reggimento aviazione (elicotteristi) Sirio dell’Esercito, dove fa l’autista di mezzi terrestri, ma è anche attivo come sindacalista della sigla Itamil. [...]
[...] Sui social qualcuno gli attribuisce il titolo di ingegnere, ma lui nella bio di Facebook fa sapere di aver studiato a Lamezia Terme all’istituto tecnico economico De Fazio e che la moglie, sposata nel 2016, si chiama Valeria Bandiera.
SAMUELE CALAMUCCI CONTA I SOLDI
Entrambi, seppur in anni diversi, hanno corso alle elezioni comunali di Sangineto (Cosenza), paese d’origine della donna, nata nel 1987. Renda (collezionista di candidature trasversali, dal Pd al centro-destra, anche se nella sua Lamezia ha racimolato appena 4 voti) si è presentato a quelle del 3-4 ottobre 2021 e, alla fine, è riuscito a subentrare come primo dei non eletti.
Per raccogliere qualche informazione in più su Renda, bisogna compulsare il profilo Fb della consorte, dove si legge: «Ha frequentato istituto magistrale, ha studiato lettere e sapere umanistico presso università telematica Pegaso, lavora presso mamma a tempo pieno, lavora presso Fdmitaly». Scopriamo così l’esistenza di questa ditta, che ha un ruolo centrale nella nostra storia.
leonardo del vecchio con il figlio leonardo maria
Interessi emiliani È stata fondata nel 2021 come start-up e società Benefit, ovvero quel nuovo modello di impresa che punta a un’economia inclusiva e sostenibile.
Tutte buone intenzioni ribadite nell’oggetto sociale della società. Su Internet promette l’installazione di impianti fotovoltaici in 36 ore, ha la sede legale a Bologna ed è controllata quasi interamente dalla signora Valeria, che possiede il 98 per cento delle quote (il capitale totale è di 990.200 euro), mentre il 2 per cento (19.800 euro) è della Sud speed up Srl (che a sua volta ha un capitale di 60.000 euro), una società di consulenza e accelerazione di start-up.
Quest’ultima è entrata nella compagine sociale nel giugno del 2023. I soci sono due ditte, la Gluc e la Performance, che hanno investito 200.000 euro (100.000 a testa) per la valorizzazione di quello che dovrebbe essere il core business della Fdmitaly: un brevetto per rendere automatico e gestibile da remoto il lavoro di controllo degli ascensori da parte dei manutentori.
La milanese Gluc è riconducibile al commercialista Luca Vincenzo Consiglio, classe 1985, professionista dal curriculum di tutto rispetto: per esempio è sindaco di realtà come la fondazione Cariplo e la Sda.
Nel 2016 Consiglio, all’epoca trentunenne, ha fondato la Sc professionisti insieme con l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Stefano Buffagni, uno dei pezzi da 90 del M5s che fu. Il politico ha ceduto le sue quote quando è entrato nel governo gialloverde. Consiglio ha affermato di non conoscere Renda e che i contatti con il militare indagato erano tenuti dalla Performance (capitale sociale 40.000 euro), società di consulenza pugliese.
A presentare Renda ai vertici della ditta sarebbe stato l’inventore del brevetto per gli ascensori. L’amministratore della Fdmitaly è il padre di Francesco, Antonio, già attivo nel settore dell’edilizia.
L’institore (dirigente che gestisce un'impresa commerciale per conto del titolare) è, invece, Pasquale Materazzo, un politico di lungo corso appartenente alla nuova Democrazia cristiana di Totò Cuffaro (che ha scontato 7 anni di prigione per favoreggiamento di esponenti mafiosi), di cui è commissario, da dicembre, a Lamezia Terme, città di cui è stato sindaco negli anni ’80 proprio per la Dc.
L’attuale primo cittadino, Paolo Mascaro, quando abbiamo chiesto delucidazioni sulla società della famiglia Renda ha smesso improvvisamente di risponderci. Esattamente come il suo predecessore, Materazzo. Affari d’oro Dai bilanci scopriamo che la ditta ha avuto il suo exploit sia in termini di fatturato (2,7 milioni) che di utili (412.000) nell’anno della fondazione.
Nel 2022 e nel 2023 i ricavi sono diminuiti (1,95 milioni e 1,7) come i guadagni (375.000 e 222.000), sebbene questi ultimi, in percentuale, siano scesi molto meno. In ogni caso, in tre anni, la ditta della moglie del soldato ha registrato complessivamente utili superiori al milione di euro e, nei soli sei mesi di attività del 2021, ha maturato crediti tributari per quasi 3,5 milioni.
Un dato che fa a pugni con la natura di star-up dell’azienda. Nessuna spiegazione sulla genesi di tali crediti viene data nella nota integrativa e, quindi, si deve desumere che, in considerazione della breve vita della società, si tratti di crediti legati a qualche «bonus edilizio» anche in considerazione del fatto che, la ricerca e sviluppo ha generato «solo» 236.000 euro di crediti (per il sopracitato brevetto) da «spalmare» su tre anni e 6.231 euro quale credito per «i costi di avvio della società benefit».
Al 31 dicembre 2022 i crediti tributari scendono a 2,7 milioni (ragionevolmente perché utilizzati o ceduti a terzi) e, a fine 2023, ultimo bilancio disponibile, si attestano a quasi 1,7 milioni. Insomma in due anni ci sono state compensazioni per 1,8 milioni di euro. [...]
Nella White list delle imprese della Provincia di Bologna, redatta dalla prefettura, la società è segnalata per le attività di «estrazione, fornitura e trasporto di terra e materiali inerti» e di «noli a freddo di macchinari». [...]
Nel 2023, a Bologna, la ditta ha ottenuto diverse abilitazioni a operare in settori che vanno dagli impianti fotovoltaici alle autostrade, dai viadotti agli acquedotti e gasdotti.
In una querela presentata a Siena nell’aprile del 2023 da Antonio Renda per conto della Fdmitaly viene rimarcato questo oggetto sociale: «L'acquisto, la costruzione, la ristrutturazione, la manutenzione, il recupero, la vendita e la locazione di fabbricati in genere (abitazioni, strutture commerciali, industriali, artigianali, turistiche, alberghiere, il tutto anche completo di arredamento)».
Nell’atto il denunciante specifica che «nel perseguire il proprio oggetto sociale, grazie alla pluriennale esperienza maturata in ambito edile del legale rappresentante (Renda senior, ndr), la società ha effettuato numerose ristrutturazioni di immobili, maturando rilevanti crediti fiscali».
controlli della guardia di finanza
Un tesoretto che avrebbe attirato gli appetiti di presunti truffatori. Leggiamo: «In data 20 marzo 2023, da una verifica del cassetto fiscale della società, emergeva la distrazione dei crediti relativi all’annualità 2023 a favore di due soggetti: Associazione calcio Robur Siena 1904 Spa per un importo di complessivi 334.704,45 euro e S. R. per un importo di 13.340,18 euro.
Da un esame approfondito, risultava che tale cessione era avvenuta il 10 marzo 2023 con l’accettazione dei crediti da parte della Robur Siena Spa il successivo 18 marzo 2023. Non risultava, invece, l’accettazione da parte di S. R.».
Tramite il proprio legale la Fdmitaly avrebbe diffidato il Siena calcio, all’epoca guidata dall’ingegnere Emiliano Montanari (al centro di diverse traversie giudiziarie), «all’utilizzo indebito di tali crediti – mai ceduti» e avrebbe chiesto l’«immediata retrocessione dei medesimi».
GUARDIA DI FINANZA - FRODE FISCALE
A questo punto la storia si sarebbe ulteriormente ingarbugliata. Un commercialista napoletano avrebbe tirato fuori dal cilindro un contratto di cessione dei crediti firmato dalla Fdmitaly.
Per questo Francesco Renda si sarebbe recato sotto il Vesuvio e qui avrebbe scoperto che una terza società, la Buon edil Srl, avrebbe vantato un credito di 2,7 milioni di euro nei confronti della Fdmitaly e che tale debito sarebbe stato «compensato con la futura cessione dei crediti presenti sul cassetto fiscale» della società calabrese. Che per questo ha presentato denuncia, ipotizzando una truffa e in particolare un «furto di identità digitale».
L’anno scorso la Guardia di finanza, secondo i quotidiani locali, avrebbe perquisito la sede del Siena anche per chiarire questo filone d’inchiesta. Ma le indagini non sarebbero ancora concluse.
I crediti edlizi La querela, però, ci conferma il legame tra la Fdmitaly di Renda e il mondo dei crediti edilizi e, in particolare, del Superbonus 110. Un business in cui primeggiava l’imprenditore romano Lorenzo Sbraccia, arrestato per tentata estorsione e indagato per vari reati nella vicenda Equalize.
Un immobiliarista che ospitava nella sua villa, secondo alcune testimonianze, pezzi da 90 del centro-sinistra, da Matteo Renzi a Francesco Boccia, ma che avrebbe avuto rapporti diretti anche con l’ex premier Giuseppe Conte (il quale, però, ha negato di aver mai frequentato l’abitazione del presunto faccendiere).
Il «pentito» Calamucci ha raccontato di aver incontrato Renda a un pranzo organizzato da Sbraccia. Dunque la presunta start-up è a tutti gli effetti una ditta che opera nel settore dell’edilizia. Dal 2021 a oggi ha impiegato una sessantina di operai, di cui più della metà stranieri, il resto, per lo più, calabresi. Quasi tutti inquadrati come muratori o elettricisti.
Per ottenere ulteriori informazioni sulla Fdmitaly ci siamo recati a Bologna, dove l’azienda ha la propria sede legale nel cuore del centro storico. Sulla facciata di un bel palazzo quattrocentesco compare il nome di un commercialista e all’interno, sopra la cassetta della posta, sono indicate 22 ditte, ma non la Fdmitaly.
Il titolare dello studio, il calabrese Lorenzo Scordamaglia, premette: «A Bologna hanno solo la sede legale. Io non li seguo dal punto di vista contabile, offro solo un servizio di domiciliazione. Credo facciano tutto in Calabria». E perché allora ha il quartiere generale in Emilia? Il professionista non ci gira intorno: «Tante aziende preferiscono avere una sede legale in una città del Nord piuttosto che al Sud, per una questione d'immagine probabilmente… credo che una sede al Nord sia considerata più presentabile».
Scordamaglia ci informa che il suo unico interlocutore per la Fdmitaly è Renda, che pure non compare nella compagine sociale: né come amministratore, né come socio.
«Io ho sempre parlato solo con lui. Mai con l’institore, né con la donna che possiede le quote. Lei non so chi sia».
Il caporalmaggiore avrebbe inviato a Bologna materiale su «progetti da sponsorizzare»: «Aveva dei parchi di fotovoltaico pronti a partire in Calabria, ma non so di preciso dove».
80 milioni di crediti A mettere in contatto il professionista e Renda è stato Alessandro Valeri, commerciale di un’azienda di energia green.
«Io Francesco lo conosco attraverso amicizie comuni e mi ha chiesto la cortesia di appoggiarsi in uno studio bolognese. So che la Fdm si occupa di ristrutturazione, penso che l'abbiano fatta quando c’è stata l'opportunità del 110… tante altre società sono nate in quel momento».
L’eclettico Renda avrebbe proposto a Valeri anche un altro business: «Io mi occupo di energia per un’azienda di Milano e lui mi mise in contatto con il sindacato dei militari per offrire una convenzione per luce e gas. Ma l’affare non è andato a buon fine». Il caporalmaggiore avrebbe provato a vendere anche energia fotovoltaica prodotta dalla sua azienda: «Gli ho detto che poteva interessarmi, ma anche in questo caso non si è concluso nulla».
Renda, nel novembre del 2022, andava a caccia di lucrosi affari collegati al super bonus 110. In quei giorni Alberto Pisanti, ex banchiere, oggi imprenditore del settore delle energie rinnovabili scrive a un lobbista e intermediario: «Ciao ho dato i tuoi riferimenti a Francesco che è un mio caro amico e ha circa 80 milioni di crediti. Sentitevi direttamente voi che è più efficiente».
Abbiamo contattato Pisanti per chiedere notizie sull’affare portato avanti da Renda due anni mezzo fa e il professionista ha spiegato così il messaggio: «Un amico mi aveva raccontato di essere esclusivista per Enel X nella raccolta crediti e Renda mi aveva detto di averne un pacchetto da vendere. Così li ho messi in contatto». Ma di chi erano i crediti? Pisanti ci ha risposto di non saperlo e all’Enel hanno smentito di aver mai acquistato crediti di Sbraccia o, comunque, offerti da Renda.
Per Pisanti il militare «sicuramente si è occupato di 110» e «avrebbe proposto» anche a lui «affari immobiliari, come la vendita di terreni in Calabria da adibire a campi fotovoltaici», ma pure ristrutturazioni «con la ditta di costruzione del padre» (probabilmente la Fdmitaly).
Fonti della Verità raccontano di aver incontrato Renda a un paio di conferenze organizzate in sedi istituzionali, una alla Camera dei deputati.
A margine di un convegno organizzato a Cosenza nel 2023 sul Testo unico delle costruzioni Renda sarebbe stato presentato a Erica Mazzetti, relatrice del cosiddetto decreto Salva-casa e sostenitrice della proroga e dell’allargamento del bonus 110 con il governo Draghi. Ma la parlamentare non avrebbe dato seguito a quell’incontro.
Come abbiamo raccontato a marzo Renda, insieme con il faccendiere Vincenzo Armanna, ex manager dell’Eni licenziato dal Cane a sei zampe, si preoccupava di trasferire fondi di vari imprenditori (per esempio britannici) sul conto di Abu Dhabi dello stesso Armanna, per poi ritirare i contatti e trattenere il 10-12 per cento dell’importo (il 3 destinato come commissione agli stessi Renda e Armanna).
In una chat quest’ultimo esclama: «Di queste ne possiamo fare quante ne vuoi e se il prezzo è giusto ritornano».
Nelle carte giudiziarie visionate dalla Verità emerge anche un tentativo di trasferire dalla Corea del Sud l’equivalente di 160 miliardi di euro in yen giapponesi. Un tesoro enorme che avrebbe viaggiato dentro container. La Guardia di finanza ha chiesto alla Procura di Milano di approfondire la vicenda tramite rogatoria, ma di questo filone investigativo non si ha più notizia.
L’8 agosto 2019 Renda inoltra ad Armanna una lettera di intenti da cui si evince che «l'operazione sarebbe stata proposta dalla Extremala finance limited, società del Regno Unito, alla società monegasca Exolvo riconducibile al managing director Mirko Albertazzi».
La Finanza scrive: «Tale operazione sarebbe preceduta da una transazione iniziale "di prova" pari a 100 milioni di yen (850.000 euro circa) da disporre via swift. Verrebbe, inoltre, riconosciuto un compenso pari al 3% alla provider bank coreana (Industrial bank of Korea) e alla provider bank europea (Banque Havilland di Monaco, sempre riconducibile ad Albertazzi) che si sarebbero occupati del trasporto e della ricezione di container contenenti le banconote».
L’omicidio Caruana Abbiamo cercato Albertazzi presso lo studio legale milanese del padre, ma lui non ci ha ricontattati. Lo ha fatto un altro avvocato che ci ha detto di essere il difensore di circa 150 cittadini italiani che avrebbero tentato un investimento immobiliare in Portogallo attraverso un’altra società di Albertazzi, la Bmc, il cui conto lusitano (con i soldi dei nostri connazionali) è bloccato da mesi a causa di un procedimento per riciclaggio.
Mentre cerchiamo notizia sull’inchiesta, ci imbattiamo in un’altra indagine, quella maltese sul finanziere Yorgen Fenech, presunto mandante dell’omicidio (avvenuto il 16 ottobre 2017) della giornalista Daphne Caruana Galizia.
L’uomo, per cui i pm hanno chiesto l’ergastolo, è stato recentemente liberato a seguito di una cauzione da 50 milioni di euro. Fenech, nel 2019, stava pianificano di lasciare l’isola e doveva trovare una banca disposta ad accogliere i soldi della Wings development, la sua società con sede negli Emirati arabi uniti, la stessa su cui (quando ancora si chiamava 17 Black) stava indagando la giornalista uccisa, che la considerava il collettore di tangenti destinate ai politici maltesi.
Nell’aprile del 2019 Albertazzi sembra aver trovato una soluzione con un istituto monegasco, ma alla fine la banca si tira indietro. A maggio Albertazzi scrive a Hili di aver ripiegato su una banca italiana. L’email si chiude così: «Mi hanno assicurato al 90% che non ci sono problemi ad andare avanti e raggiungere l’obiettivo. Yorgen darà una mancia (tip, in inglese) quando tutto sarà fatto».
L’imprenditore aggiunge che sarebbe andato personalmente a Milano per discutere della posizione di Fenech con l’amministratore delegato. Infine, mette in guardia l’aspirante fuggiasco specificando che se fosse tornato negli Emirati arabi rischiava «di essere arrestato».
l auto di daphne caruana galizia
Dopo la pubblicazione di un articolo della Stampa su questa corrispondenza, l’istituto di credito italiano comunica che Albertazzi non ha «mai avuto contatti diretti o indiretti, tanto meno incontri fisici con rappresentanti della banca» e assicura che «si tratta di una palese millanteria e che come tale va trattata». Tre mesi dopo Albertazzi entra in affari con Renda, il misterioso caporalmaggiore di Lamezia Terme.